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mercoledì 8 agosto 2018
Buone Ferie e ... RICORDA !
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Riva Destra
venerdì 20 luglio 2018
A destra tornò la “Festa Tricolore”: lo storico appuntamento di nuovo a Roma.
Il movimento Riva Destra lo aveva annunciato il 4 luglio scorso, in occasione dell'inaugurazione della sua nuova sede romana, a due passi dal Viminale: nel Lazio. A destra, torna la stagione delle feste tricolori.
Lo storico appuntamento del Movimento Sociale, dal 1982 al 1994, poi a seguire di Alleanza Nazionale fino al 2008, riemerge in provincia di Roma. E precisamente nell'antica Preneste, oggi Palestrina, paese a meno di 40 chilometri dalla Capitale.
A dire il vero anche il partito di Giorgia Meloni ha cercato di continuarne la tradizione spostandola però a Milano, grazie all'organizzazione del suo proconsole locale Ignazio La Russa. Fatto sta che i tempi nei quali Giorgio Almirante e poi Gianfranco Fini infiammavano le folle della destra italiana, che resisteva e poi cresceva fino a diventare partito di governo, sembrano appartenere a un'altra epoca oramai.
"La nostra - spiega ad affaritaliani.it Fabio Sabbatani Schiuma, fondatore di Riva Destra, oggi consigliere nel quadrante attraversato proprio da Via Prenestina (la consolare che appunto collega Roma a Palestrina), dopo quasi 15 anni di Campidoglio e una costante presenza sulla piazza - non è solo una rievocazione storica di una festa che ha un profondo significato per chi è di destra e quindi anche di chi come noi ne siamo stati storicamente il suo primo circolo. È anche un segnale che vogliamo dare: di una destra doc, moderna ma con le radici salde, ce n'è bisogno. Il fallimento di Fini e di tutti i suoi colonnelli è stato totale e per ricostruirla serve una nuova classe dirigente, nuovi leader a cui noi offriamo il nostro sostegno per affermarsi in campo nazionale, riunire e ricostruire sulle macerie".
Riva destra è oggi schierata comunque "a favore di una coalizione di centrodestra, che per noi deve restare unita, per quanto oggi ne è Salvini l'indiscusso nuovo leader, il quale oggi raccoglie voti e consensi grazie a idee e valori che ieri erano il bagaglio culturale della destra". Domenica capiterà cosi di vedere fianco a fianco esponenti di primo piano di tutti e tre i partiti che ufficialmente ancora compongono il centrodestra, mentre al governo invece la Lega è alleata con il M5S.
In prima fila Mario Borghezio, un passato nella destra più accesa e poi un cursus honorum come irriducibile leghista, fino al Parlamento Europeo dove oggi siede, e animatore della Fondazione 'Europa dei popoli'. A Palestrina ci sarà anche una delegazione di FDI, con il deputato Marco Silvestroni, peraltro responsabile della provincia di Roma, e due consiglieri regionali, il capogruppo Fabrizio Ghera e la promettente e giovanissima Chiara Colosimo. Ma anche una rappresentanza, probabilmente un po' 'critica' di Forza Italia, con il ras locale, già senatore, Francesco Aracri, anche lui di rigorosa provenienza aennina, e un'altra emergente neoeletta alla Pisana, Laura Cartaginese, che nella limitrofa zona di Tivoli ha la sua roccaforte. Si parla anche di una possibile presenza last second del Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, il quale avrebbe comunicato ufficialmente agli organizzatori che "cercherà di esserci" e sarebbe davvero interessante vederlo fianco a fianco con Borghezio.
Il tutto in una location completamente agreste: "Abbiamo organizzato nel miglior modo possibile, con i nostri unici mezzi che sono le nostre braccia e una colletta - spiegano i vertici romani di Riva Destra, Lorenzo Loiacono, Cristiano Spadola e Diamante Guerra - anche perché noi non siamo un partito, ci teniamo a sottolineare, ma una comunità militante che vuole dare un contributo a ricostruire la destra partitica e offrire sostegno e candidati ai partiti di centrodestra che ci offrono spazi nei territori".
Così Domenica prossima, dalle 11 in poi, attorno a brace, bruschette, vino e anguria, offerti come "pranzo sociale" da Riva Destra, con tanto di piscina per bambini e ombrelloni per ripararsi dal sole, "ci saranno anche i nostri coordinatori di Calabria e Puglia (Francesco Stinà e Francesco De Noia), il nostro amico Enzo Rivellini, anche lui già europarlamentare e oggi leader del movimento Napoli Capitale, e il nostro consigliere comunale a Catania, Nino Penna - annuncia il Portavoce Nazionale di Riva Destra, Alfio Bosco, siciliano doc - appena eletto grazie alla lista Diventerà Bellissima del governatore Nello Musumeci, altro nostro importantissimo punto di riferimento".
Prossimo appuntamento sulla Riva Destra, la riunione del suo 'parlamentino', la Direzione Nazionale, il 7 ottobre a Roma, ma chissà se il centrodestra sarà ancora in piedi.
O lo sarà invece il governo giallo-verde.
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martedì 8 maggio 2018
"Avanti con una destra piu' forte, nel centrodestra".
(IL MIO PUNTO DI VISTA
di Fabio Sabbatani Schiuma).
Vediamo cosa e’ accaduto dalle consultazioni in poi, ossia dalla pantomima di Di Maio, convinto di meritare ciò che non gli spettava e in realtà interessato solo a sfasciare gli altri schieramenti. Il centrodestra, invece, ha tenuto bene. Va dato atto a Salvini di aver messo al primo posto la compattezza dello schieramento. Le sirene di un governo Lega e 5 Stelle non hanno avuto effetto. D'altronde molti degli eletti in Parlamento, compresi quelli leghisti, lo sono stati grazie a elettori, i quali hanno votato per un governo di centrodestra. Non di certo per andarci con altri. Neanche col PD, sia chiaro. Resto dell’idea che un incarico politico a Salvini stesso, sarebbe stato il modo peggiore per bruciarsi. E ovviamente il Quirinale -lo ha detto da subito- non da mandati alla cieca: altrimenti a cosa servirebbero le consultazioni? Come era già stato ampiamente previsto da questa legge elettorale perversa, non c’e’ una maggioranza con i numeri per governare. Ricordiamoci che, al momento, un governo ancora in carica c’e’. Ed e’ quello Gentiloni, ossia di uno schieramento ampiamente sfiduciato dalle urne. E’ prerogativa del Quirinale -nessun colpo di stato come nel 2011- ora provare con un governo, chiamiamolo neutrale, di larghe intese, tecnico, di scopo, a tempo, che di fatto porti avanti l’ordinario, modifichi la legge elettorale e permetta agli Italiani di esprimersi nuovamente al voto, facendo tesoro sulla sostanziale inutilità del voto ai grillini e dei danni riportati con quello a sinistra. Quando? Personalmente, non credo prima di due anni e mezzo. Felice di sbagliarmi in caso contrario. Nel frattempo di cosa da fare ce ne saranno: partecipare attivamente alla ricostruzione un'area di destra autentica, nuova, moderna, dalle radici solide, forte innanzitutto, e non più marginale, dopo i fallimenti di Fini & c., partendo dalle persone, oltre gli schieramenti di partito.
