- Il Movimento Riva Destra, nato come primo circolo di Alleanza Nazionale nel 1993, è contro ogni forma di intolleranza, odio etnico e discriminazione razziale, religiosa e sessuale. Perseguiamo metodi democratici nella battaglia politica, condannando ogni forma di violenza. Essere difensori dei diritti degli italiani, pretendere che la legge sia rispettata da tutti, immigrati compresi, affermare il principio di reciprocità in campo religioso e amare la propria identità, la Patria e la cultura italiana, non significa sentirsi 'sopra agli altri'. Riva Destra è contro ogni forma di neonazismo e di comunismo.
Nota dell'Ufficio Stampa di Riva Destra
Aggiornamenti e News
mercoledì 6 maggio 2015
CHIARIMENTO POLITICO !
domenica 3 maggio 2015
Fabio Schiuma: I MIEI PRIMI 20 ANNI DI POLITICA!
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Fabio Sabbatani Schiuma |
Si, sono orgoglioso di quello che ho fatto, anche dei miei errori che non rinnego e delle mie scelte passate che non rimpiango. Anche e soprattutto di quell'articolo di Libero, che mi definì 'Schiuma, il ribelle'.
Sono fatto così, con pregi e difetti come tutti. Nei rapporti personali incapace di essere diplomatico o di non far trasparire simpatie e antipatie, ma coerente sempre con la parola data e con il senso dell'onore a guidare comunque la mia agenda politica e umana.
Sono orgoglioso poi non solo di aver vinto sempre ogni campagna elettorale nelle liste di destra dove mi sono presentato (terzo nel 97, secondo nel 2001, terzo nel 2006, primo nel 2008 al comune di Roma), tranne l'ultima dove in 4 mesi non sono riuscito a recuperare 4 anni e mezzo perduti per colpa dell'attaccamento alla poltrona di qualcuno, anche se mi resta difficile digerire la sparizione comunicatami dalla Procura, di quai tutte le schede elettorali da me contestate. Sono fiero anche di come sono 'caduto da cavallo' e della forza che ho trovato, grazie a coloro che mi sono rimasti vicino, per rialzarmi e pianificare la rivincita: si, perchè la rivincita ha un sapore più bello e forte della vittoria.
Tutto, le gioie, le delusioni, le vittorie e le sconfitte, hanno fatto parte di un 'gioco' che mi sono scelto, che ho nel sangue, nel DNA di una famiglia con parenti ufficiali dell'esercito che si sono tolti la vita con il tricolore in mano per non consegnarlo al nemico anglo-americano, nonostante l'onore delle armi ricevuto, di zii che hanno sacrificato le loro carriere per rimanere coerenti con le loro idee politiche, di genitori che hanno sempre anteposto il valore della famiglia a tutto il resto, che non hanno mai fatto trapelare gli echi di un qualsiasi litigio di fronte ai figli e che a 86 anni solo una malattia infame sta tenendo lontani l'uno dall'altro, o meglio non fa più essere se stesso il mio vecchio papà.
Tutto, ci sta tutto, e per me è stato sempre un grande privilegio fare politica, trovare una retta via tra legittime ambizioni e stare al servizio delle persone, un privilegio che mi ha sempre portato a pensare che domani potrò guardare negli occhi una figlia o un figlio - ora che ho finalmente trovato Anna, la mia altra metà del cuore, con la quale mi sposerò tra poco più di due mesi - e potergli dire 'tuo padre ha cercato in tutti i modi di consegnarti un mondo migliore'. Si, perché la politica, se fatta bene, in modo trasparente, onesto e coraggioso, fa bene alla collettività. E anche qui io ho cercato di dare il mio piccolo esempio: in Campidoglio ho rinunciato a ogni benefit - quale macchina di servizio, rimborso lavorativo, tessera 'intera rete' e parcometro gratuito - per percepire al massimo 1300 euro al mese lorde. E questo l'ho potuto fare perché, grazie a Dio, io di politica non vivo e campo di mio. La mia vita, in sostanza, è nelle due righe del manifesto che tengo affisso a casa, in ricordo di Mikis Mantakas, e che recita "nella vita non esistono uomini che vincono e che perdono ma uomini che combattono o non combattono". E io oggi continuo a combattere, insieme ai tanti che sempre di più credono in Riva Destra, e mi sento più forte che mai.
Fabio Sabbatani Schiuma - Segretario Nazionale di Riva Destra
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mercoledì 29 aprile 2015
PADOVA: madre sfrattata a Cadoneghe, protesta con successo di Riva Destra e forconi.
"Madre italiana sfrattata", blitz di Riva Destra e forconi a Cadoneghe.
Gli attivisti hanno accompagnato in municipio Debora C., disoccupata da 2 anni, con un bambino piccolo di 7: "La domanda per una casa popolare è stata accolta ed è partita la pratica per l'assegnazione".
