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sabato 8 agosto 2015

Salvini: intervento a tutto campo !

Intervento - Video
Egoisticamente potrei dire: ho preso il 50% in Veneto, ho vinto in Liguria, governo la Lombardia, ho il 20% in Toscana, la Lega ha 300 sindaci... me ne sto al Nord, e chissenefrega degli altri.Ma non farei un ragionamento intelligente. L'Italia o riparte tutta insieme o non va da nessuna parte.P.s.: se Saviano ha voglia di andare oltre certi squallidi slogan e approfondire, lo invito nel mio prossimo viaggio al Sud.
Posted by Matteo Salvini on Sabato 8 agosto 2015
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venerdì 24 aprile 2015

C’È BISOGNO DI SOVRANITÀ: POPOLARE !!!

Il primo articolo della nostra Costituzione, dopo aver definito l’Italia come una Repubblica, stabilisce, al secondo capoverso che “la sovranità appartiene al popolo”.
I latini avrebbero detto: "in claris non fit interpretatio”, nel senso che la norma è cosi chiara che non c’è bisogno di interpretazione. Detentore unico dell’esercizio del potere in Italia, è il popolo: principio questo che è la spina dorsale delle democrazie. 
Tuttavia, assistiamo ormai da tempo, ad una progressiva, inesorabile e sembra inarrestabile sottrazione della sovranità all’unico soggetto detentore, il popolo appunto. 
Un processo che, a mio parere, aggrava la crisi economica, morale, etica del nostro paese. E non mi riferisco alle limitazioni di sovranità previste dalla stessa Costituzione per la partecipazione a soggetti di diritto internazionale, della quale parlerò nel mio prossimo intervento, ma a quel “furto” di sovranità che sta facendo piombare nell'oblio il Bel Paese. 
Tutto ha inizio con il cd. “Porcellum”, sistema elettorale dichiarato incostituzionale dal Giudice delle Leggi, con la sentenza di gennaio 2014, che eliminò la possibilità per l’elettore di scegliersi il suo rappresentante. Da qui una serie di “Parlamenti” e di parlamentari si sono succeduti alla guida del Paese disintegrando, col passare del tempo, qualsiasi tipo di contatto, collegamento, rapporto con il corpo elettorale. In effetti che bisogno c’era più di ascoltare le istanze dei cittadini, di provare a dare risposte concrete, se era sufficiente essere amico del segretario di partito per aver certezza della elezione in Parlamento? E’ naturale che ogni istanza dei cittadini venisse considerata un fardello che non si aveva la necessità ed io dico il dovere di risolvere, perché tanto l’elettore era stato derubato del suo potere di scegliere quale personaggio potesse rappresentarlo.
Le segreterie che i Parlamentari avevano presso i collegi in cui erano eletti, e presso le quali i cittadini potevano rivolgersi per presentare le loro istanze, che potevano servire come spunto per la formazione delle leggi, sono state via via eliminate. Da qui una involuzione galoppante del rapporto tra eletti ed elettori, che ha determinato per i primi l’allontanamento dai secondi, e per questi ultimi una “solitudine politica” che ha aggravato quelle crisi economiche, sociali, etiche e morali e che rischiano, con il passare del tempo di esplodere in maniera terrificante. Anche i provvedimenti legislativi che partorisce il Parlamento sono testimonianza dello scollamento tra rappresentati e rappresentanti, perché portano con sé, una indifferenza strisciante, sprezzante ed irritante verso quelli che sono i problemi della vita reale dei cittadini: e ciò è conseguenza della distanza siderale che i cittadini hanno dai Parlamentari. 
Se la Corte Costituzionale da un lato ha evidenziato l’illegittima costituzionale del Porcellum, costringendo il Parlamento a legiferare in merito per ripristinare il rapporto tra eletto ed elettore ( suffragio universale e diretto), dall'altro i cittadini, contrariamente a quanto succede oggi, devono pretendere dai Parlamentari, che lo svolgimento del proprio mandato sia caratterizzato dalla trasposizione in Parlamento di quelle che sono le loro esigenze ed i loro bisogni. Tutto il corpo elettorale, deve fare in modo che il freddo glaciale nel rapporto tra cittadini e parlamentari, che ha determinato il Porcellum, in attesa di una legge che lo rinsaldi, sia scongelato dalle proprie proposte, idee, proteste, pretendendo risposte concrete, verificabili sui territori. 
Naturalmente questa è solo la prima fase di un processo che ha la necessità di concludersi con la definizione di un sistema elettorale, attraverso il quale chi siederà in Parlamento debba avere un rapporto così stretto con i cittadini da non poterne eludere e deludere le istanze. 
In mancanza di ciò rischieremmo veramente che il popolo si riappropri della sovranità utilizzando modi poco ortodossi, che nulla hanno a che fare con il vivere civile, ma che diventano gli unici da utilizzare.
Dott. Francesco DE NOIA 
Coordinatore Regione Puglia Riva Destra

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martedì 3 marzo 2015

Mille Patrie per l'Italia : l'intervento di Pietrangelo Buttafuoco

Il convegno, promosso da Riva Destra, si è svolto a Roma 
il 28.02.2015 alle ore 9,30 e vi ha preso parte, tra gli altri, 
il Segretario Nazionale della Lega Nord Matteo Salvini.

lunedì 23 febbraio 2015

COSA SIGNIFICA LIBERTÀ RELIGIOSA?