www.studiostampa.com
di Fabio Sabbatani Schiuma).
Vediamo cosa e’ accaduto dalle consultazioni in poi, ossia dalla pantomima di Di Maio, convinto di meritare ciò che non gli spettava e in realtà interessato solo a sfasciare gli altri schieramenti. Il centrodestra, invece, ha tenuto bene. Va dato atto a Salvini di aver messo al primo posto la compattezza dello schieramento. Le sirene di un governo Lega e 5 Stelle non hanno avuto effetto. D'altronde molti degli eletti in Parlamento, compresi quelli leghisti, lo sono stati grazie a elettori, i quali hanno votato per un governo di centrodestra. Non di certo per andarci con altri. Neanche col PD, sia chiaro. Resto dell’idea che un incarico politico a Salvini stesso, sarebbe stato il modo peggiore per bruciarsi. E ovviamente il Quirinale -lo ha detto da subito- non da mandati alla cieca: altrimenti a cosa servirebbero le consultazioni? Come era già stato ampiamente previsto da questa legge elettorale perversa, non c’e’ una maggioranza con i numeri per governare. Ricordiamoci che, al momento, un governo ancora in carica c’e’. Ed e’ quello Gentiloni, ossia di uno schieramento ampiamente sfiduciato dalle urne. E’ prerogativa del Quirinale -nessun colpo di stato come nel 2011- ora provare con un governo, chiamiamolo neutrale, di larghe intese, tecnico, di scopo, a tempo, che di fatto porti avanti l’ordinario, modifichi la legge elettorale e permetta agli Italiani di esprimersi nuovamente al voto, facendo tesoro sulla sostanziale inutilità del voto ai grillini e dei danni riportati con quello a sinistra. Quando? Personalmente, non credo prima di due anni e mezzo. Felice di sbagliarmi in caso contrario. Nel frattempo di cosa da fare ce ne saranno: partecipare attivamente alla ricostruzione un'area di destra autentica, nuova, moderna, dalle radici solide, forte innanzitutto, e non più marginale, dopo i fallimenti di Fini & c., partendo dalle persone, oltre gli schieramenti di partito.
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mercoledì 1 febbraio 2017
La Destra Italiana su La7.
sabato 16 gennaio 2016
Così parlò Giorgio Almirante !
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giovedì 29 ottobre 2015
Non sappiamo perché ma alcuni, quando c'è da unire, si mettono sempre a dividere.
Riportiamo da: "IL TALEBANO".
...la manifestazione dell’8 novembre ha un significato politico ben preciso: è una prova di forza della Lega che vuol dimostrare al centrodestra di essere ormai il motore che muove l’elettorato anti Renzi; è un invito della Lega ai partiti di centrodestra affinché si aggreghino nella marcia per abbattere Renzi; è un messaggio di Salvini a Berlusconi affinché la smetta di appoggiare Renzi. Quel che non ha capito Casa Pound, è che tutto ciò serve proprio per mettere un ulteriore mattone al progetto identitario...
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...la manifestazione dell’8 novembre ha un significato politico ben preciso: è una prova di forza della Lega che vuol dimostrare al centrodestra di essere ormai il motore che muove l’elettorato anti Renzi; è un invito della Lega ai partiti di centrodestra affinché si aggreghino nella marcia per abbattere Renzi; è un messaggio di Salvini a Berlusconi affinché la smetta di appoggiare Renzi. Quel che non ha capito Casa Pound, è che tutto ciò serve proprio per mettere un ulteriore mattone al progetto identitario...
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mercoledì 25 marzo 2015
L'UNITA' A DESTRA. IL RUOLO DI RIVA DESTRA. LA CAMPAGNA 'LA DESTRA RIPARTE'. IL RAPPORTO CON SALVINI.
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Fabio Schiuma |
Siamo in perfetta linea con Pietrangelo. Avanti tutta. Il domani appartiene a noi.
Fabio Sabbatani Schiuma, Segretario Nazionale di Riva Destra
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martedì 24 marzo 2015
Destra: si cerca l'unità, ma le "anime" si dividono.
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Fabio Schiuma |
(ANSA) - ROMA, 24 MAR - Riunire la destra? Più facile a dirsi che a farsi. E la recente storia della diaspora nata con la fine di Alleanza Nazionale sta lì a dimostrarlo. E così mentre le iniziative si moltiplicano, le divisioni restano. Capita ad esempio che mentre sabato una parte dell'An che "conta" si ritroverà a Roma, dalle 9.30 al Residence di Ripetta per ragionare, per dirla con Storace, sulla ipotesi di una "Nuova Alleanza Nazionale" (che dovrebbe quindi dialogare con il centrodestra a trazione berlusconiana), domani un altro pezzo di quel partito, con a capo i circoli Riva Destra, paradossalmente i primi nati nel passaggio da Msi ad An, si ritroverà per proseguire il dialogo con la Lega (cominciato con la manifestazione di Salvini a Roma) e pronunciare un definitivo "basta" ai "colonnelli ex An".