Fonte: Padova Oggi - Articolo Completo QUI !
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Gli attivisti hanno accompagnato in municipio Debora C., disoccupata da 2 anni, con un bambino piccolo di 7: "La domanda per una casa popolare è stata accolta ed è partita la pratica per l'assegnazione".
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martedì 28 aprile 2015
DOMANI A PADOVA BLITZ DI RIVA DESTRA E FORCONI PER SFRATTO ESECUTIVO A GIOVANE MADRE ITALIANA.
PADOVA, 28 apr - "Domani, Mercoledì 29, ore 9, a Cadoneghe (Padova) ci sarà un'azione di supporto di alcuni attivisti di Riva Destra e del movimento dei Forconi, a sostegno di una madre italiana, Debora C., disoccupata da 2 anni, con un bambino piccolo di 7 anni, con sfratto esecutivo dal 26 giugno prossimo. Il Comune non riconosce il suo stato di grave difficoltà per accesso emergenziale ad una casa popolare, per supposte burocrazie varie"
Lo dichiara il coordinatore provinciale di Padova di Riva Destra, Lorenzo Sartiè, il quale denuncia come "tra l'altro, il Comune stesso non vorrebbe rendere noto quanti saranno gli alloggi messi a disposizione in questo bando che scadrà a settembre, pubblicando solo le graduatorie, dove nei primi 20 posti, 7 sarebbero già riservate a cittadini stranieri"
www.studiostampa.com
Lo dichiara il coordinatore provinciale di Padova di Riva Destra, Lorenzo Sartiè, il quale denuncia come "tra l'altro, il Comune stesso non vorrebbe rendere noto quanti saranno gli alloggi messi a disposizione in questo bando che scadrà a settembre, pubblicando solo le graduatorie, dove nei primi 20 posti, 7 sarebbero già riservate a cittadini stranieri"
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lunedì 27 aprile 2015
venerdì 24 aprile 2015
C’È BISOGNO DI SOVRANITÀ: POPOLARE !!!
Il primo articolo della nostra Costituzione, dopo aver definito l’Italia come una Repubblica, stabilisce, al secondo capoverso che “la sovranità appartiene al popolo”.
I latini avrebbero detto: "in claris non fit interpretatio”, nel senso che la norma è cosi chiara che non c’è bisogno di interpretazione. Detentore unico dell’esercizio del potere in Italia, è il popolo: principio questo che è la spina dorsale delle democrazie.
Tuttavia, assistiamo ormai da tempo, ad una progressiva, inesorabile e sembra inarrestabile sottrazione della sovranità all’unico soggetto detentore, il popolo appunto.
Un processo che, a mio parere, aggrava la crisi economica, morale, etica del nostro paese. E non mi riferisco alle limitazioni di sovranità previste dalla stessa Costituzione per la partecipazione a soggetti di diritto internazionale, della quale parlerò nel mio prossimo intervento, ma a quel “furto” di sovranità che sta facendo piombare nell'oblio il Bel Paese.
Tutto ha inizio con il cd. “Porcellum”, sistema elettorale dichiarato incostituzionale dal Giudice delle Leggi, con la sentenza di gennaio 2014, che eliminò la possibilità per l’elettore di scegliersi il suo rappresentante. Da qui una serie di “Parlamenti” e di parlamentari si sono succeduti alla guida del Paese disintegrando, col passare del tempo, qualsiasi tipo di contatto, collegamento, rapporto con il corpo elettorale. In effetti che bisogno c’era più di ascoltare le istanze dei cittadini, di provare a dare risposte concrete, se era sufficiente essere amico del segretario di partito per aver certezza della elezione in Parlamento? E’ naturale che ogni istanza dei cittadini venisse considerata un fardello che non si aveva la necessità ed io dico il dovere di risolvere, perché tanto l’elettore era stato derubato del suo potere di scegliere quale personaggio potesse rappresentarlo.
Le segreterie che i Parlamentari avevano presso i collegi in cui erano eletti, e presso le quali i cittadini potevano rivolgersi per presentare le loro istanze, che potevano servire come spunto per la formazione delle leggi, sono state via via eliminate. Da qui una involuzione galoppante del rapporto tra eletti ed elettori, che ha determinato per i primi l’allontanamento dai secondi, e per questi ultimi una “solitudine politica” che ha aggravato quelle crisi economiche, sociali, etiche e morali e che rischiano, con il passare del tempo di esplodere in maniera terrificante. Anche i provvedimenti legislativi che partorisce il Parlamento sono testimonianza dello scollamento tra rappresentati e rappresentanti, perché portano con sé, una indifferenza strisciante, sprezzante ed irritante verso quelli che sono i problemi della vita reale dei cittadini: e ciò è conseguenza della distanza siderale che i cittadini hanno dai Parlamentari.
