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Aggiornamenti e News
giovedì 13 marzo 2014
mercoledì 12 marzo 2014
ITALIA: lo scempio è sotto gli occhi di tutti ma, proporzionalmente, in pochi sembrano rendersene conto.
Macchine.
Macchine che vanno avanti per forza d’inerzia.
E poi chiacchiere, tante chiacchiere, infinite chiacchiere.
Un tempo le azioni prima si facevano e poi venivano comunicate.
Oggi si comunicano e quasi mai poi si fanno.
L’ormai stantio copione del teatrino della politica vede da un lato i cittadini ridotti a meri consumatori e dall’altro i parolai che obbediscono agli ordini dei centri di interesse.
La comunicazione, nella politica, è ridotta ad avanspettacolo.
Il copione è simile a quello dell’industria del calcio.
In 90 minuti si decide la partita ma di quei 90 minuti si parla prima e poi per settimane.
Tre quotidiani nazionali che si occupano di sport, decine di talk show (rectius: zuffa show) che vedono come ospiti fissi politici. Che tutto dicono per nulla dire.
Paghiamo profumatamente strutture che producono questi sub-spettacoli, comparse che si presentano impunemente innanzi ai teleschermi, claques che si sperticano in sorrisi e battimani.
E mentre tutto questo circo fa parte dell’ordinario, fuori lo straordinario viene declassato ad ineluttabile.
Suicidi a raffica di imprenditori, imprese che si trasferiscono all’estero, disoccupazione alle stelle, invasione di immigrati senza passato e senza futuro, rom liberi di saccheggiarci, sporcizia in tutti gli angoli del nostro Paese, strade e piazze ridotte a latrine. Artigiani, commercianti, medici, avvocati, ingegneri etc. (o quel che rimane di loro), per non parlare delle grosse società, che fanno a gara a chi evade di più.
E agli altri tasse, tasse a non finire.
Inutile chiederci poi come quelle tasse vengano utilizzate. Stipendi ed indennità assurde per parlamentari e consiglieri regionali, per i manager e burocrati di Stato e poi ancora vitalizi e pensioni attribuite senza equità.
In Italia è stato messo in piedi un sistema che si autoalimenta.
Il politico serve al sistema ed il sistema serve al politico.
I padri costretti a servire i politici nella speranza/illusione di vedere assegnato un posto ai propri figli, i figli costretti a chinarsi o ad emigrare.
Gli imprenditori che pagano mazzette a go-go per appalti nel settore pubblico non fanno più notizia.Trovarne uno che non paga il “pizzo” (vuoi ai politici o alla mafia) è cosa rara come un ciclista che non si dopa.
Il nostro Paese è malato grave, agonizzante da lungo tempo.
Troppi di noi vivono senza morale, senza senso civico, senza rispetto di alcuno.
Lo scempio è sotto gli occhi di tutti ma, proporzionalmente, in pochi sembrano rendersene conto.
Come uscirne?
Se avessi la formula magica mi chiamerei Merlino ma il mio nome è un ben più modesto Giuseppe.
Ed allora, per quanto mi riguarda, ho cominciato a rimboccarmi le maniche e a smetterla di delegare tutto agli “altri”.
Ho deciso che il futuro mi appartiene e che non intendo più assistere allo scempio innanzi descritto stando comodamente seduto in poltrona o lamentandomi e basta.
Ho deciso di impegnarmi in prima persona, rivedendo alcune cose nei miei comportamenti.
Ho deciso di trasformare la rabbia in energia positiva, l’apatia in empatia, di scambiare notizie ed informazioni con il prossimo, di combattere affinché ci sia speranza per una rinascita delle coscienze, di quante più coscienze possibile.
Ci sono battaglie che non sono di destra o di sinistra, non rivestono colore politico, ma sono ispirate a principi universali ed ogni mia fatica, ogni stilla del mio sudore non sarà sprecata se avrò combattuto per una battaglia giusta: l’Amore per la mia Italia.
Sulla Riva Destra questo Amore lo sento vivo più che mai ed è per questo che ho deciso di schierarmi in prima linea. Una prima linea dove parole come onestà e correttezza non sono vuote di significato ma, al contrario, dense espressioni di comportamenti ed azioni quotidiane.
Se in tanti sapremo convertire la rassegnazione in energia positiva, la speranza sorgerà ogni giorno nel nostro cuore come il sole, illuminando questa nostra attuale buia esistenza.
Giuseppe
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Macchine che vanno avanti per forza d’inerzia.