Lo dice chiaramente Fabio Sabbatani Schiuma, segretario di Riva Destra: "Per ricostruire la destra bisogna individuare una nuova classe dirigente, voltare per sempre le amare pagine scritte da Fini e da tutti i suoi colonnelli, nessuno escluso, e dialogare con il Salvini del nuovo corso leghista, che parla chiaro sui problemi reali italiani e ha il coraggio di esporsi su immigrazione ed Europa". Domani il confronto (alle 18.45 nella Sala da Feltre a Trastevere, la stessa che ospitò Salvini insieme a esponenti della destra francese e tedesca prima della manifestazione) vedrà come principale interlocutore il presidente del gruppo al Senato della Lega Nord, Gian Marco Centinaio e il giornalista Pietrangelo Buttafuoco. Sabato invece sarà la volta di volti noti come Isabella Rauti (figlia dello scomparso Pino Rauti e moglie di Gianni Alemanno), tre vicepresidenti, Briguglio, Tatarella e Zacchera, della Fondazione An (quella che detiene sigla, simbolo e il non piccolo patrimonio del partito), ex ministri e personaggi di primo piano che sono "dispersi" tra Forza Italia, Fratelli d'Italia e associazioni e fondazioni assortite: dal già citato leader de La destra, Storace, a Silvano Moffa, da Adolfo Urso e Mario Landolfi, da Roberto Menia a Domenico Nania. Si ritroveranno a discutere, sotto l'egida di una decina di sigle, di "Una destra per la Terza Repubblica: radici storiche, valori fondanti e scelte politiche per una nuova proposta". Nuova tappa della serie di appuntamenti cominciati l'8 febbraio al Cinema Adriano. "Senza una nuova destra che raccolga l'eredità ideale e politica di Alleanza Nazionale per difendere in Europa l'interesse nazionale - afferma Isabella Rauti, portavoce di 'Prima l'Italia' ed esponente del partito di Giorgia Meloni" è impossibile rilanciare un'opposizione credibile in grado di costruire un'alternativa di governo al Pd di Matteo Renzi". La diaspora continua e l'unico elemento comune di questa "sfida" convegnistica è la presenza di un deputato di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano, che in assoluta "par condicio" parteciperà ad entrambi gli eventi. (ANSA). PH 24-MAR-15 17:17 NNNN
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giovedì 12 marzo 2015
Buttafuoco spiega al Foglio la Lega sovranista di Salvini.

BARBARI E REALPOLITIK. Buttafuoco afferma: “Io sono veramente in una posizione di osservatore, mi diverte tantissimo questo meccanismo, quindi non credo che Salvini abbia interesse nella sua stagione politica a farsi interprete di tutto un codice di linguaggio e di visione del mondo. Non gliene frega niente e fa bene a fregarsene di tutto ciò”. Si parla dell’eredità culturale della destra e aggiunge: “ Quello che invece è funzionale dal punto di vista della politica è adottare una lingua di realtà. Cioè il ragionamento è banale, semplice e anche volgare. Esiste una stragrande maggioranza di italiani che non è di sinistra e che non ha avuto fino a oggi rappresentanza politica, figurarsi quella culturale. Salvini è stato velocissimo a posizionarsi in uno spazio totalmente vuoto qual è quello della stragrande maggioranza degli italiani che non ha una rappresentanza politica; s’è messo lì e adesso ha veicolato l’attenzione di tanta parte di italiani non di sinistra che hanno necessità di portare al concreto alcune cose”.
DITE GRAZIE A MATTEO. Salvini, perciò, campione della realpolitik, paladino della pancia o - per usare un’altra metafora - di chi si ritiene “senza casa”: “Ricordiamoci che Salvini eredita un partito che era ridotto allo schifo totale, perfino peggio di Alleanza nazionale, perché era sommerso dagli scandali, dal “cerchio magico”, dai diamanti, dai diplomi comprati in Albania. Salvini trasforma la Lega e la fa nazionale e su questo processo costruisce una casa che può essere l’incubatrice, non certamente in una prima fase di riuscita e di vittoria elettorale e quindi per andare al governo; ma quantomeno può dare finalmente un luogo dove costruire la politica. Anche perché viene subito dopo una stagione orrenda che è stata quella dell’antipolitica. Voglio dire, il peggior avversario di Salvini lo deve comunque ringraziare perché va a posizionarsi in un ambito che finora è stato occupato inutilmente e sterilmente dai cosiddetti Cinque stelle. E il peggiore avversario di Salvini lo deve ringraziare perché finalmente comincia a costruire un edificio dove non necessariamente dev’esserci la destra che piace all’establishment, non è che l’unica destra bella deve essere quella che si apparecchiava Gianfranco Fini, che poi è finita”.
SALVINI VAI DA SOLO. Buttafuoco, poi, “rottama” i superstiti di Alleanza Nazionale: “E’ una semplice e brutale legge della politica: se a questo gruppetto, a tutti questi politici conviene andare con Salvini, è altrettanto ovvio che a Salvini non convenga prenderseli, né caricarseli. E’ inimmaginabile che lui possa fare il ticket per esempio con uno dei protagonisti di quest’area. Tipo Giorgia Meloni? (chi chiede Giuli ndr). Giorgia Meloni o non so chi altri individuare. Salvini si è costruito una personalità, una figura che deve inevitabilmente viaggiare da sola”.
Fonte: Barbadillo
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sabato 7 marzo 2015
Mille Patrie per l'Italia con Matteo Salvini : intervista esclusiva a Gotz Kubitschek di PEGIDA
In occasione dell'evento promosso dal circolo culturale
IL TALEBANO, in collaborazione con RIVA DESTRA,
che si è svolto a Roma il 28.02.2015 alle ore 9,30 ed al quale
ha preso parte, tra gli altri, il Segretario Nazionale della Lega Nord MATTEO SALVINI, è stato intervistato in esclusiva
Gotz Kubitschek, noto esponente di PEGIDA
movimento identitario tedesco.
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martedì 3 marzo 2015
Solidarietà a Marcello Veneziani, via da Il Giornale contro la “pascalizzazione” di Berlusconi
Il messaggio di saluto di Marcello Veneziani
Cari Lettori,
ora vi spiego. Siete in tanti a scrivermi e telefonarmi per sapere come mai non appare più il cucù sul Giornale. Non posso andar via come un clandestino. Il Giornale mi ha comunicato la decisione di chiudere il mio rapporto di lavoro. Subito o al più entro l’estate. La decisione dell’Editore è presa e finirà in modo consensuale. La motivazione formale è lo stato di crisi dei giornali e del Giornale stesso che impone tagli e prepensionamenti.
