Aggiornamenti e News

sabato 21 febbraio 2015

A PROPOSITO DI "HOOLIGANS" OLANDESI

Noi laziali rastrellati nell’inferno di Varsavia.
di Alessandro Vinci, tifoso laziale, 22 anni arrestato a Varsavia. 
Rabbia, dolore, senso d’ingiustizia. Sono questi i sentimenti che provo mentre leggo i quotidiani e guardo in televisione le immagini di Roma messa a ferro e fuoco da un’orda di delinquenti. Ubriachi di alcool e di violenza. Senza morale, senza coscienza. E il cuore inizia a pulsare più forte, con la mente che ritrova e riapre alcuni cassetti della memoria che speravo sepolti sotto la polvere del tempo.

Quelli con i quali, comincio ad esserne certo, dovrò convivere per la vita. Così, mentre scorrono sullo schermo come un film le barbarie che gli hooligans olandesi stanno mettendo in atto nella nostra città, la mia testa torna istintivamente, direttamente, dolorosamente, a Varsavia. Eccoci in strada, con sciarpe e bandiere, felici di seguire ancora per il mondo la nostra squadra del cuore. Siamo tanti davanti all’Hard Rock Café.

Partiamo tranquillamente in direzione dello stadio, inconsapevoli di ciò che sta per accaderci. Dell’inferno che ci hanno riservato in Polonia. All’improvviso ci circondano, ci buttano in terra, non si capisce più niente. Non sono i tifosi del Legia, ma gli agenti della polizia locale in tenuta anti-sommossa.

Perdo l’orientamento, cosa sta accadendo? Vedo manganelli ovunque, scudi e lacrimogeni. Chi ce la fa scappa, tutti corrono cercando di eludere i blocchi delle forze dell’ordine. Io e tanti altri veniamo rastrellati in strada e caricati a forza su delle camionette precedentemente posizionate in una stradina laterale.

A questo punto, mentre tutto è confuso, una cosa è invece chiarissima. Siamo vittime di un agguato preparato nei minimi dettagli. È l’inizio dell’incubo. Dei processi sommari ed in una lingua a noi incomprensibile, delle ammissioni di colpa estorte con l’inganno, del cibo razionato e dell’acqua quasi assente. Molti di noi, nonostante le famiglie siano disponibili a versare la cauzione, restano dietro le sbarre del carcere di Bialoleka per settimane. Umiliati, derisi, chiamati mafiosi dalle guardie. Per tutti arriva anche il Daspo di due anni per le manifestazioni sportive in Polonia. Ultimo souvenir da mettere nella valigia di una trasferta inimmaginabile. Ora basta.

Mi scuoto, ripongo negli angoli più remoti della psiche il passato. E la realtà mi travolge. Penso alla mia città, parte di un’Europa unita solo nelle stanze di Bruxelles, con leggi e relative applicazioni diverse ed inique, costretta a subire l’ennesima violenza. Vorrei chiudere gli occhi ma non posso. E la rabbia sale.

Fabio Sabbatani Schiuma - Segretario Nazionale di Riva Destra

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Santori e Schiuma ci saranno «Il 28 in piazza con Matteo».



venerdì 20 febbraio 2015

SU FACEBOOK SCRIVONO CHE :"DOBBIAMO RINGRAZIARE IL PDL".

RISPONDO !  
NO E POI ANCORA NO. DOBBIAMO RINGRAZIARE CHI CONTINUA A CERCARE DI INDIVIDUARE SE IL FARABUTTO DI TURNO SIA DI DESTRA O DI SINISTRA. LA POLITICA NON ESISTE PIÙ DA ANNI, SE NON NELLA TESTA DEI POVERI CITTADINI. UNA CASTA DI LADRI CONTINUA A FARE I PROPRI PORCI COMODI RIDENDO DEGLI ITALIANI CHE PASSANO IL TEMPO A LITIGARE TRA LORO DICENDO SE E' COLPA DI BERLUSCONI O COLPA DEI PARTITI AL GOVERNO. I LADRI NON HANNO COLORE, SONO FARABUTTI E BASTA. ABBIAMO UN GOVERNO CHE FA LA CONTA DI QUANTI INDAGATI HA E I GIORNALI SCRIVONO DI TROIE. GLI ITALIANI MERITANO DI MORIRE DI FAME IN UNA NAZIONE LETAMAIO CHE, SENZA UNA SOLUZIONE DRASTICA, A BREVE SARA' COMPLETAMENTE PRIVA DI SERVIZI, PENSIONI, SANITÀ, MANUTENZIONE E SICUREZZA ! 