E poi chiacchiere, tante chiacchiere, infinite chiacchiere.
Un tempo le azioni prima si facevano e poi venivano comunicate.
Oggi si comunicano e quasi mai poi si fanno.
L’ormai stantio copione del teatrino della politica vede da un lato i cittadini ridotti a meri consumatori e dall’altro i parolai che obbediscono agli ordini dei centri di interesse.
La comunicazione, nella politica, è ridotta ad avanspettacolo.
Il copione è simile a quello dell’industria del calcio.
In 90 minuti si decide la partita ma di quei 90 minuti si parla prima e poi per settimane.
Tre quotidiani nazionali che si occupano di sport, decine di talk show (rectius: zuffa show) che vedono come ospiti fissi politici. Che tutto dicono per nulla dire.
Paghiamo profumatamente strutture che producono questi sub-spettacoli, comparse che si presentano impunemente innanzi ai teleschermi, claques che si sperticano in sorrisi e battimani.
E mentre tutto questo circo fa parte dell’ordinario, fuori lo straordinario viene declassato ad ineluttabile.
Suicidi a raffica di imprenditori, imprese che si trasferiscono all’estero, disoccupazione alle stelle, invasione di immigrati senza passato e senza futuro, rom liberi di saccheggiarci, sporcizia in tutti gli angoli del nostro Paese, strade e piazze ridotte a latrine. Artigiani, commercianti, medici, avvocati, ingegneri etc. (o quel che rimane di loro), per non parlare delle grosse società, che fanno a gara a chi evade di più.
E agli altri tasse, tasse a non finire.
Inutile chiederci poi come quelle tasse vengano utilizzate. Stipendi ed indennità assurde per parlamentari e consiglieri regionali, per i manager e burocrati di Stato e poi ancora vitalizi e pensioni attribuite senza equità.
In Italia è stato messo in piedi un sistema che si autoalimenta.
Il politico serve al sistema ed il sistema serve al politico.
I padri costretti a servire i politici nella speranza/illusione di vedere assegnato un posto ai propri figli, i figli costretti a chinarsi o ad emigrare.
Gli imprenditori che pagano mazzette a go-go per appalti nel settore pubblico non fanno più notizia.Trovarne uno che non paga il “pizzo” (vuoi ai politici o alla mafia) è cosa rara come un ciclista che non si dopa.
Il nostro Paese è malato grave, agonizzante da lungo tempo.
Troppi di noi vivono senza morale, senza senso civico, senza rispetto di alcuno.
Lo scempio è sotto gli occhi di tutti ma, proporzionalmente, in pochi sembrano rendersene conto.
Come uscirne?
Se avessi la formula magica mi chiamerei Merlino ma il mio nome è un ben più modesto Giuseppe.
Ed allora, per quanto mi riguarda, ho cominciato a rimboccarmi le maniche e a smetterla di delegare tutto agli “altri”.
Ho deciso che il futuro mi appartiene e che non intendo più assistere allo scempio innanzi descritto stando comodamente seduto in poltrona o lamentandomi e basta.
Ho deciso di impegnarmi in prima persona, rivedendo alcune cose nei miei comportamenti.
Ho deciso di trasformare la rabbia in energia positiva, l’apatia in empatia, di scambiare notizie ed informazioni con il prossimo, di combattere affinché ci sia speranza per una rinascita delle coscienze, di quante più coscienze possibile.
Ci sono battaglie che non sono di destra o di sinistra, non rivestono colore politico, ma sono ispirate a principi universali ed ogni mia fatica, ogni stilla del mio sudore non sarà sprecata se avrò combattuto per una battaglia giusta: l’Amore per la mia Italia.
Sulla Riva Destra questo Amore lo sento vivo più che mai ed è per questo che ho deciso di schierarmi in prima linea. Una prima linea dove parole come onestà e correttezza non sono vuote di significato ma, al contrario, dense espressioni di comportamenti ed azioni quotidiane.
Se in tanti sapremo convertire la rassegnazione in energia positiva, la speranza sorgerà ogni giorno nel nostro cuore come il sole, illuminando questa nostra attuale buia esistenza.