Al Giornale, si sa, esprimevo una linea dissonante, la mia rubrica era un’isola. Cominciai a scrivere sul Giornale venticinque anni fa, chiamato da Indro Montanelli, ne uscì quando mi parve che la sua posizione non rappresentasse più i suoi lettori e la necessità di una svolta nel Paese; vi ritornai con Feltri per due volte. Lascio a ciascuno pensare al risvolto politico, giornalistico, ma anche umano e professionale, della vicenda in corso; vi risparmio il mio stato d’animo. Chi ha idee come le nostre non è facile che trovi tribune accoglienti. Tengo a farvi conoscere lo stato delle cose, senza polemiche, anche per rispondere a quanti in precedenza mi chiedevano come mai la rubrica quotidiana saltava così spesso negli ultimi tempi, non per mia negligenza. Ho un ruolo pubblico, rappresentativo di un’area d’opinione, la mia attività è esposta in vetrina ogni giorno. Dunque è giusto essere trasparenti fino alla fine e giustificare a voi lettori, che siete i miei veri editori, la futura assenza e la scomparsa della rubrica cucù, dopo quattro anni di vita.
Ho già vissuto situazioni analoghe, alcuni ricordano precedenti esperienze, censure, licenziamenti, casi come l’Italia settimanale ma non solo. E’ il prezzo amaro della libertà e dell’incapacità di essere cortigiani, ruffiani e puttani. Non è un mistero che da tempo reputo conclusa la parabola politica di Berlusconi: da anni non esprime una posizione politica e non interpreta il sentire del suo popolo, perché è preso nelle proprie vicende e nella tutela, pur comprensibile, dei suoi interessi. Lo scrivo da tempo, in un crescendo di toni, da La rivoluzione conservatrice in Italia, ed. 2012 (“la fine del berlusconismo”), poi sul Giornale stesso e giorni fa sul Corriere della sera. Criticai pure la “pascalizzazione” di Berlusconi, i messaggi sulla famiglia, i trans, l’animalismo.
Non ebbi esitazioni a criticare Fini quando era ancora in auge, perché ritenevo che stesse uccidendo la destra, e il tempo poi ci dette amaramente ragione. Per lo stesso motivo non ho esitato a dire che Berlusconi fu la causa principale del trionfo elettorale e poi della dissoluzione del centro-destra. Lo portò al governo e poi alla rovina, col concorso determinante di poteri ostili e alleati ottusi, giudici e media; aggregò forze diverse e poi le disgregò. Espulse pezzi uno dopo l’altro, fino al vuoto, farcito di quaquaraquà. Le mie idee saranno giuste o sbagliate, lo dirà la prova dei fatti, ma quei giudizi nascono da un ragionamento, privo di rancori o vantaggi personali, mosso da passione di verità e da una testimonianza di vita e di coerenza, costi quel che costi. Cercherò di non chiudere il rapporto con voi che mi seguite da tempo e siete abituati al gusto aspro della libera verità, anche quando è scomoda, per noi stessi o per chi abbiamo, in spirito di libertà, sostenuto. Finché ne avrò la possibilità, scriverò dove mi sarà permesso dire quel che penso, e non mancherò di far sentire la mia voce e anche i miei pensieri dell’anima, quelli meno legati all’attualità.
Vi voglio bene, sul serio
Marcello Veneziani
Fonte: IntelligoNews - Dir. Fabio Torriero
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Cari Lettori,
ora vi spiego. Siete in tanti a scrivermi e telefonarmi per sapere come mai non appare più il cucù sul Giornale. Non posso andar via come un clandestino. Il Giornale mi ha comunicato la decisione di chiudere il mio rapporto di lavoro. Subito o al più entro l’estate. La decisione dell’Editore è presa e finirà in modo consensuale. La motivazione formale è lo stato di crisi dei giornali e del Giornale stesso che impone tagli e prepensionamenti.
Al Giornale, si sa, esprimevo una linea dissonante, la mia rubrica era un’isola. Cominciai a scrivere sul Giornale venticinque anni fa, chiamato da Indro Montanelli, ne uscì quando mi parve che la sua posizione non rappresentasse più i suoi lettori e la necessità di una svolta nel Paese; vi ritornai con Feltri per due volte. Lascio a ciascuno pensare al risvolto politico, giornalistico, ma anche umano e professionale, della vicenda in corso; vi risparmio il mio stato d’animo. Chi ha idee come le nostre non è facile che trovi tribune accoglienti. Tengo a farvi conoscere lo stato delle cose, senza polemiche, anche per rispondere a quanti in precedenza mi chiedevano come mai la rubrica quotidiana saltava così spesso negli ultimi tempi, non per mia negligenza. Ho un ruolo pubblico, rappresentativo di un’area d’opinione, la mia attività è esposta in vetrina ogni giorno. Dunque è giusto essere trasparenti fino alla fine e giustificare a voi lettori, che siete i miei veri editori, la futura assenza e la scomparsa della rubrica cucù, dopo quattro anni di vita.
Ho già vissuto situazioni analoghe, alcuni ricordano precedenti esperienze, censure, licenziamenti, casi come l’Italia settimanale ma non solo. E’ il prezzo amaro della libertà e dell’incapacità di essere cortigiani, ruffiani e puttani. Non è un mistero che da tempo reputo conclusa la parabola politica di Berlusconi: da anni non esprime una posizione politica e non interpreta il sentire del suo popolo, perché è preso nelle proprie vicende e nella tutela, pur comprensibile, dei suoi interessi. Lo scrivo da tempo, in un crescendo di toni, da La rivoluzione conservatrice in Italia, ed. 2012 (“la fine del berlusconismo”), poi sul Giornale stesso e giorni fa sul Corriere della sera. Criticai pure la “pascalizzazione” di Berlusconi, i messaggi sulla famiglia, i trans, l’animalismo.
