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giovedì 8 ottobre 2020

Riceviamo e pubblichiamo dal nostro Michael Anthony: da rifletterci sopra e pensare ad iniziative sul territorio. La svolta a sinistra di Bergoglio: "La proprietà non è intoccabile".

Nell'ultima enciclica, Francesco parla di migranti, islam e populismo. Ma il Papa rivisita pure il concetto di "proprietà".

Francesco Boezi - Dom, 04/10/2020 - 13:59

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Un testo sfuggito all'embargo imposto dal Vaticano prima del tempo: questa è la prima informazione utile su "Fratelli tutti", il testo dell'ultima enciclica di Jorge Mario Bergoglio.

Dicono che sia la summa di questi sette anni e mezzo di pontificato. Guardando agli argomenti selezionati dal pontefice argentino, crediamo che la definizione sia corretta. Rapporti tra cattolicesimo ed islam, lotta al populismo, gestione dei fenomeni migratori ed economia sono i quattro capisaldi dell'opera dottrinale di papa Francesco. E sono anche i quattro punti su cui insiste il vescovo di Roma sin da quanto è stato eletto al soglio di Pietro. Lo spazio riservato all'ecologia questa volta dovrebbe essere minore, ma del resto questo è il papa di Laudato Sii: l'ambito ambientalista è già stato toccato con dovizia di particolari.

Qualcosa, dal punto di vista testuale, è emerso nel corso della giornata di ieri, per via dell'embargo rotto, pare, da Info Vaticana. E i blog tradizionalisti si sono fiondati sul testo spagnolo che circola sul web. Una sintesi è stata stilata da Stilum Curiae, il blog del vaticanista Marco Tosatti. La parte iniziale riguarda l'incontro tra San Francesco ed il sultano. Il Papa, non a caso, ha scelto Assisi per la firma dell'enciclica. Quell'evento storico è stato interpretato attraverso differenti lenti d'ingrandimento: gli esperti si dividono pure attorno alle fonti francescane. C'è chi pensa che quell'episodio sia un esempio di come debba essere condotto il dialogo interreligioso e chi, sostenendo che il Santo d'Italia si sia recato in Egitto al fine di convertire al cristianesimo Malik-al-Kami, rivendica invece la necessità di apporre confini precisi tra le due confessioni religiose, anche se non soprattutto in chiave gerarchica. Francesco, con ogni probabilità, pensa che sia corretta la prima interpretazione.

I focus posti sono quelli della pastorale "bergogliana". Sui migranti il Papa scrive quanto segue: "L’immigrato è visto come un usurpatore che non offre nulla. Così, si arriva a pensare ingenuamente che i poveri sono pericolosi o inutili e che i potenti sono generosi benefattori". Sempre il vertice della Chiesa universale aggiunge: "Quando il prossimo è una persona migrante si aggiungono sfide complesse. Certo, l’ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità, così che si possano trovare lì le condizioni per il proprio sviluppo integrale". Esiste dunque un "diritto a non emigrare" - come aveva detto Benedetto XVI - tuttavia le condizioni attuali lo limitano parecchio. Una gestione aperturista dei fenomeni migratori continua ad essere definita come indispensabile: " Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona", fa presente l'ex arcivescovo di Buenos Aires.

L'indicazione principale, almeno nel momento in cui scriviamo, non è chiara, ma sembra proprio che il Papa abbia voluto disegnare la prospettiva complessiva di un mondo immerso in un unicum storico e nelle sue conseguenze: la pandemia da nuovo coronavirus è, in questo senso, uno spartiacque per l'umanità. Sappiamo come la pensi Francesco in materia di distribuzione delle ricchezze: anche in questa circostanza sono stati posti accenti in favore della tutela delle cosiddette "periferie economico-esistenziali". Ma in chiave economica la novità - quella che balzerà agli onori delle cronache con una certa continuità, crediamo - riguarda il concetto di "proprietà".

All'interno di "Fratelli Tutti" - una titolazione che il fronte laicista ha avuto il coraggio di criticare per via della presunta discriminazione contenuta - rilegge l'accezione giuridica di "proprietà", sottolineandone la "funzione sociale". E questo potrebbe essere un passaggio criticato nella misura in cui la proprietà viene associata dalla prassi, dalla giurisprudenza e dalla tradizione occidentale ad un diritto assoluto. Bergoglio scrive che "la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata". Poi, di seguito, arriva un altro passaggio, che riguarda il "populismo". Una dottrina politica contro cui Francesco continua a sollevare perplessità.