Il diritto alla libertà di coscienza non si identifica con la libertà religiosa. Nella dichiarazione conciliare libertà religiosa vuole dire di più cella libertà di aderire ad una religione. Si trattandosi di tutti gli atteggiamenti di fronte al fatto religioso. La libertà è  garantita in tutte le situazioni: sia che si agisca secondo la propria coscienza o contro di essa; sia che si voglia agire religiosamente, irreligiosamente o antireligiosamente; sia che si adotti in materia religiosa un atteggiamento esattamente convinto, totalmente disgustato o caratterizzato da cattiva fede. A proposito disonesti diversi atteggiamenti, si dice che essi debbano poter esistere nella vita civile e sociale, senza che il cittadino sia, sotto questo aspetto, oggetto di costrizione.
Il campo religioso è un settore in cui dei terzi ( individuo, gruppi sociali, o autorità civili) non possono sottomettere l'uomo ad alcuna violenza, né di ordine fisico, né di ordine morale.
Il terreno religioso è un terreno riservato. Su questo piano sacrosanto dell'opinione "pro o contro", bisogna che l'uomo possa essere se stesso. 
Occorre che in questa materia possa prendere una decisione, senza temere, a motivo di questa scelta, di vedere un altro addossargli ogni sorta di difficoltà. A questo livello supremo, nessuna istanza umana può forzarlo ad agire contro la propria decisione personale, la propria convinzione e le proprie preferenze, salvo il caso che egli usurpi il diritto degli altri. Nelle relazioni sociali e civili, la religione deve essere considerata come un affare personale.
Il Concilio è un del parere  che la costrizione in tale materia sia un'offesa alla dignità della persona umana. Ecco perché la dichiarazione afferma che l'uomo ha diritto alla libertà religiosa nella vita sociale e civica. Essa esprime anche il voto che il potere legislativo confermi questo diritto nella Costituzione, affinché abbia così (per esempio di fronte ai tribunali) forza di legge, secondo la legislazione civile.
Ma dopo questa dichiarazione del Concilio in materia di libertà religiosa, dissente costantemente ripetere che la religione è un affare assolutamente libero.
Può dunque l'uomo decidere a piacere di vivere religiosamente o senza religione? Si può affermare che vi sia libera scelta tra le diverse religioni? Che non ci sia da seguire se non le proprie inclinazioni o preferenze? 
Simile concezione della libertà religiosa si rivela immediatamente inammissibile per chiunque si renda conto del ruolo che la coscienza deve rappresentare nella vita dell'uomo. Non si può invocare la propria libertà di coscienza in favore di un simile arbitrio nelle proprie relazioni con Dio. Ogni uomo deve, con tutta l'obiettività e con tutta l'attenzione voluta, esaminare ciò che la sua coscienza gli rivela e gli prescrive. "Perciò, dice il Concilio, ognuno ha il dovere e quindi il diritto di cercare la verità in materia religiosa, utilizzando mezzi idonei per formarsi giudizi di coscienza retti e veri secondo prudenza" ( Dichiarazione sulla libertà religiosa 3 ). L' uomo deve cercare obbiettivamente ciò che Dimesso vuole,  se Dio impone una forma determinata di religione. E poi deve praticare coscienziosamente ciò che, dopo matura riflessione, gli sembra l'atteggiamento religioso che s'impone.
La libertà religiosa concerne dunque un caso molto speciale. Nessuno può decidere a proprio arbitrio del proprio atteggiamento nei riguardi di Dio. Se non compie il proprio dovere, non perde per questo il diritto (negativo) di non vedersi, in questo campo, brutalmente importunato dagli altri. Per comprendere questa particolare disposizione, si pensi all'indipendenza acquisita nella ricerca scientifica o nel campo artistico. Dei terzi o delle amministrazioni pubbliche sono forse competenti per decidere in qual modo occorra realizzare invenzioni o fare opere d'arte? Sono sfere che possiedono leggi proprie. Lo stesso è, ad un livello superiore, della religione.
È essenziale alla religione che la si possa praticare liberamente e senza costrizione. Che uno voglia, dopo ciò, solo o con altri, a titolo privato o in pubblico, agire in materia religiosa secondo le proprie preferenze, i suoi simili non possono impedirgli di fare come vuole. È evidente che nell'uso di questo diritto occorre tener conto degli altrui diritti, della pubblica moralità, della coscienza pacifica dei cittadini, in breve dell'ordine pubblico.
Il Concilio descrive la cosa come segue: "Nell'esercizio di tutte le libertà si deve osservare il principio morale della responsabilità personale e sociale: nell'esercitare i propri diritti i singoli esseri umani e i gruppi sociali, in virtù della legge morale, sono tenuti ad avere riguardo tanto ai diritti altrui, quanto impropri doveri verso gli altri e verso il bene comune. Con tutti si è tenuti ad agire secondo giustizia ed umanità.
"Inoltre poiché la società civile ha il diritto alla protezione contro i disordini che si possono verificare sotto il pretesto della legge libertà religiosa, spetta soprattutto alla potestà civile prestare una tale protezione; ciò però deve compiersi non in modo arbitrario o favorendo iniquamente un determinato partito, ma secondo norme giuridiche, conforme all'ordine morale obbiettivo: norme giuridiche postulate dall'efficace difesa dei diritti e dalla loro pacifica composizione a vantaggio di tutti i cittadini, e da una sufficiente tutela di quella onesta pace pubblica che é un'ordinata convivenza nella vera giustizia , e dalla debita custodia della pubblica moralità.
Questi sono elementi che costituiscono la parte fondamentale del bene comune e sono compresi sotto il nome di ordine pubblico.
Del resto, nella società va rispettata la norma, secondo la quale agli esseri umani va riconosciuta la libertà più ampia possibile, e la loro libertà non deve essere limitata, se non quando è in quanto è necessario"  (Dichiarazione sulla libertà religiosa,7).

Sac. Walter Trovato, Presidente Istituto San Benedetto per l'Europa 

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venerdì 29 novembre 2013

EUROPA - La Gabbia di Paragone, interventi di Barnard - 27/11/13