Se la Corte Costituzionale da un lato ha evidenziato l’illegittima costituzionale del Porcellum, costringendo il Parlamento a legiferare in merito per ripristinare il rapporto tra eletto ed elettore ( suffragio universale e diretto), dall'altro i cittadini, contrariamente a quanto succede oggi, devono pretendere dai Parlamentari, che lo svolgimento del proprio mandato sia caratterizzato dalla trasposizione in Parlamento di quelle che sono le loro esigenze ed i loro bisogni. Tutto il corpo elettorale, deve fare in modo che il freddo glaciale nel rapporto tra cittadini e parlamentari, che ha determinato il Porcellum, in attesa di una legge che lo rinsaldi, sia scongelato dalle proprie proposte, idee, proteste, pretendendo risposte concrete, verificabili sui territori.
Naturalmente questa è solo la prima fase di un processo che ha la necessità di concludersi con la definizione di un sistema elettorale, attraverso il quale chi siederà in Parlamento debba avere un rapporto così stretto con i cittadini da non poterne eludere e deludere le istanze.
In mancanza di ciò rischieremmo veramente che il popolo si riappropri della sovranità utilizzando modi poco ortodossi, che nulla hanno a che fare con il vivere civile, ma che diventano gli unici da utilizzare.
Dott. Francesco DE NOIA
Coordinatore Regione Puglia Riva Destra
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I latini avrebbero detto: "in claris non fit interpretatio”, nel senso che la norma è cosi chiara che non c’è bisogno di interpretazione. Detentore unico dell’esercizio del potere in Italia, è il popolo: principio questo che è la spina dorsale delle democrazie.
Tuttavia, assistiamo ormai da tempo, ad una progressiva, inesorabile e sembra inarrestabile sottrazione della sovranità all’unico soggetto detentore, il popolo appunto.
Un processo che, a mio parere, aggrava la crisi economica, morale, etica del nostro paese. E non mi riferisco alle limitazioni di sovranità previste dalla stessa Costituzione per la partecipazione a soggetti di diritto internazionale, della quale parlerò nel mio prossimo intervento, ma a quel “furto” di sovranità che sta facendo piombare nell'oblio il Bel Paese.
Tutto ha inizio con il cd. “Porcellum”, sistema elettorale dichiarato incostituzionale dal Giudice delle Leggi, con la sentenza di gennaio 2014, che eliminò la possibilità per l’elettore di scegliersi il suo rappresentante. Da qui una serie di “Parlamenti” e di parlamentari si sono succeduti alla guida del Paese disintegrando, col passare del tempo, qualsiasi tipo di contatto, collegamento, rapporto con il corpo elettorale. In effetti che bisogno c’era più di ascoltare le istanze dei cittadini, di provare a dare risposte concrete, se era sufficiente essere amico del segretario di partito per aver certezza della elezione in Parlamento? E’ naturale che ogni istanza dei cittadini venisse considerata un fardello che non si aveva la necessità ed io dico il dovere di risolvere, perché tanto l’elettore era stato derubato del suo potere di scegliere quale personaggio potesse rappresentarlo.
Le segreterie che i Parlamentari avevano presso i collegi in cui erano eletti, e presso le quali i cittadini potevano rivolgersi per presentare le loro istanze, che potevano servire come spunto per la formazione delle leggi, sono state via via eliminate. Da qui una involuzione galoppante del rapporto tra eletti ed elettori, che ha determinato per i primi l’allontanamento dai secondi, e per questi ultimi una “solitudine politica” che ha aggravato quelle crisi economiche, sociali, etiche e morali e che rischiano, con il passare del tempo di esplodere in maniera terrificante. Anche i provvedimenti legislativi che partorisce il Parlamento sono testimonianza dello scollamento tra rappresentati e rappresentanti, perché portano con sé, una indifferenza strisciante, sprezzante ed irritante verso quelli che sono i problemi della vita reale dei cittadini: e ciò è conseguenza della distanza siderale che i cittadini hanno dai Parlamentari.
Se la Corte Costituzionale da un lato ha evidenziato l’illegittima costituzionale del Porcellum, costringendo il Parlamento a legiferare in merito per ripristinare il rapporto tra eletto ed elettore ( suffragio universale e diretto), dall'altro i cittadini, contrariamente a quanto succede oggi, devono pretendere dai Parlamentari, che lo svolgimento del proprio mandato sia caratterizzato dalla trasposizione in Parlamento di quelle che sono le loro esigenze ed i loro bisogni. Tutto il corpo elettorale, deve fare in modo che il freddo glaciale nel rapporto tra cittadini e parlamentari, che ha determinato il Porcellum, in attesa di una legge che lo rinsaldi, sia scongelato dalle proprie proposte, idee, proteste, pretendendo risposte concrete, verificabili sui territori.
