Aggiornamenti e News

sabato 4 ottobre 2014

A PROPOSITO DI QUELLI CHE LA DESTRA L'HANNO DISTRUTTA...

Di tempo ce ne è voluto. Ma ormai l'hanno capito anche loro che non c'è più nulla da fare. Che di rientrare in gioco, nel gioco che conta, non se ne parla. Protagonisti e comprimari della stagione d'oro del centrodestra, in questo periodo si guardano perciò mestamente intorno e cercano di vedere se è ancora possibile acchiappare qualcosa. Magistrature o Authority o qualsiasi altro. Tutto va bene. Se non una poltrona almeno uno sgabello. Uno strapuntino. Dove coltivare l'illusione di contare qualcosa. Perchè è già difficile uscire di scena. Ma ancor più dura è per chi dalla scena viene espulso. L'ha capito bene Guido Crosetto, una sorta di Gargantua cuneese, transitato dalla sponda gaudente e forzista del cavalier Berlusca a quella seriosa e un po' saccente dei fratellini d'Italia. L'ha capito, ha colto l'occasione e ha detto basta. Con umiltà piuttosto ignota a quel mondo, ha spiegato che avrebbe accettato una nuova prospettiva di lavoro, un incarico manageriale in Finmeccanica, dando addio a un ambiente che (è il sottinteso che tutti hanno bene inteso) lo aveva profondamente deluso. Chapeau, un gigante. Altri invece aspettano. Sperano. In un ripescaggio o in una opportunità. Come Ignazio La Russa, altro fratellino d'Italia, altro interprete della stagione che fu: le ha provate tutte, dicono, smaniando come un pesce fuor d'acqua per convincere Berlusconi e gli altri a farsi indicare come giudice costituzionale. Approdo agognato e dorato. Ma il cavaliere, costretto a dire di no anche a Ghedini e alle prese con i mal di pancia di Fitto e di tanti altri, non ha voluto sentirci. Cosicchè le pasticche di maalox in questi giorni sono andate giù come caramelle. 
S'è rivisto anche Fini. Qualche presenza a favore di telecamera e l'incontro di sabato a Mirabello. Forse per provare l'ebrezza di arringare ancora una volta la folla plaudente. Solo che stavolta erano un paio di centinaia, curiosi compresi. È chiaro che non ce la fa più a fare il pensionato anche se si finge contento di esserlo. Risultato scarno, se non addirittura penoso. Relegato dalla grande piazza dove solo tre anni fa lanciò la sfida a Berlusconi alla cascina privata di un agricoltore a lui devoto, quello che fu il leader della Destra italiana ha così trovato il modo di spiegare che le colpe le ha commesse "anche" lui e che però adesso è il tempo di dire basta con gli "scazzi" fratricidi. Dimostrando ancora una volta di non aver capito la lezione. Perché un capo che dice che le colpe del disastro sono "anche" sue semplicemente abdica. Perché mostra di non avere il coraggio della verità. 
Fabio Sabbatani Schiuma, Segretario Nazionale del Movimento Riva Destra.

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QUALCUNO TIRI FUORI LE PALLE E RISPONDA ALLA MERKEL !

 - Basta !  Non se ne può più. Bisognerà pure che qualcuno dica chiaro e tondo alla Merkel che la misura è colma. Certo, siamo d’accordo: la Germania è un grande paese, ha tanti meriti e qualche ragione. È uno dei fondatori di questa sciagurata idea di Europa. È la locomotiva di quest’Europa senz’anima. Ed è appunto per questo che avverte come un diritto, quasi un obbligo morale di imporre le sue strategie e i suoi desiderata a tutti gli altri partner. La signora in questione non può più permettersi di fare la maestrina isterica che tutti bacchetta. Che a tutti ordina e che tutti mette all’angolo, o peggio, dietro la lavagna come i somari di un tempo. Non è mica un Fhurer, né ha vinto alcuna guerra. È solo abile a sfruttare le indecisioni altrui, gli errori altrui. Errori enormi uniti a miopia politica che hanno consentito alla Germania, uno dei sei paesi fondatori di questa, ripetiamo, sciagurata Unione, di dettare legge. Di fare la prima della classe sempre e comunque. Di sfruttare cioè l’idea di Europa per gli affaracci suoi. Far pagare gli enormi costi della riunificazione con la ex Ddr a tutti i soci in nome della solidarietà e inondare al contempo il mercato continentale coi suoi manufatti; imporre una moneta nominalmente più forte del dollaro (che è una contraddizione insanabile e inspiegabile) e lentamente, ma costantemente cercare di strangolare i rivali, come l’Italia, che quanto a qualità della manifattura avrebbero potuto essere pericolosi concorrenti; blaterare di pace in ogni sede, ma non spendere un marco, pardon un euro, nelle operazioni di peacekeeping, quelle che nei vari conflitti a noi sono costati invece tanto sangue oltre che tanti soldi; imporre un’austerità asfissiante alla Grecia che certo è stata superficiale e magari con le mani bucate, senza dimenticare però di continuare a venderle inutili e costosissimi armamenti e di chiedere che i primi rimborsi fossero per le banche tedesche indebitate. Potremmo proseguire ad oltranza, ma siamo stanchi anche noi di fare l’elenco delle lamentele. Sarebbe solo ora che qualcuno gliele cantasse chiare alla signora di Berlino. Uno che le ricordi che in una Unione ci sono partner, non sudditi. Uno qualsiasi. Foss’anche quello sciagurato di Hollande. Purtroppo Renzi, invece, pare solo ululare in patria, ma fare la pecorella oltralpe.
Fabio Sabbatani Schiuma, Segretario Nazionale del Movimento Riva Destra

