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martedì 17 novembre 2015

SCHIUMA: VOGLIO ESSERE CHIARO !

- Chi è di destra conosce da decenni Buttafuoco, giornalista de "Il Secolo", sa che è stato da sempre un libero pensatore, mai addomesticato al pensiero unico di Fini che dominava in Alleanza Nazionale (io sono stato sospeso dal marito della Tulliani per per aver osato criticarlo sulla gestione del partito e sulla vicenda del fascismo come male assoluto e Pietrangelo non si è risparmiato mai nell'attaccarlo) e mai appiattito su Arcore. Ha sempre portato avanti un'idea di destra futurista, innovativa, sociale, ma ben piantata nella difesa della tradizione; oggi è molto filo Putin e in sintonia con molti di noi poiché le sue tesi culturali hanno decisamente elevato Salvini (che le ha adottate da tempo anche nei congressi della Lega e che ha semplicemente detto in merito: "magari i musulmani fossero tutti come lui") a leader nazionale. Buttafuoco e' spesso ospite alle riunioni di Riva Destra, apprezzandone il tentativo di ricostruire un mondo senza più punti di riferimento e devastato dalla cannibalizzazione dei colonnelli di An. Le sue scelte intime non ci interessano e non ci cambiano la visione del problema Islam anche perché: 
1) non ha la tessera dell'Isis, ma come tutte le persone civili condanna questi infami; 
2) difende i valori della spiritualità e della tradizione, crocefisso compreso, che nel suo caso è anche siciliana, e quindi saracena. 
3) parla di cose di destra così come nel link sottostante. 
4) è poi persona non solo brillante e colta, ma di grande simpatia e di incredibile educazione e sensibilità. 
Non è un obbligo venire ad ascoltarlo o sposare le sue tesi, ma e' una nostra libertà invitarlo. 
P.S. 
Tranquilli poi, che non si farà auto-esplodere in qualche incontro. 

Fabio Sabbatani Schiuma

www.studiostampa.com

mercoledì 18 febbraio 2015

ECCO LA VITA DELLE DONNE SOTTO L'ISIS

Il noto quotidiano britannico The Guardian ha condotto un’inchiesta, pubblicata oggi, riguardante le rigide regole che gli estremisti islamici dell’Isis impongono alle donne residenti nelle regioni conquistate.
A parlare sono state alcune donne residenti a Mosul, Raqqa e Dier el-Zour, che attraverso telefoni privati e Skype hanno raccontato di come fossero, ad esempio, costrette ad uscire solo in compagnia di un guardiano, chiamato mahram, e ad indossare pesanti veli a doppio strato per tenere coperto praticamente tutto il corpo.
Una di queste testimoni, la 20enne Sama Maher, ha dichiarato di essere stata più volte incarcerata dalla polizia religiosa per aver contravvenuto a queste rigide norme. La giovane ha infatti dichiarato “E’ impossibile per una donna di Raqqa o di Deir el-Zour andare da qualsiasi parte senza il controllo di un mahram. Ho dovuto interrompere i miei studi ad Aleppo-ha continuato la ragazza-perché non mi è più permesso attraversare i checkpoint senza un mahram, ed uscire dalla città come facevo un tempo”. L’Isis ha infatti, tra le altre cose, provveduto a far chiudere tutte le sedi universitarie nelle aree sotto il suo controllo. Anche gli stessi guardiani maschi sono sottoposti a severe punizioni, nel caso in cui la donna affidata loro si permetta di provare ad eludere anche solo una di queste regole.
“Obbligano le donne di tutte le età a mettere il velo, sebbene la maggior parte delle donne di Mosul indossi lo hijab. L’Hisbah colpisce le donne in testa con un bastone, quando le sorprende senza velo” ha invece confessato Maha Saleh, pediatra di 36 anni. A Raqqa, capitale dell’Isis in Siria, le donne vengono obbligate ad indossare l’abaya (un lungo camice nero che copre tutto il corpo, esclusi piedi e mani), con tanto di velo per coprire il volto, ed in seguito persino un velo per coprire gli occhi.
C’è anche una testimonianza maschile tra le varie voci femminili, ed è quella di Sabah Nadem, cittadino di Mosul, che racconta un tragicomico aneddoto riguardante un normale atto di routine: fare la spesa al supermercato. “Una volta sono andato in un suq (una sorta di grande mercato, nda) con mia moglie, ma dopo un po’ l’ho persa in mezzo alla folla. Il problema è che tutte le donne erano coperte da capo a piedi, e non capivo quale fosse mia moglie. Ero spaventato, temevo di poter tornare a casa con la donna sbagliata. Sarebbe stato un disastro finire in mano all’Hisbah. Non potevo nemmeno utilizzare il cellulare, perché non c’era campo”. Alla fine Nadem ha dichiarato di essere riuscito a trovare sua moglie, a dopo averla chiamata per lungo tempo a gran voce in mezzo al resto della folla.
Persino nelle scuole e negli ospedali vigono queste imprescindibili norme, e sono le donne sopra i 45 anni sono esentate dall’obbligo di indossare il velo per coprire interamente il viso. Anche negli autobus vengono effettuate ispezioni ad opera degli uomini dell’Isis, che controllano caso per caso che le donne indossino ogni singolo capo d’abbigliamento previsto dal fanatico codice, e che siano accompagnate da un mahram. E di recente, a Mosul, l’Isis ha ordinato la chiusura di tutti i saloni di parrucchiere. Drammatica la storia di Samah Nasir, 43 anni, che ha deciso di riaprire il salone nonostante il divieto, perché ormai lei-parrucchiera di professione da 9 anni-non aveva altro modo per dare da mangiare ai propri figli, e pagare le cure mediche per il marito malato.
In seguito a questo fatto, l’Hisbah si presentò a casa sua, portando suo marito davanti alla corte della sharia. Quindi dichiarò che la donna, come pena per aver sfidato le leggi imposte dai terroristi, avrebbe dovuto pagare l’equivalente di 1.500 dollari, e ricevere 10 frustate ai piedi. “Non mi sono mai trovata in una simile situazione” ha confessato Samah agli inviati del The Guardian, aggiungendo poi che ora vive nel terrore, ed esce di casa solo quando strettamente necessario.
Un crudo spaccato che racconta quanto possa essere spaventosa e terrorizzante la vita sotto una dittatura religiosa. 

Fabio Sabbatani Schiuma

www.studiostampa.com