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martedì 10 novembre 2020
Videoconferenza questa sera Ore 21
lunedì 9 novembre 2020
L'intervento - COVID 19: OGNI EPOCA HA LA SUA SFIDA (di Lisa Comes)
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Lisa Comes |
A distanza di mesi e dati alla mano sul Covid abbiamo maggiori conoscenze.
Primo aspetto: come chiaramente espresso dal Prof Bernabei l'altra sera a PiazzaPulita la mortalità è praticamente circoscritta ad una categoria ben precisa: persone anziane con almeno 3 patologie croniche (ipertensione, diabete, problemi ai reni, cardiopatie..). Pertanto è DOVEROSO arrivare a PROTEGGERE questa categoria per evitare quanto più possibile la morte di queste persone. Senza avere paura di essere criticati di razzismo e stronzate varie.
Secondo aspetto: tolte le terapie intensive e le rianimazioni, gli ospedali sono al collasso per i ricoverati di Covid. E a rimetterci sono i malati di altre patologie a cui oggi viene negata la cura. E questi ospedali sono al collasso per persone che per 1/3 mediamente hanno la febbre. LA FEBBRE, come precisato oggi sul Corriere dal Prof. Richeldi del Gemelli. Questo terzo del totale dei ricoverati sono persone che hanno fatto il tampone, risultano positivi (magari non presentano nessun sintomo) si fanno prendere dal panico (per il terrore che i media fanno circolare) e per non passare il VIRUS ai propri conviventi, senza passare per casa si dirigono direttamente ad un ospedale. Andando a creare quel pienone che viene denunciato ogni 5 minuti. Ma in realtà trattasi di un pienone a cui contribuiscono persone con la FEBBRE, che potrebbero starsene a casa propria ma la paura ed il resto che ho scritto li fanno propendere per stare in un ospedale. Allora per quale motivo non fare un accordo con gli alberghi (sostanzialmente oggi tutti vuoti) dove far stazionare queste persone che non presentano alcun genere di criticità. E ove si presentassero (tipo aumento della temperatura con riduzione della saturazione dell'ossigeno) il paziente verrebbe trasferito in ospedale. In questo modo gli ospedali continuerebbero a poter servire anche i malati di altre patologie. E in questa tragica occasione va trovato il CORAGGIO di denunciare la medicina del territorio alias i medici della mutua. Casta potentissima che nella stragrande percentuale di casi conta medici ben pagati (percepiscono uno stipendio più alto dei medici ospedalieri) i cui pazienti a carico li vedono poco o niente perché occupati in attività private che hanno la facoltà di intraprendere. Sono tante le testimonianze di pazienti che riportano che solitamente allo studio del medico della mutua trovano le segretarie che consegnano le ricette, ma del medico non c'è traccia. Per questo riporto un occasione perduta con il ministro Sirchia. Quest'ultimo alla luce delle criticità nei Pronto Soccorso (di cui tutti credo ricordino i problemi anche prima del Covid) mise su una commissione al fine di valutare un rimedio a tale importante criticità. La commissione propose che i medici della mutua fossero presenti nei Ps per potersi occupare dei codici bianchi e lasciare ai medici del Ps di seguire i casi più gravi che sono poi quelli per cui il soggetto dovrebbe recarsi al Ps. Nonostante la maggioranza dei componenti la commissione fosse d'accordo per questa soluzione, il veto da parte dei medici della mutua fece saltare tutto. Un ministro audace come Sirchia che ebbe il coraggio e la forza di far passare una legge all'epoca rivoluzionaria di bandire il fumo nei luoghi pubblici, su questo argomento cedette alle pressioni di questo sistema di potere.
Il paese cambia solo se si ha il CORAGGIO di mettere le mani su questi sistemi di potere che non sono funzionali al sistema e ai cittadini ma solo a una piccola ristretta cerchia di persone. In poche parole tutti i giorni sento di gente che sta vedendo crollare il proprio lavoro, la propria attività e di qui a poco diventeranno situazioni irrecuperabili. Ma come si affronterà il DOPO con tutti i debiti che avevamo a cui si aggiungeranno quelli che stanno maturando in questo periodo? Ogni epoca ha la sua sfida. Ma temo che questa volta la stiamo trasformando in qualcosa di difficilmente recuperabile o quantomeno in una sfida dove troppe persone in carne ed ossa stanno perdendo o perderanno le proprie certezze e la propria dignità.