Non ebbi esitazioni a criticare Fini quando era ancora in auge, perché ritenevo che stesse uccidendo la destra, e il tempo poi ci dette amaramente ragione. Per lo stesso motivo non ho esitato a dire che Berlusconi fu la causa principale del trionfo elettorale e poi della dissoluzione del centro-destra. Lo portò al governo e poi alla rovina, col concorso determinante di poteri ostili e alleati ottusi, giudici e media; aggregò forze diverse e poi le disgregò. Espulse pezzi uno dopo l’altro, fino al vuoto, farcito di quaquaraquà. Le mie idee saranno giuste o sbagliate, lo dirà la prova dei fatti, ma quei giudizi nascono da un ragionamento, privo di rancori o vantaggi personali, mosso da passione di verità e da una testimonianza di vita e di coerenza, costi quel che costi. Cercherò di non chiudere il rapporto con voi che mi seguite da tempo e siete abituati al gusto aspro della libera verità, anche quando è scomoda, per noi stessi o per chi abbiamo, in spirito di libertà, sostenuto. Finché ne avrò la possibilità, scriverò dove mi sarà permesso dire quel che penso, e non mancherò di far sentire la mia voce e anche i miei pensieri dell’anima, quelli meno legati all’attualità.
Vi voglio bene, sul serio
Marcello Veneziani
Fonte: IntelligoNews - Dir. Fabio Torriero
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CHIEDIAMO UNA TREGUA (almeno...)
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Fabio Schiuma |
Salvini, con la manifestazione di sabato 28 nella 'storica piazza delle destra', ha comunque smosso le acque di un'area politica che si era impaludata, ormai quasi alla rarefazione. E questo è un dato di fatto.
C'è chi come noi ripone le speranza che l'azione culturale di alcuni movimenti attorno a Salvini e di Pietrangelo Buttafuoco, lo stia portando su posizioni più nazionali e meno secessioniste. Non abbiamo la certezza, ma la speranza e la convinzione che la destra non possa essere ricostruita da chi l'ha distrutta.
Però rispettiamo chi è diffidente e chi preferisce altre strade, partendo dal presupposto che nessuno abbia in tasca la verità.
Si rispetti anche la nostra speranza e il nostro impegno.
Poi il tempo e la storia daranno ragione, speriamo, a qualcuno.
Ma nel frattempo è inutile scagliarsi l'uno contro l'altro.
Tanto, da parte nostra, non intendiamo portare ancora acqua al mulino a certi colonnelli o colonnellesse, che poi con una mano criticano Salvini e con l'altra gli chiedono appuntamento.
Ognuno faccia la sua strada pensando a costruire più che a distruggere.
Perché ha destra ci sono già troppe macerie e l'avversario dovrebbe essere a sinistra e in Europa. Dovrebbe...
Fabio Sabbatani Schiuma - Segretario Nazionale Riva Destra
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lunedì 2 marzo 2015
Veneziani: Salvini è la ciambella di salvataggio del centrodestra.
domenica 1 marzo 2015
Pensatela come vi pare, ma Matteo Salvini ce l’ha fatta.
È una piazza piena come un uovo quella che lo saluta e lo incoraggia. Senza trucchetti, tipo palco a metà o gazebo a delimitare, Piazza del Popolo, già dalle 15, è colma all'inverosimile. Un colpo d’occhio addirittura emozionante. E ti viene un nodo alla gola quando senti esclamare quel signore distinto con consorte al braccio:«È come quando parlava Almirante..». Perché in effetti è così. È come da anni non si vedeva. La storica piazza della destra politica italiana stretta intorno a Matteo Salvini in un abbraccio che è più che un messaggio. Un avviso per il futuro, forse. Un dato da tenere comunque in debito conto per il presente. Anzitutto per tutti quelli che sperano e credono in una possibile rinascita. Ma anche per coloro che invece sono più scettici.
Del resto un fatto è chiaro: tra i vari leader, quelli veri o quelli presunti, tra tutti coloro che si spendono e discutono, anche a ragione, sulle possibilità di rinascita di una destra nuovamente competitiva, l’unico che s’è preso sulle spalle la responsabilità, l’unico che ha deciso e provato l’azzardo della piazza - e che piazza, poi - è stato Matteo Salvini. Se non è questa una investitura, poco, ma davvero poco ci manca. Ed allora invece di giocare a demonizzare, invece di cercare di sminuire, invece di rifugiarsi nello scetticismo o limitarsi alla scrollata di spalle sarà opportuno e giusto prenderne atto. Sarà opportuno e giusto confrontarsi senza pregiudizi e senza retropensieri. Sui temi unificanti, che ci sono. E sulle divergenze e le diversità che possono essere l’additivo necessario.
Da stasera o da domani. Anzi, da subito.
Fabio Sabbatani Schiuma - Segretario Nazionale di Riva Destra
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Del resto un fatto è chiaro: tra i vari leader, quelli veri o quelli presunti, tra tutti coloro che si spendono e discutono, anche a ragione, sulle possibilità di rinascita di una destra nuovamente competitiva, l’unico che s’è preso sulle spalle la responsabilità, l’unico che ha deciso e provato l’azzardo della piazza - e che piazza, poi - è stato Matteo Salvini. Se non è questa una investitura, poco, ma davvero poco ci manca. Ed allora invece di giocare a demonizzare, invece di cercare di sminuire, invece di rifugiarsi nello scetticismo o limitarsi alla scrollata di spalle sarà opportuno e giusto prenderne atto. Sarà opportuno e giusto confrontarsi senza pregiudizi e senza retropensieri. Sui temi unificanti, che ci sono. E sulle divergenze e le diversità che possono essere l’additivo necessario.
Da stasera o da domani. Anzi, da subito.
Fabio Sabbatani Schiuma - Segretario Nazionale di Riva Destra
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sabato 28 febbraio 2015
FABIO SABBATANI SCHIUMA: RITENGO SIA GIUSTO PROTEGGERE E TUTELARE L’IDENTITÀ DEL MIO POPOLO E LA SUA TRADIZIONE, COSÌ COME PENSO CHE OGNI POPOLO ABBIA IL DIRITTO DI DIFENDERE E TUTELARE LA PROPRIA.
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Fabio Sabbatani Schiuma |
Di lui Veltroni disse: “Ma noi un rompicoglioni come Schiuma non ce l’abbiamo?” Chi lo conosce sa, insomma, che il Segretario Nazionale di Riva Destra non le manda a dire. Come quella volta che, al giornalista, in polemica con la scienziata Rita Levi Montalcini, disse: “Le regaleremo delle stampelle, è anziana, e anziché tenere in piedi col suo voto un governo non voluto dal popolo se ne può stare tranquillamente a casa”. L’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, gli confidò: “Lo so che sei bravo, ma sei troppo ingombrante”.