Alla fine di una prima lettura della sintesi del testo - quello apparso appunto prima della fine dell'embargo su alcune realtà internaute - sembra lecito immaginare che l'enciclica del Papa possa essere attaccata dalla destra ecclesiastica. Il punto più discusso - lo ripetiamo - dovrebbe essere la concettualizzazione attorno al valore della "proprietà". Se il fronte tradizionale criticasse il pontefice argentino, allora verrebbe messo in campo l'ennesimo accostamento di Bergoglio al marxismo o alla teologia della liberazione. 

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sabato 17 gennaio 2015

IL PUGNO DEL PAPA? A ME NON E' PIACIUTO AFFATTO.

Oggi c'è un gran da fare su giornali, TV e Social Network a parlare di quanto detto dal Pontefice: "...è vero che non si può reagire violentemente, ma se un mio grande amico dice una parolaccia contro mia mamma gli 'aspetta' un pugno. Ma è normale..."(*). 
Ora c'è chi esulta per un Papa umanizzato, chi lo rimprovera di non rispettare il dettato di Cristo e chi ha interpretato il tutto come un'offesa ai morti di Parigi o come una difesa della religione e basta. Insomma, tante e varie interpretazioni. 
Anch'io voglio dire la mia, senza peli sulla lingua, ma con la premessa inequivocabile di essere un nostalgico di Papa Ratzinger. 
Mi erano molto piaciute le precedenti parole di Bergoglio dopo i recenti fatti di cronaca. "in nome di Dio non si uccide, ma non si offende la fede degli altri", aveva sentenziato.
Erano perfette, in perfetta linea con il suo ruolo di Vicario di Cristo, sia contro i terroristi islamici, ma anche contro chi santificava gli autori di una blasfema, dissacrante e offensiva satira. 
Ora è arrivato questo cazzotto, peraltro ben mimato anche dallo stesso. 
Tutto da rifare. A me non è piaciuto affatto e solo per un motivo. 
Lo ricordo bene il Sommo Pontefice, invitarci a spalancare le porte ai clandestini. Ricordo bene i fatti di Lampedusa. L'ho criticato fortemente e mi sono sentito dire, "ma il Papa questo deve dire, parlare in difesa dei deboli, sempre, e di solidarietà cristiana". Il tutto mentre i morti in mare di conseguenza poi aumentavano.
Ammonì dall'isola siciliana, chiaramente: "anche Gesù fu un profugo, è un dovere accogliere i migranti". 
Ma non era quello stresso Cristo che però predicava anche di "porgere l'altra guancia". 
Come la mettiamo? Cristo e le sue parole vanno sempre seguite o solo a corrente alternata?
Quindi faccio bene se uno zingaro offende mia madre, perchè non ha voluto dargli dei soldi, a pistarlo di botte. 
Me lo ha detto il Papa.
P.S. 
Me lo pagherà Lui l'avvocato poi? 
di Fabio Sabbatani Schiuma
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mercoledì 10 aprile 2013

PAPA: IL MONDO SI È SPENTO E NON SOLLEVA PIÙ LO SGUARDO VERSO DIO

= Città del Vaticano, 10 apr. - (Adnkronos) -
Papa Francesco
«Dio è la nostra forza, la nostra speranza. La speranza di Dio non delude mai». sono le parole della catechesi che Papa Francesco ha tenuto oggi in piazza San Pietro per l'udienza generale del mercoledì. Il Papa non si stanca di chiedere di mostrare «la gioia di essere figli di Dio che è quella che ci salva dalla schiavitù del male». Un «servizio» che ci viene ancora più richiesto davanti ad un «mondo che si è spento e che non riesce più a sollevare lo sguardo verso Dio». In Dio, dunque le nostre speranze non vanno mai deluse. «Dio ci perdona -ha detto il Papa- ci ama anche quando sbagliamo. Se anche una madre si dimenticasse del figlio, Dio non si dimentica mai di noi». Ebbene, esorta Francesco, «questa relazione filiale con Dio deve crescere e deve essere alimentata ogni giorno. Noi possiamo vivere da figli e questa è la nostra dignità». Certo, riconosce il Papa, «la tentazione di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte ma è solo comportandoci da figli di Dio, sentendoci amati che la nostra vita sarà nuova».
(Dav/Ct/Adnkronos) 10-APR-13 11:02 NNN
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