ANNIVERSARIO CADUTA DEL MURO DI BERLINO: RIVA DESTRA, "ORA ABBATTIAMO QUELLO DEL GLOBALISMO"
ROMA, 9 nov - "Il 9 Novembre è una data simbolo non solo per la Germania, ma per tutta l’Europa, simbolo della liberazione e dall'oppressione del comunismo.
Purtroppo dobbiamo riscontrare che nessuno ne parla, sia nelle scuole, che nelle istituzioni. Riva Destra, movimento nato nel 1993 e anticomunista da sempre, si mobilita per parlarne e ricordarlo sui social, per ricordare che la caduta del muro di Berlino, era la rinascita dell’Europa e del suo popolo.
Il 9 Novembre è la data della rivolta popolare Europea, una data che arriva dopo altre importanti tappe di forza e di rappresentanza di popolo. Si era partiti nel 1956 a Budapest, il 1968 a Praga, il 1980 a Danzica per come ricordato sopra, il 1989 a Berlino.
Purtroppo oggi l'Europa intera governata da logiche di capitalismo globalizzato, dalla finanza quella a sostegno delle multinazionali sta dimostrando di aver fallito. Nel ribadire una storica richiesta di Fratelli d'Italia, ossia l'istituzione di una giornata europea per non dimenticare questa data importante, crediamo che sia giunta l'ora di abbattere il muro del globalismo, quello dell'ideologia globalista -prendendo in prestito le parole di Giorgia Meloni oggi in un'intervista- 'quella delle frontiere aperte, della finanza che vince sull'economia reale, del politicamente corretto, lontana dalla gente'".
Questa una nota del Movimento Riva Destra.
domenica 8 novembre 2020
Riva Destra: No al Black Friday.
venerdì 6 novembre 2020
RIVA DESTRA DALLA PARTE DELLA CULTURA. QUELLA VERA.
“L’arte è necessaria come il pane e come lo è la salute psicofisica. Il mondo dello spettacolo e della cultura in generale è in crisi da 10 anni”.
Sono stati gli anni di abbandono politico, sociale ed economico a ridurre così il mondo della cultura in generale. La crisi arriva da lontano ora con la pandemia, il tracollo finale. Sentir parlare le istituzioni di cultura, ora ha poco senso, se non hai delle idee sensate e soluzioni immediate. Mentre questo settore moriva cosa facevano loro? Nulla, perché si pensava solo al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), senza pensare a tutti i privati (produttori e teatri) che investivano nelle stagione teatrali, nei concerti e negli eventi, il loro patrimonio economico. Il settore privato è sempre stato considerato la Cenerentola di quel mondo, ma è da lì che sono nati gli spettacoli più belli. Nell’ultimo report di FederCulture si nota che negli ultimi 10 anni l’unica curva che è cresciuta è quella dei musei, rispetto alle perdite di cinema e teatro.
Musei + 7%
Cinema – 6,1 %
Teatro – 8,8%
Con la pandemia ed il lockdown la crisi della cultura è ancora più grave. Nel decreto ristori saranno riconosciuta, ai lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo con almeno 30 contributi giornalieri versati dal 1 gennaio 2019 alla data di entrata in vigore del presente decreto al medesimo Fondo, cui deriva un reddito non superiore a 50.000 euro, e non titolari di pensione, un’indennità, pari a 1000 euro. Questo però non può bastare perché lo spettacolo dal vivo quando si ferma ha lo stesso costo di quando va in scena. Chi risarcirà i produttori? Come potranno riallestire gli spettacoli? Su questo potrebbero esserci degli aiuti istituendo un Fondi Regionali e Comunali :- Aiuti economici per riallestimento spettacoli- Spazi pubblici gratis per prove- Interruzione affitti spazio culturali / Teatri comunali- Aiuti per la digitalizzazione delle società. Il settore dovrà fare i conti con scenari totalmente mutati e con un impossibile ritorno alla “normalità” pre-crisi, almeno nel medio periodo. Per tutta la filiera culturale, dalla produzione legislativa ministeriale alla fruizione individuale, sarà necessario ripensare i modelli e immaginare nuove condizioni di sostenibilità e di offerta.
mercoledì 4 novembre 2020
Oggi è il 4 novembre. W L'ITALIA !
Sosteniamo fortemente Fratelli d’Italia -conclude la nota- che torna a chiedere sia nuovamente festeggiato il 4 Novembre come Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, festa di tutti gli italiani e del nostro Tricolore”.