Fabio Sabbatani, quali sono gli obiettivi politici di Riva Destra?
Ricostruire la Destra, creare un fronte nazionale e sociale alla francese, ma che sia basato sulla tradizione e sulla cultura italiana. RD nasce sulle ceneri di quella che all’epoca fu Alleanza Nazionale, che si proponeva come forza di governo. AN non c’è più, e allora ci siamo noi. E cresciamo. Da poco ha aderito una bravissima consigliera comunale di Milazzo. E poi ci espandiamo in Puglia, Calabria, Sicilia, ma anche Umbria e Lazio.
Ma Alleanza Nazionale che fine ha fatto? Ce lo può confessare?
Il progetto iniziale era anche buono ma, alla lunga, è stato distrutto dalle scelte scellerate di Gianfranco Fini che hanno reso, di fatto, Alleanza Nazionale un enorme fallimento. Ma il responsabile non fu solo Gianfranco Fini: con lui bisogna ricordare anche tutta una classe di colonnelli e pseudo-gerarchi che hanno accettato e digerito di tutto, solo per mantenere poltrone, stipendi ed incarichi. E cosa sta facendo la classe dirigente che un tempo era di destra è sotto gli occhi di tutti: i risultati sono stati disastrosi.
Adesso c’è Riva Destra. Cosa puntate a fare?
Innanzitutto ricostruire una destra, una vera destra. La prima cosa da fare è ripartire dalla consapevolezza che non si debba fare alcun accordo con questa classe dirigente, che ora pretende di presentarsi candida, pulita e sorridente, con coloro che la destra hanno contribuito ad affossarla e ad emarginarla sempre più dal contesto politico.
Il Presidente Onorario di Riva Destra è un giovane consigliere comunale del Lazio. Ci spiega questa scelta?
Noi di Riva Destra amiamo far seguire i fatti alle parole. Abbiamo quindi deciso di affidare la presidenza onoraria del nostro partito a persone nuove, a giovani bravi, onesti e capaci, i quali stanno già dimostrando sul campo chi siano e quanto valgono, come Fabrizio Santori.
Da Todi è partita la tavola rotonda “La destra riparte” moderata dal Direttore del Tempo, Gianmarco Chiocci.
E dopo?
Stiamo organizzando conferenze, incontri, dibattiti. Ne abbiamo in programma a Catania, Trani, Cosenza, e continueremo fin dove saremo in grado, camminando con le nostre gambe e con persone provenienti dal nostro mondo e che meritano di essere valorizzate oltre i loro territori di provenienza, come per esempio il sindaco Guido Castelli ad Ascoli, Andrea Marchetti a Chianciano Terme; oppure consiglieri regionali come Santori, per l’appunto, oppure Galeazzo Bignami in Emilia Romagna.
Insomma: la sensazione è che abbiate intenzione di puntare sul nuovo, quindi sul domani.
Certamente. In loro riponiamo la speranza di ricostruire la destra del presente e del futuro da destra, senza vecchi colonnelli.
Contatti con altri partiti?
Vi sentite affini a qualche movimento?
Certamente guardiamo a chi ha un linguaggio vicino al nostro e, pur non provenendo dal nostro mondo, ama parlare chiaro ed aver coraggio: Matteo Salvini, ad esempio, il quale, arricchito da un mondo politico e culturale che gli è vicino, e anche ispirato da persone in gamba come Pietrangelo Buttafuoco, può costruire la strada percorribile di un fronte nazionale che ispiri al Front National di Marine Le Pen, ma con solide basi culturali italiane. Siamo pronti a camminare insieme.
Spesso siete stati accusati di essere Fascisti. Cosa ne pensate del reato, ancora presente nel nostro ordinamento, di apologia del Fascismo?
Lo sapevo che prima o poi saremmo arrivati qui. Basta con questa litania del Fascismo e dell’antifascismo! L’Italia è rimasta spaccata in questo modo per più di mezzo secolo. Comunque si, noi ci richiamiamo anche a quelle cose buone che comunque Mussolini fece. Anche Ghandi, che non era certamente sospettabile di simpatie fasciste, parlò di Mussolini in termini quantomeno celebrativi. Secondo lei Ghandi era un Fascista? Oppure è reato dire che le case popolari della Garbatella, volute e create dal Duce, sono più abitabili e dignitose di quell’edilizia massificante ed umiliante di Laurentino 38? Sa quanti esempi di apologia del Fascismo potrei farle sui quali tutte le persone di buon senso converrebbero?
In questi giorni si parla molto dell’introduzione del reato di negazionismo olocaustico. Cosa ne pensa?
Ovviamente, dopo la domanda sul Fascismo, non poteva mancare la domanda sull’antisemitismo. Ascolti, io a Birkenau e Basovizza ci sono andato e ho sempre condannato l’olocausto. Non ho visto lo stesso comportamento, però, nel ricordo della Giornata dedicata ai Martiri delle foibe, dove ancora oggi i compagni inneggiano a quel massacro senza alcuna volontà di riparazione o rispetto verso quei morti. Non sono razzista. Ritengo sia giusto proteggere e tutelare l’identità del mio popolo e la sua Tradizione, così come penso che ogni popolo abbia il diritto di difendere e tutelare la propria. In questo senso non posso accettare chi ritiene di poter venire a fare i suoi porci comodi a casa mia, pretendendo solo diritti senza rispettare alcun dovere. Non sono nemmeno omofobo. Rispetto totalmente ogni scelta e sono a favore dei diritti civili di tutti, a prescindere dalle loro preferenze sessuali. Ma resto fortemente contrario ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, alle adozioni per gli omosessuali, e a quelle ridicole pagliacciate di “genitore 1” e “genitore 2”. D’altronde, l’ha capito: non sono per il politicamente corretto.
Andrea Chessa
Fonte: UnfoldingRoma
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giovedì 19 febbraio 2015
VENEZIANI: Alleanza Nazionale "non ha lasciato segni nella storia italiana".
Marcello Veneziani su An: "quel partito è ormai scomparso dalla storia del Paese". E su Berlusconi:"La destra di Berlusconi ormai è una coalizione intorno a un leader, una struttura monarchica".