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— con Fabio Sabbatani Schiuma e altre 49 persone. www.studiostampa.com
LA SITUAZIONE EUROPEA STA PRECIPITANDO !
martedì 11 marzo 2014
IMMAGINA PUOI. IL TRAILER DEL FILM DI UN ANNO DI ZINGARETTI. CANDIDATO A 5 PREMI OSCAR
)
"E' un film horror e si chiama naturalmente IMMAGINA...PUOI! Abbiamo voluto regalare al presidente Zingaretti il trailer di un anno al governo della Regione, accompagnato dalla colonna sonora di un valzer angosciante, la stessa angoscia che vivono i cittadini laziali nell'essere i cittadini più tartassati d'Italia. Ma c'è anche l'amara ironia di chi vede i propri soldi spesi per assessori esterni, consulenti, collaboratori esterni e manager amici e strapagati", così annuncia in una nota Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio, nel presentare il trailer del film di un anno di Zingaretti Presidente della Regione Lazio (....)."Il protagonista è Zingaretti, i coprotagonisti sono gli assessori di una Giunta di soli esterni dal costo di 15 mln di euro in 5 anni, gli attori non protagonisti sono invece i 49 collaboratori esterni con un cachet di 1 mln e 630mila euro in un anno. La partecipazione di 30 dirigenti esterni costerà 25 mln di euro in 5 anni, mentre quella dei dirigenti ASL e degli ospedali avrà un costo aggiuntivo di 1mln e 110mila euro per tre anni per via dell'aumento del 20% dello loro retribuzione voluta proprio da Zingaretti. La fotografia naturalmente è di chi ha presentato il logo di promozione turistica del Lazio, identico a quello della Regione Puglia. I costumi sono noti e cioè i due dirigenti regionali confermati da Zingaretti e arrestati nello scandalo Cerroni. Un riconoscimento particolare va al nuovo primario di Neurochirurgia della Fondazione Policlinico Tor Vergata, che sostituisce il padre in pensione. Il tutto finanziato con l'aumento dell'addizionale regionale dell'Irpef del 3,53%, con l'aumento del ticket sanitario e con la chiusura di 900 posti letto", prosegue Santori.
"E' un film da non perdere, anche perché candidato a ben 5 premi Oscar: miglior Nominopoli, Migliori Privilegi&Sperperi, Maggior numero di consulenze, Tassazione più alta d'Italia, Sanità più disastrata d'Italia. Altro che "La Grande Bellezza", Zingaretti ha fatto molto di meglio, o di peggio", conclude Santori.
Fabrizio Santori - Fabio Sabbatani Schiuma
www.studiostampa.com
ROMA: Nasce il Comitato a Difesa della Capitale !
DifendiAMO ROMA è la casa di chi vuole difendere la nostra città da un’Amministrazione assente. Diventa anche tu un Difensore di Roma, del suo decoro, della legalità, nelle battaglie di giustizia sociale e di difesa della sua identità. Lavoriamo insieme per denunciare cosa non va nei nostri quartieri, nella quotidianità, ma anche nei progetti di speculazione edilizia e di scempio del territorio. Difendiamone la tradizione, il sistema valoriale, la cultura, sempre più minacciata da cui vuole vendere la Capitale e i Romani ad affarismo e a una sinistra sempre meno amica di questa città. Ed è proprio dalla difesa di un patrimonio inestimabile che saremo in grado di restituire a questa città il suo prestigio e quello slancio morale ed economico che oggi manca.
Roma deve ripartire, anche grazie a Te!
lunedì 10 marzo 2014
SALUTE, SANTORI: AL «GRASSI di OSTIA» DATI PREOCCUPANTI: 3.502 ACCESSI IN 23 GIORNI
CONTINUA SENZA SOSTA la BATTAGLIA del CONSIGLIERE REGIONALE del LAZIO, FABRIZIO SANTORI - Presidente onorario di Riva Destra - CONTRO la MALASANITÀ. Dopo le tante denunce, tra cui quelle del San Camillo e sul Policlinico di TorVergata, ora il caso del Grassi di Ostia.
(OMNIROMA) Roma, 10 MAR - «L'analisi dei dati del pronto soccorso dell'ospedale Grassi è preoccupante per l'aggravarsi della situazione: tra il 1 e il 23 gennaio di quest'anno si sono registrati 3.502 accessi, di cui 166 in codice rosso, 1.039 in giallo e 2174 in quello verde. Ciò che però preoccupa sono i tempi medi di permanenza che salgono per il codice rosso da 622 (del 2013) a 835 minuti (periodo 1-23 gennaio 2014), per il giallo da 523 a 621 minuti, per il verde da 205 a 229 minuti, infine per il bianco da 284 a 328 minuti. Il presidio ospedaliero Grassi di Ostia, ubicato nel Municipio X di Roma Capitale (ex Municipio XIII), si caratterizza per un'area di ricettività ed un bacino d'utenza molto ampio, stimato in oltre 500 mila persone che durante l'estate si triplica. I dati che provengono dalla Asl Roma D sono sconcertanti e confermano l'emergenza dei pronto soccorso nella Regione Lazio».
