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martedì 30 settembre 2014

SALVINI, PASCALE, I FRATELLI D'ITALIA E "LA DESTRA CHE VERRÀ".

E' inutile negarlo. Su immigrazione ed Europa, Salvini è l'unico che dice cose di destra. Anche se di destra lui non è. Lui capolista dei 'Comunisti Padani' ai congressi del Carroccio. Lui, con tanto di orecchino, cresciuto in un centro sociale. Tant'è però, che parla bene. E ammalia, soprattutto gli orfani di una destra che non c'è. E il buon Matteo l'ha capito bene il vuoto elettorale del 20-25% di voti, non solo in val Brembana. Una destra assente, ingiustificata. Non pervenuta e disintegrata dai fallimenti di Fini e del suo codazzo di colonnelli ex An, ben pasciuti prima nella pancia di via della Scrofa, pensionatisi poi ad Arcore e dintorni. Se poi si fa uno più uno... Da una parte Salvini che predica benissimo, dall'altra le ostentate strusciate della signorina Pascale verso il mondo integralista dei gay - gli omosessuali normali non scendono nudi sui carri al gay pride - fatte appositamente per sperare di attirare voti su Forza Italia. Magari con il riciclo pure di Luxuria che la invita. E si scodinzolano vicendevolmente. Sono però apparizioni che puzzano di sciacquetta sgomitante e fanno perdere altrettanti voti al Cavaliere, oggi filo-renziano. A favore della Lega Nord. Indubbiamente. Mettiamo la lente d'ingrandimento però. Per Salvini, «l’indipendenza della Padania resta l’articolo uno, la ragione della nostra battaglia». Poi si, anche della Puglia, della Sicilia. Le cose vanno male? Separiamoci tutti. Italiani? No, meglio calabresi, campani, lucani. Il problema è che Fabio Rampelli, deus ex machina di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale (quella rimasta, ossia del patrimonio immobiliare), prima invita e stende un tappeto rosso romano a Salvini, sperando di ottenere qualcosa andandogli "in scia", poi fa rispondere a queste pericolosissime spinte disgregatrici dell'unità nazionale a gente come Alemanno e La Russa. Colonnelli che la destra l'hanno appunto distrutta. Da sindaci e da ministri. E poi gli italiani non dimenticano chi ha sostenuto in Parlamento il governo Monti. A proposito, l'unico a non firmare quel suicidio 'forneriano' fu proprio l'ottimo Crosetto. Ma che fine ha fatto? E poi, a ben vedere, il gigante cofondatore di Fli, neanche proveniva proprio da destra. Come Salvini d'altronde. Giudizio impietoso. La destra c'è, ma solo tra gli elettori, e nessun colonnello ex An, in pantaloni o in gonna, è in grado di ricostruirla. Specialmente se ha partecipato ai banchetti ministeriali che l'hanno cannibalizzata. E questa destra in coma profondo ha invece bisogno disperato di nuove facce. Servono quindi urgentemente nuovi leader. Perchè le varie destre del popolo di destra si sintetizzano solo con un leader. Vanno ricercati, individuati, supportati e valorizzati. Ne è pieno il nostro territorio, anche nei comuni e nelle regioni, di più o meno giovani che si sono fatti votare dal popolo e sono diventati sindaci o consiglieri. I primi nomi? Fabrizio Santori e Galeazzo Bignami, consiglieri nel Lazio e in Emilia Romagna a suon di voti, Guido Castelli, sindaco di Ascoli, e poi Pietro Laffranco, Fabrizio Di Stefano, Achille Totaro. Tutti, ma proprio tutti nati nel Fronte della Gioventù o nel FUAN. 
Noi di Riva Destra vogliamo fare qualcosa per questa 'destra che verrà'. Lavoriamo per alzare il volume e ad aprire gli spazi. Per chi ha qualcosa da dire, di nuovo, di originale. Di destra, ma da destra. Perché senza una vera destra, non si battono le sinistre, compresa quella dell'altro Matteo, e non si risolleva l'Italia, quella intera. 
Fabio Sabbatani Schiuma

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