"Dell’esperienza di An non c’è più traccia", afferma Marcello Veneziani: quel partito è ormai scomparso dalla storia del nostro Paese.
Marcello Veneziani, dell’idea che, vent'anni fa, portò la destra al governo, cosa resta oggi?
"Quell'idea, quelle condizioni quelle passioni e quei valori esistono allo stato diffuso, quello che non esiste più e che non ha lasciato traccia è l’idea di una destra politica. È passata via come acqua che scorre, non ha lasciato alcun tipo di impronta, negli anni in cui è stata al governo, in Parlamento: nulla di significativo che possa dire: qui è passata la destra".
E i valori?
"Quelle convinzioni, che alimentavano la maggioranza silenziosa del Paese, quella cospicua fetta di italiani che si riconoscevano in quei valori tradizionali, comunitari, quelli, credono, che restino ancora. Non hanno espressione politica né nessuno che li rappresenti, ma esistono".
La differenza tra il Msi e An?
"La differenza fu essenziale, il Msi fu un partito di testimonianza che mirava a tenere unita una comunità ed un partito in una posizione che si sapeva essere ininfluente. Aveva la nobiltà e la sterilità della testimonianza. An fa il percorso opposto: nasce come forza in funzione di una coalizione che va al governo e che poi vince, rientra ampiamente nella dimensione politica, ma poi non lascia tracce, la sua esperienza complessiva è negativa. Il bilancio che si fa porta a dire paradossalmente che era meglio la destra di pura testimonianza".
Quante volte è cambiata la destra?
"La destra ha sempre avuto una pluralità di anime: c’era anche, ad esempio, nel Msi, un’anima che era filoisraeliana, filoccidentale e un’altra anima che invece tendeva più a riconoscere le ragioni dei palestinesi, a concepire l’Europa in antitesi o almeno non subordinata all’America e all’Occidente. Ci sono sempre state pluralità di espressioni. Le stesse cose sono continuate dopo in An, Non c’è un piano progressivo da una destra chiusa, dura e pura, a una destra, invece, libera e felice".
E la destra che c’è oggi?
"La destra di oggi, lo sostengo da tempo, esiste come opinione pubblica, come convinzione di molti, ma non c’è altro. Oggi i due soggetti che vagamente la interpretano sono la Lega di Salvini, o meglio, Salvini più che la Lega, che la interpreta con i tratti duri, radicali, di un lepenismo alla lombarda, non direi nemmeno all’italiana. Dall’altra parte Giorgia Meloni che ha sicuramente un linguaggio molto vicino alla destra e alle sue componenti storiche, ma che rappresenta un piccolo partito che ha anche difficoltà ad esprimere una classe dirigente. Queste sono le destre superstiti".
E Berlusconi?
"La destra di Berlusconi ormai è una coalizione intorno a un leader, è una struttura monarchica, legata al suo rapporto fiduciario nei confronti del capo e il capo un giorno è liberale, un altro è populista, e un giorno cura, come è comprensibile, i suoi interessi, non si può definire stricto sensu un’espressione di una destra".
Perché Salvini ha successo?
"Il suo successo si spiega da una parte con il cedimento di Berlusconi che, per quanto abbia contestato questi tre anni e mezzo in cui è stato all'opposizione ha sostenuto il governo Monti, il governo Letta, in una prima fase, ha fatto il patto del Nazareno, ha rivotato Napolitano... questo ha creato il desiderio di una destra che fosse di opposizione e non di appoggio. A questo si aggiungono i temi, che sono quelli della Le Pen in Francia, e che Salvini ha cavalcato benissimo in Italia: l’identità italiana, le radici cristiane, l’allarme immigrazione, contestazione dell’euro e della tecnocrazia che è alle sue spalle, tutto un frasario reso anche televisivamente in modo diretto, semplice".
A. A. - Fonte: IL TEMPO
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Marcello Veneziani, dell’idea che, vent'anni fa, portò la destra al governo, cosa resta oggi?
"Quell'idea, quelle condizioni quelle passioni e quei valori esistono allo stato diffuso, quello che non esiste più e che non ha lasciato traccia è l’idea di una destra politica. È passata via come acqua che scorre, non ha lasciato alcun tipo di impronta, negli anni in cui è stata al governo, in Parlamento: nulla di significativo che possa dire: qui è passata la destra".
E i valori?
"Quelle convinzioni, che alimentavano la maggioranza silenziosa del Paese, quella cospicua fetta di italiani che si riconoscevano in quei valori tradizionali, comunitari, quelli, credono, che restino ancora. Non hanno espressione politica né nessuno che li rappresenti, ma esistono".
La differenza tra il Msi e An?
"La differenza fu essenziale, il Msi fu un partito di testimonianza che mirava a tenere unita una comunità ed un partito in una posizione che si sapeva essere ininfluente. Aveva la nobiltà e la sterilità della testimonianza. An fa il percorso opposto: nasce come forza in funzione di una coalizione che va al governo e che poi vince, rientra ampiamente nella dimensione politica, ma poi non lascia tracce, la sua esperienza complessiva è negativa. Il bilancio che si fa porta a dire paradossalmente che era meglio la destra di pura testimonianza".
Quante volte è cambiata la destra?
"La destra ha sempre avuto una pluralità di anime: c’era anche, ad esempio, nel Msi, un’anima che era filoisraeliana, filoccidentale e un’altra anima che invece tendeva più a riconoscere le ragioni dei palestinesi, a concepire l’Europa in antitesi o almeno non subordinata all’America e all’Occidente. Ci sono sempre state pluralità di espressioni. Le stesse cose sono continuate dopo in An, Non c’è un piano progressivo da una destra chiusa, dura e pura, a una destra, invece, libera e felice".
E la destra che c’è oggi?
"La destra di oggi, lo sostengo da tempo, esiste come opinione pubblica, come convinzione di molti, ma non c’è altro. Oggi i due soggetti che vagamente la interpretano sono la Lega di Salvini, o meglio, Salvini più che la Lega, che la interpreta con i tratti duri, radicali, di un lepenismo alla lombarda, non direi nemmeno all’italiana. Dall’altra parte Giorgia Meloni che ha sicuramente un linguaggio molto vicino alla destra e alle sue componenti storiche, ma che rappresenta un piccolo partito che ha anche difficoltà ad esprimere una classe dirigente. Queste sono le destre superstiti".