GIANCARLO BERTOLLINI


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Roma-Feyenoord, Bruzzone: “Italia ha paura di mostrare i denti. Poliziotti ridotti ad ombre, come reagire”.

Una furia. Mai avevamo sentito Roberta Bruzzone così alterata. La sua è una difesa nei confronti delle Forze dell’Ordine “terrorizzate dalle conseguenze di fare bene il proprio lavoro”. La nota criminologa invoca la certezza della pena e “soprattutto la sua rapidità” nell'intervista a IntelligoNews, nella quale auspica che dopo gli incidenti di ieri a Roma si inizi a dare qualche segnale forte…
Come definisce il tipo di criminalità visto ieri a Roma e chi deve pagare per quanto accaduto?
«Un gruppetto di squilibrati di infima categoria che ha ferito Roma nei suoi luoghi più preziosi. Si immagini cosa può fare un gruppo di soggetti anche malamente organizzati. Chi sbaglia deve cominciare a pagare senza se e senza ma…».
Ancora una volta nel mirino finisce la certezza della pena?
«La certezza della pena e soprattutto la sua rapidità. È come se un genitore dicesse a un figlio che deve pagare per l’oggetto che ha rotto, ma la punizione arriverà dopo sei anni. Se l’oggetto lo hai rotto oggi ti punisco subito, altrimenti che tipo di deterrente è?».
La città non è stata difesa in modo adeguato?
«Dobbiamo alzare la guardia cari signori, è ora di finirla. L’Italia non deve essere il Paese in cui ognuno può fare ciò che gli pare, bisogna cominciare a dare qualche segnale forte. 
Il problema è anche legato ai tagli che hanno subito le Forze dell’Ordine?
«Dobbiamo capire cosa vogliamo fare da grandi. La coperta è corta, ma se vogliamo sicurezza dobbiamo investire altrimenti poi non possiamo lamentarci. Le nozze con i fichi secchi non si possono fare, chiaro? Quello che ci hanno fatto credere non va bene, occorre una revisione del Paese che sia scevra da logiche populistiche».
Ieri sera Renzi ha detto che è il Feyenoord a dover chiedere scusa…
«Non è un problema di scuse da parte dell’Olanda, questo è un gruppo di imbecilli che sono riusciti a fare ciò che volevano in totale autonomia e libertà. Il problema è che l’Italia deve essere in grado di prendere subito a calci in culo gente di questo tipo! Abbia pazienza…».
Qual è allora il vero problema di questo Paese?
«L’avere paura di mostrare i denti. L’Italia non è in grado di reagire nella giusta misura davanti a situazioni di questo genere e anche più gravi. Noi ci facciamo letteralmente fare a pezzi dai primi imbecilli che vengono. Che speranze abbiamo se venissero quattro soggetti anche malamente addestrati? Questo è il punto».
Inizia intanto la pratica dello scaricarsi a vicenda le responsabilità. Chi ha sbagliato: il Campidoglio, la Prefettura, il Viminale?
«C’è una responsabilità diffusa perché ci sono delle direttive che non consentono agli ottimi operatori di Polizia che abbiamo, e ci tengo a ribadire questo concetto, di fare il loro mestiere perché ormai sono tutti terrorizzati dalla conseguenze di fare bene il proprio lavoro.
Siamo arrivati a questo punto. Alla fine dei giochi per un arresto fatto in maniera energica i poliziotti rischiano di andare davanti ai giudici. Se vogliamo difendere i delinquenti basta essere chiari e poi non lamentarsi quando accadono fatti come quelli di ieri. Abbiamo ridotto gli operatori di Polizia ad ombre di quello che erano».
Non è sufficiente il Daspo…
«Ma quale Daspo! Questo è il Paese dove la peggiore feccia d’Europa viene nella consapevolezza di poter fare quello che le pare perché alle brutte, anche se arrestata, dopo un paio di giorni potrebbe essere già fuori».
Questa volta non si può neanche tirare in ballo il fattore sorpresa visto quanto accaduto circa dodici ore prima a Campo de’ Fiori…
«Ancora stiamo a giocare con la prevedibilità? Si sa benissimo che un gruppo di tifoserie di questo tipo può portare guai, ma cosa aspettiamo la domanda in carta bollata?». 