Naturalmente questa è solo la prima fase di un processo che ha la necessità di concludersi con la definizione di un sistema elettorale, attraverso il quale chi siederà in Parlamento debba avere un rapporto così stretto con i cittadini da non poterne eludere e deludere le istanze.
In mancanza di ciò rischieremmo veramente che il popolo si riappropri della sovranità utilizzando modi poco ortodossi, che nulla hanno a che fare con il vivere civile, ma che diventano gli unici da utilizzare.
Dott. Francesco DE NOIA
Coordinatore Regione Puglia Riva Destra
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mercoledì 22 aprile 2015
CONVEGNO: VERSO UNA LEGA NAZIONALE A ROMA.
Bandiere tricolore, un vecchio documentario in bianco e nero dai toni “nostalgici”, la distribuzione del “pane sociale” in sala, qualche saluto romano tra i partecipanti e, a sorpresa, le note dell’inno russo.
A Roma l’europarlamentare Borghezio ha lanciato la Lega Nazionale: “Un progetto per federare tante realtà - dice - e costruire una grande Italia”. Non un partito, quindi, ma “un movimento polifonico, complementare alla Lega Nord e a Noi con Salvini dove gli uni possono discutere con gli altri”. “Non fondiamo nulla”, precisa Borghezio che assicura anche di avere la benedizione politica del suo segretario. La sala è stracolma. All'ingresso spicca un tavolino con i libri: Franciavanguardia, Vie traverse, L’intellettuale dissidente, gli ultimi numeri di l’Uomo libero e, a sorpresa, il Libro Verde di Muammar Gheddafi. Nel parterre ci sono esponenti della destra romana “ma non solo”, insiste Borghezio che a sostegno della tesi cita la presenza dei socialisti di Rinascita e quella di Giulietto Chiesa. Borghezio parla anche di “una Roma offesa, stuprata e vilipesa da contrapporre a quella del lavoro e della onestà perché a Roma si mangia, si beve e si soffre più che in ogni altro posto del Mondo”. La platea si scioglie. È un tripudio di applausi per l’economista Nino Galloni, il professore Giuseppe Valditara, Fabio Sabbatani Schiuma, Giorgio Vitangeli, Giuseppe Vatinno, Gino Marra. Poi suona l’inno russo. È un omaggio a Aleksandr Dugin, consigliere della Duma. In perfetto italiano ringrazia la sala per l’accoglienza e se la ingrazia subito con una battuta: “Siamo tutti figli di Roma - esordisce - Ringrazio tutti gli italiani che hanno appoggiato la mia patria contro le sanzioni imposte e totalmente ingiuste che castigano il nostro popolo”. Dugin è uno dei massimi esponenti del pensiero ebraista. Amico e, per certi aspetti “allievo” di Alain de Benoist, è una vecchia conoscenza del mondo di destra italiano.
A Roma l’europarlamentare Borghezio ha lanciato la Lega Nazionale: “Un progetto per federare tante realtà - dice - e costruire una grande Italia”. Non un partito, quindi, ma “un movimento polifonico, complementare alla Lega Nord e a Noi con Salvini dove gli uni possono discutere con gli altri”. “Non fondiamo nulla”, precisa Borghezio che assicura anche di avere la benedizione politica del suo segretario. La sala è stracolma. All'ingresso spicca un tavolino con i libri: Franciavanguardia, Vie traverse, L’intellettuale dissidente, gli ultimi numeri di l’Uomo libero e, a sorpresa, il Libro Verde di Muammar Gheddafi. Nel parterre ci sono esponenti della destra romana “ma non solo”, insiste Borghezio che a sostegno della tesi cita la presenza dei socialisti di Rinascita e quella di Giulietto Chiesa. Borghezio parla anche di “una Roma offesa, stuprata e vilipesa da contrapporre a quella del lavoro e della onestà perché a Roma si mangia, si beve e si soffre più che in ogni altro posto del Mondo”. La platea si scioglie. È un tripudio di applausi per l’economista Nino Galloni, il professore Giuseppe Valditara, Fabio Sabbatani Schiuma, Giorgio Vitangeli, Giuseppe Vatinno, Gino Marra. Poi suona l’inno russo. È un omaggio a Aleksandr Dugin, consigliere della Duma. In perfetto italiano ringrazia la sala per l’accoglienza e se la ingrazia subito con una battuta: “Siamo tutti figli di Roma - esordisce - Ringrazio tutti gli italiani che hanno appoggiato la mia patria contro le sanzioni imposte e totalmente ingiuste che castigano il nostro popolo”. Dugin è uno dei massimi esponenti del pensiero ebraista. Amico e, per certi aspetti “allievo” di Alain de Benoist, è una vecchia conoscenza del mondo di destra italiano.
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