Così dichiara in una nota Fabrizio Santori, consigliere della Regione Lazio e componente della commissione Salute, «che nel rendere nota la risposta della Asl sugli accessi al Pronto Soccorso del Grassi nel mese di gennaio e sui tempi medi di permanenza registrati rispetto al 2013, ha effettuato la 19ma tappa del Tour della Sanità malata presso l'Ospedale G.B. Grassi ad Ostia Lido». «Ho presentato un'interrogazione scritta sul Pronto Soccorso di Ostia al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ma ancora non ho ricevuto alcuna risposta - aggiunge - Nell'interrogazione ho richiesto quali interventi verranno in merito alle carenze strutturali e quali azioni si intendono intraprendere per risolvere le questioni sollevate.
Ma da Zingaretti ancora nessuna risposta né su questo né sui risultati dell'indagine interna voluta dalla Regione Lazio in relazione alle cause che hanno portato alla morte del bimbo al Grassi di Ostia.
Questo è purtroppo il modo e l'efficienza con cui la Regione affronta una richiesta di chiarimenti su un argomento così delicato».
red 101103 MAR 14
(Fabio Sabbatani Schiuma - Riva Destra)
www.studiostampa.com

Così dichiara in una nota Fabrizio Santori, consigliere della Regione Lazio e componente della commissione Salute, «che nel rendere nota la risposta della Asl sugli accessi al Pronto Soccorso del Grassi nel mese di gennaio e sui tempi medi di permanenza registrati rispetto al 2013, ha effettuato la 19ma tappa del Tour della Sanità malata presso l'Ospedale G.B. Grassi ad Ostia Lido». «Ho presentato un'interrogazione scritta sul Pronto Soccorso di Ostia al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ma ancora non ho ricevuto alcuna risposta - aggiunge - Nell'interrogazione ho richiesto quali interventi verranno in merito alle carenze strutturali e quali azioni si intendono intraprendere per risolvere le questioni sollevate.
Ma da Zingaretti ancora nessuna risposta né su questo né sui risultati dell'indagine interna voluta dalla Regione Lazio in relazione alle cause che hanno portato alla morte del bimbo al Grassi di Ostia.
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Fabio Sabbatani Schiuma Segretario Nazionale di Riva Destra |
Questo è purtroppo il modo e l'efficienza con cui la Regione affronta una richiesta di chiarimenti su un argomento così delicato».
red 101103 MAR 14
(Fabio Sabbatani Schiuma - Riva Destra)
www.studiostampa.com
sabato 8 marzo 2014
"L'Europa che non c'è (mai stata) e la destra che manca".
CONSIGLIO LA LETTURA di quest'ennesimo pezzo di Forte Apache su 'Il Velino'...una provocazione o una verità?
Ai lettori la scelta...
Fabio Sabbatani Schiuma
Europa nazione, un mito infranto
di Forte Apache
Ai lettori la scelta...
Fabio Sabbatani Schiuma
Europa nazione, un mito infranto
di Forte Apache
Ma che bella quest'Europa che balbetta impacciata sulla crisi Ucraina e che non riesce a prendere posizione neppure sull'assurda vicenda dei nostri due Marò in India! Inconsistente e ininfluente sullo scacchiere internazionale, ma coll'indice sempre alzato a redarguire noi reprobi: ecco come appare l' Unione Europea.