giovedì 2 ottobre 2014

ATAC: GLI SPERPERI A ROMA !


martedì 30 settembre 2014

SALVINI, PASCALE, I FRATELLI D'ITALIA E "LA DESTRA CHE VERRÀ".

E' inutile negarlo. Su immigrazione ed Europa, Salvini è l'unico che dice cose di destra. Anche se di destra lui non è. Lui capolista dei 'Comunisti Padani' ai congressi del Carroccio. Lui, con tanto di orecchino, cresciuto in un centro sociale. Tant'è però, che parla bene. E ammalia, soprattutto gli orfani di una destra che non c'è. E il buon Matteo l'ha capito bene il vuoto elettorale del 20-25% di voti, non solo in val Brembana. Una destra assente, ingiustificata. Non pervenuta e disintegrata dai fallimenti di Fini e del suo codazzo di colonnelli ex An, ben pasciuti prima nella pancia di via della Scrofa, pensionatisi poi ad Arcore e dintorni. Se poi si fa uno più uno... Da una parte Salvini che predica benissimo, dall'altra le ostentate strusciate della signorina Pascale verso il mondo integralista dei gay - gli omosessuali normali non scendono nudi sui carri al gay pride - fatte appositamente per sperare di attirare voti su Forza Italia. Magari con il riciclo pure di Luxuria che la invita. E si scodinzolano vicendevolmente. Sono però apparizioni che puzzano di sciacquetta sgomitante e fanno perdere altrettanti voti al Cavaliere, oggi filo-renziano. A favore della Lega Nord. Indubbiamente. Mettiamo la lente d'ingrandimento però. Per Salvini, «l’indipendenza della Padania resta l’articolo uno, la ragione della nostra battaglia». Poi si, anche della Puglia, della Sicilia. Le cose vanno male? Separiamoci tutti. Italiani? No, meglio calabresi, campani, lucani. Il problema è che Fabio Rampelli, deus ex machina di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale (quella rimasta, ossia del patrimonio immobiliare), prima invita e stende un tappeto rosso romano a Salvini, sperando di ottenere qualcosa andandogli "in scia", poi fa rispondere a queste pericolosissime spinte disgregatrici dell'unità nazionale a gente come Alemanno e La Russa. Colonnelli che la destra l'hanno appunto distrutta. Da sindaci e da ministri. E poi gli italiani non dimenticano chi ha sostenuto in Parlamento il governo Monti. A proposito, l'unico a non firmare quel suicidio 'forneriano' fu proprio l'ottimo Crosetto. Ma che fine ha fatto? E poi, a ben vedere, il gigante cofondatore di Fli, neanche proveniva proprio da destra. Come Salvini d'altronde. Giudizio impietoso. La destra c'è, ma solo tra gli elettori, e nessun colonnello ex An, in pantaloni o in gonna, è in grado di ricostruirla. Specialmente se ha partecipato ai banchetti ministeriali che l'hanno cannibalizzata. E questa destra in coma profondo ha invece bisogno disperato di nuove facce. Servono quindi urgentemente nuovi leader. Perchè le varie destre del popolo di destra si sintetizzano solo con un leader. Vanno ricercati, individuati, supportati e valorizzati. Ne è pieno il nostro territorio, anche nei comuni e nelle regioni, di più o meno giovani che si sono fatti votare dal popolo e sono diventati sindaci o consiglieri. I primi nomi? Fabrizio Santori e Galeazzo Bignami, consiglieri nel Lazio e in Emilia Romagna a suon di voti, Guido Castelli, sindaco di Ascoli, e poi Pietro Laffranco, Fabrizio Di Stefano, Achille Totaro. Tutti, ma proprio tutti nati nel Fronte della Gioventù o nel FUAN. 
Noi di Riva Destra vogliamo fare qualcosa per questa 'destra che verrà'. Lavoriamo per alzare il volume e ad aprire gli spazi. Per chi ha qualcosa da dire, di nuovo, di originale. Di destra, ma da destra. Perché senza una vera destra, non si battono le sinistre, compresa quella dell'altro Matteo, e non si risolleva l'Italia, quella intera. 
Fabio Sabbatani Schiuma

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