Fonte: IntelligoNews 

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giovedì 19 febbraio 2015

VENEZIANI: Alleanza Nazionale "non ha lasciato segni nella storia italiana".

Marcello Veneziani su An: "quel partito è ormai scomparso dalla storia del Paese". E su Berlusconi:"La destra di Berlusconi ormai è una coalizione intorno a un leader, una struttura monarchica". 

"Dell’esperienza di An non c’è più traccia", afferma Marcello Veneziani: quel partito è ormai scomparso dalla storia del nostro Paese.
Marcello Veneziani, dell’idea che, vent'anni fa, portò la destra al governo, cosa resta oggi?
"Quell'idea, quelle condizioni quelle passioni e quei valori esistono allo stato diffuso, quello che non esiste più e che non ha lasciato traccia è l’idea di una destra politica. È passata via come acqua che scorre, non ha lasciato alcun tipo di impronta, negli anni in cui è stata al governo, in Parlamento: nulla di significativo che possa dire: qui è passata la destra".
E i valori?
"Quelle convinzioni, che alimentavano la maggioranza silenziosa del Paese, quella cospicua fetta di italiani che si riconoscevano in quei valori tradizionali, comunitari, quelli, credono, che restino ancora. Non hanno espressione politica né nessuno che li rappresenti, ma esistono".
La differenza tra il Msi e An?
"La differenza fu essenziale, il Msi fu un partito di testimonianza che mirava a tenere unita una comunità ed un partito in una posizione che si sapeva essere ininfluente. Aveva la nobiltà e la sterilità della testimonianza. An fa il percorso opposto: nasce come forza in funzione di una coalizione che va al governo e che poi vince, rientra ampiamente nella dimensione politica, ma poi non lascia tracce, la sua esperienza complessiva è negativa. Il bilancio che si fa porta a dire paradossalmente che era meglio la destra di pura testimonianza".
Quante volte è cambiata la destra?
"La destra ha sempre avuto una pluralità di anime: c’era anche, ad esempio, nel Msi, un’anima che era filoisraeliana, filoccidentale e un’altra anima che invece tendeva più a riconoscere le ragioni dei palestinesi, a concepire l’Europa in antitesi o almeno non subordinata all’America e all’Occidente. Ci sono sempre state pluralità di espressioni. Le stesse cose sono continuate dopo in An, Non c’è un piano progressivo da una destra chiusa, dura e pura, a una destra, invece, libera e felice".
E la destra che c’è oggi?
"La destra di oggi, lo sostengo da tempo, esiste come opinione pubblica, come convinzione di molti, ma non c’è altro. Oggi i due soggetti che vagamente la interpretano sono la Lega di Salvini, o meglio, Salvini più che la Lega, che la interpreta con i tratti duri, radicali, di un lepenismo alla lombarda, non direi nemmeno all’italiana. Dall’altra parte Giorgia Meloni che ha sicuramente un linguaggio molto vicino alla destra e alle sue componenti storiche, ma che rappresenta un piccolo partito che ha anche difficoltà ad esprimere una classe dirigente. Queste sono le destre superstiti".
E Berlusconi?
"La destra di Berlusconi ormai è una coalizione intorno a un leader, è una struttura monarchica, legata al suo rapporto fiduciario nei confronti del capo e il capo un giorno è liberale, un altro è populista, e un giorno cura, come è comprensibile, i suoi interessi, non si può definire stricto sensu un’espressione di una destra".
Perché Salvini ha successo?
"Il suo successo si spiega da una parte con il cedimento di Berlusconi che, per quanto abbia contestato questi tre anni e mezzo in cui è stato all'opposizione ha sostenuto il governo Monti, il governo Letta, in una prima fase, ha fatto il patto del Nazareno, ha rivotato Napolitano... questo ha creato il desiderio di una destra che fosse di opposizione e non di appoggio. A questo si aggiungono i temi, che sono quelli della Le Pen in Francia, e che Salvini ha cavalcato benissimo in Italia: l’identità italiana, le radici cristiane, l’allarme immigrazione, contestazione dell’euro e della tecnocrazia che è alle sue spalle, tutto un frasario reso anche televisivamente in modo diretto, semplice".

A. A. - Fonte: IL TEMPO

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mercoledì 18 febbraio 2015

Europa: Riva Destra ha la vista lunga !

L'Isis si prepara a prendersi la Tunisia. Complimenti sempre agli idioti italiani che inneggiavano alla Primavera araba. 
Riva Destra il 16 febbraio del 2011 era sotto la sede del Parlamento europeo a Roma, con la pioggia e due striscioni: 
"Aridatece Ben Alì, Mubarak e Gheddafi" 
e "Clandestini fuori da confini". 