Ed ecco perché nell'approssimarsi di una delle tornate elettorali più incerte e combattute, un sentimento identitario e nazionalista spinge i vessilli dei partiti e dei movimenti di destra. Che sono saldamente in campo ovunque. E ovunque recitano un ruolo da protagonisti. Ovunque, tranne che in Italia. Alla guerra contro un'eurocrazia presuntuosa e pure un po ottusa, il nostro barcollante Stivale partecipa infatti solo con l'iniziativa territoriale leghista e con l'intuito istrionico di Beppe Grillo. Ma non con una formazione politica di destra nazionale chiaramente schierata. Perché? Semplicemente perché la destra non c'è più. Si è liquefatta. Dissolta. Il che, elaborato il lutto, ci consente di dire una verità. Dire cioè che la destra italiana si è bevuta per tanto tempo una fantastica bugia: l'idea di Europa nazione. Un cocktail improvvisato dal dosaggio incerto. Nessuno ha mai avuto il coraggio di ammetterlo. Almeno sino ad oggi. Il tabù ha resistito. Così come sempre resistono i tabù o i dogmi: evitando domande. Un Tabù costruito e teorizzato nell'Europa di ieri, quella col muro di Berlino, col mondo diviso in due blocchi, con internet, smartphone e rivoluzione dei social network ancor di la da venire. Una balla a cui in tanti abbiamo creduto. Per anni il vessillo dell'Europa nazione, ha sedotto fior di gioventù. Ed ha pure procurato una solida base programmatico-ideale a dei cinici mestieranti della politica in cerca di un qualsiasi appiglio culturale per captare consenso. Almeno, per l'appunto, sino alla recente durissima crisi. Che coincide (guarda un po gli scherzi del destino) con l'evaporare della destra dalla scena politica italiana. Schiacciata dalla superficialità, dalla supponenza e dall'incapacità del suo gruppo dirigente, la destra ha infatti collassato proprio mentre una delle sue bandiere ideali, l'Europa Nazione, mostrava chiaramente tutti i suoi limiti. Mentre naufragava la grande fuffa della " Comunità di destini ". Quando l'Europa è stata Nazione? Quali sono i tratti unificanti dei popoli del vecchio continente? Ci hanno pure provato a trovare una risposta. Addirittura in pompa magna. Con la "Convenzione per l'Europa" che per quasi un paio di anni si insediò a Bruxelles sotto la guida di Giscard d'Estaing. Alla fine però convennero che neppure i campanili, che pur ci sono da Lisbona agli Urali, avrebbero potuto dare un tratto unificante. L'unica possibilità di unificare queste terre, per millenni, si era avuta grazie alla persuasione della spada. Cioè con la conquista. Ma, per carità, guai a dirlo! Culture diverse, stili di vita diversi, mentalità diverse. Proprio nell'era dell'esaltazione delle diversità a noi toccava essere uguali per trattato. Il fallimento (silenzioso) della Convenzione avrebbe dovuto far riflettere. Ma siccome già il vento della retorica gonfiava le vele all' Euro (imposto con una tassa e senza chiederci il parere) si preferì tacere. Tutti tacquero. E tacque in special modo la destra italiana. Per calcolo. Per non dispiacere quell'allegra combriccola cui s'era prostrata in attesa di legittimazione. E perché non poteva mettere in discussione uno dei suoi dogmi fondanti. Ma, se l'abito invisibile agli stupidi -spiega Andersen- è una truffa, prima o poi l'innocenza di un bambino la svelerà. Così questa crisi che sta spolpando famiglie e nazioni intere ha svelato ai più che, se non di una truffa, questa logora retorica europeista è figlia almeno di una gigantesca utopia. Che una vera destra nazionale e popolare avrebbe dovuto denunciare. Se non fosse stata compressa nei suoi dogmi e sedotta dagli eurocrati nostrani. Perché per le élite responsabili delle sciagurate scelte di politica economica, per i detentori delle grandi ricchezze, per i politici al traino dei veri forti poteri, l'Europa è sempre e comunque una Dea. L'Europa che non si discute e che si ama. L'Europa che è il futuro e che senza di Lei il diluvio. L'Europa che si può forse correggere, ma mai e poi mai mettere in dubbio. E allora vai con l'offensiva del " comune destino ", vai con " l'irreversibilità della moneta ", vai con quell'imperativo che suona come una minaccia: " non meno, ma più Europa !". Paraponziponzipò. Il circo mediatico è schierato a tutto campo. Suona la grancassa. La compagnia di giro si esibisce nei talk show sempre nella medesima recita a soggetto. E chi è che dice no? Chi si incarica di interpretare il dissenso? Solo il Grillo nazionale, che ha la forza e la follia di urlare il dubbio e di proproporre il referendum consultivo sulla moneta-cappio. E anche il giovane Salvini che prova con questa sfida a riqualificare la Lega. Quanto a coloro che a destra cercano di rimettere insieme i cocci di una identità che appare irrimediabilmente perduta si può soltanto notare quanto sia flebile la loro vocina. Il loro distinguo misurato e impacciato, la loro argomentazione contorta. Per paura di essere silenziati. Perciò fanno precedere l'accenno di critica da una devastante premessa: " Noi siamo europeisti convinti! ". Che li consegnerà dritti dritti all'irrilevanza elettorale e politica.
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