IL FUTURO DEL CENTRODESTRA

La destra romana in fila da Salvini
Il leghista prepara la manifestazione del 28 a piazza del Popolo. Allarme centri sociali.

Obiettivo centomila. Fervono i preparativi per la manifestazione promossa da Matteo Salvini il prossimo 28 febbraio a Roma in piazza del Popolo. Quella del segretario della Lega è una vera e propria chiamata a raccolta del popolo antirenziano, un’adunanza delle destre che vedono il leader del Carroccio - in costante crescita nel Centro-Sud - come l’unico in grado di riaggregare un campo balcanizzato e in crisi politico-culturale e di rimetterlo in pista per sfidare il Pd.
Il titolo della manifestazione, del resto, è eloquente: "Renzi a casa". Salvini alza i toni, attacca il governo su immigrazione, terrorismo, economia, Europa e lancia il guanto di sfida al premier e segretario Dem. "Ci saranno centomila persone, una risata li seppellirà", dice il segretario di via Bellerio ricorrendo a una storica citazione anarchica. "Piazza del popolo a Roma non dico che deve esplodere, visti i tempi, ma ribollire di persone per bene: interverranno dal palco medici, poliziotti - prosegue Renzi - Abbiamo bisogno di persone per bene".
Autorevoli fonti parlamentari riferiscono che il 28 febbraio raggiungeranno la Capitale circa 250 pullman, circa 150 di quali dal Nord e un centinaio dal Mezzogiorno. Tantissimi militanti, invece, arriveranno a Roma in treno. L’allerta delle forze dell’ordine resta altissima. Sebbene la manifestazione di Salvini non sia un corteo, da giorni centri sociali e collettivi studenteschi di estrema sinistra promettono contromanifestazioni al grido di «Salvini Roma non ti vuole», come riportato da Il Tempo il 7 febbraio. Il timore è che possano verificarsi scontri durante l’afflusso in piazza del Popolo dei militanti di Salvini. Oggi collettivi e centri sociali si rivedranno all’università La Sapienza - come già fatto ai primi del mese - per organizzare la controffensiva: un corteo dall’ateneo fino in piazza del Popolo, anche se nessuna manifestazione sarebbe stata ancora autorizzata dalla Questura.
Di certo in piazza del Popolo ci saranno non solo gli elettori del leader leghista, ma anche i politici romani che hanno aderito alla lista "Noi con Salvini". Tra loro il consigliere comunale e capogruppo Ncs in Campidoglio Marco Pomarici. Ma anche tanti politici che ufficialmente ancora non hanno scelto formalmente l’altro Matteo e che militano in altri partiti, come la leader di Fratelli d’Italia-An Giorgia Meloni. Ci sarà ad esempio l’ex portavoce nazionale Ncd Barbara Saltamartini, ora passata al gruppo Misto. E a nessuno sono sfuggite le dimissioni da capogruppo Ncd in Regione Lazio di Pietro Di Paolo, marito della Saltamartini. Di Paolo ha spiegato ai colleghi l’intenzione di percorrere un percorso politico diverso da quello di Alfano, ma non se l’è sentita, per correttezza istituzionale, di andarsene da capogruppo in carica. Alla Pisana sono in tanti a guardare a Salvini. C’è ad esempio il giovane Fabrizio Santori e voci di corridoio parlano di una prossima formazione di un gruppo consiliare "Noi con Salvini" in Consiglio regionale.
Insomma, l’altro Matteo miete consensi. Ora toccherà a lui decidere come muoversi. In molti vogliono capire il progetto e fino a che punto la sua sarà una lista civica, quale possa essere l’agibilità per chi ricopre una carica elettiva. «Aspettiamo che la nebbia si diradi - spiega un consigliere regionale - Per la destra Salvini è la luce fuori dal tunnel, però manca ancora chiarezza. Il senatore Volpi all’inizio ha spinto molto sull’acceleratore e ora il progetto è stato frenato: in tanti fuori dalla porta aspettano ancora una risposta. Inoltre cosa farà il resto della destra, ad esempio la Meloni? È chiaro però che l’attenzione verso Salvini resta altissima». L’impressione è che dopo il 28 febbraio e con l’avvicinarsi delle regionali tutto possa essere più chiaro.

di Daniele Di Mario - IL TEMPO

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