E Berlusconi?
"La destra di Berlusconi ormai è una coalizione intorno a un leader, è una struttura monarchica, legata al suo rapporto fiduciario nei confronti del capo e il capo un giorno è liberale, un altro è populista, e un giorno cura, come è comprensibile, i suoi interessi, non si può definire stricto sensu un’espressione di una destra".
Perché Salvini ha successo?
"Il suo successo si spiega da una parte con il cedimento di Berlusconi che, per quanto abbia contestato questi tre anni e mezzo in cui è stato all'opposizione ha sostenuto il governo Monti, il governo Letta, in una prima fase, ha fatto il patto del Nazareno, ha rivotato Napolitano... questo ha creato il desiderio di una destra che fosse di opposizione e non di appoggio. A questo si aggiungono i temi, che sono quelli della Le Pen in Francia, e che Salvini ha cavalcato benissimo in Italia: l’identità italiana, le radici cristiane, l’allarme immigrazione, contestazione dell’euro e della tecnocrazia che è alle sue spalle, tutto un frasario reso anche televisivamente in modo diretto, semplice".
A. A. - Fonte: IL TEMPO
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mercoledì 18 febbraio 2015
IL FUTURO DEL CENTRODESTRA
La destra romana in fila da Salvini
Il leghista prepara la manifestazione del 28 a piazza del Popolo. Allarme centri sociali.
Obiettivo centomila. Fervono i preparativi per la manifestazione promossa da Matteo Salvini il prossimo 28 febbraio a Roma in piazza del Popolo. Quella del segretario della Lega è una vera e propria chiamata a raccolta del popolo antirenziano, un’adunanza delle destre che vedono il leader del Carroccio - in costante crescita nel Centro-Sud - come l’unico in grado di riaggregare un campo balcanizzato e in crisi politico-culturale e di rimetterlo in pista per sfidare il Pd.
Il titolo della manifestazione, del resto, è eloquente: "Renzi a casa". Salvini alza i toni, attacca il governo su immigrazione, terrorismo, economia, Europa e lancia il guanto di sfida al premier e segretario Dem. "Ci saranno centomila persone, una risata li seppellirà", dice il segretario di via Bellerio ricorrendo a una storica citazione anarchica. "Piazza del popolo a Roma non dico che deve esplodere, visti i tempi, ma ribollire di persone per bene: interverranno dal palco medici, poliziotti - prosegue Renzi - Abbiamo bisogno di persone per bene".
Autorevoli fonti parlamentari riferiscono che il 28 febbraio raggiungeranno la Capitale circa 250 pullman, circa 150 di quali dal Nord e un centinaio dal Mezzogiorno. Tantissimi militanti, invece, arriveranno a Roma in treno. L’allerta delle forze dell’ordine resta altissima. Sebbene la manifestazione di Salvini non sia un corteo, da giorni centri sociali e collettivi studenteschi di estrema sinistra promettono contromanifestazioni al grido di «Salvini Roma non ti vuole», come riportato da Il Tempo il 7 febbraio. Il timore è che possano verificarsi scontri durante l’afflusso in piazza del Popolo dei militanti di Salvini. Oggi collettivi e centri sociali si rivedranno all’università La Sapienza - come già fatto ai primi del mese - per organizzare la controffensiva: un corteo dall’ateneo fino in piazza del Popolo, anche se nessuna manifestazione sarebbe stata ancora autorizzata dalla Questura.
Di certo in piazza del Popolo ci saranno non solo gli elettori del leader leghista, ma anche i politici romani che hanno aderito alla lista "Noi con Salvini". Tra loro il consigliere comunale e capogruppo Ncs in Campidoglio Marco Pomarici. Ma anche tanti politici che ufficialmente ancora non hanno scelto formalmente l’altro Matteo e che militano in altri partiti, come la leader di Fratelli d’Italia-An Giorgia Meloni. Ci sarà ad esempio l’ex portavoce nazionale Ncd Barbara Saltamartini, ora passata al gruppo Misto. E a nessuno sono sfuggite le dimissioni da capogruppo Ncd in Regione Lazio di Pietro Di Paolo, marito della Saltamartini. Di Paolo ha spiegato ai colleghi l’intenzione di percorrere un percorso politico diverso da quello di Alfano, ma non se l’è sentita, per correttezza istituzionale, di andarsene da capogruppo in carica. Alla Pisana sono in tanti a guardare a Salvini. C’è ad esempio il giovane Fabrizio Santori e voci di corridoio parlano di una prossima formazione di un gruppo consiliare "Noi con Salvini" in Consiglio regionale.
Insomma, l’altro Matteo miete consensi. Ora toccherà a lui decidere come muoversi. In molti vogliono capire il progetto e fino a che punto la sua sarà una lista civica, quale possa essere l’agibilità per chi ricopre una carica elettiva. «Aspettiamo che la nebbia si diradi - spiega un consigliere regionale - Per la destra Salvini è la luce fuori dal tunnel, però manca ancora chiarezza. Il senatore Volpi all’inizio ha spinto molto sull’acceleratore e ora il progetto è stato frenato: in tanti fuori dalla porta aspettano ancora una risposta. Inoltre cosa farà il resto della destra, ad esempio la Meloni? È chiaro però che l’attenzione verso Salvini resta altissima». L’impressione è che dopo il 28 febbraio e con l’avvicinarsi delle regionali tutto possa essere più chiaro.
di Daniele Di Mario - IL TEMPO
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Il leghista prepara la manifestazione del 28 a piazza del Popolo. Allarme centri sociali.
Obiettivo centomila. Fervono i preparativi per la manifestazione promossa da Matteo Salvini il prossimo 28 febbraio a Roma in piazza del Popolo. Quella del segretario della Lega è una vera e propria chiamata a raccolta del popolo antirenziano, un’adunanza delle destre che vedono il leader del Carroccio - in costante crescita nel Centro-Sud - come l’unico in grado di riaggregare un campo balcanizzato e in crisi politico-culturale e di rimetterlo in pista per sfidare il Pd.
Il titolo della manifestazione, del resto, è eloquente: "Renzi a casa". Salvini alza i toni, attacca il governo su immigrazione, terrorismo, economia, Europa e lancia il guanto di sfida al premier e segretario Dem. "Ci saranno centomila persone, una risata li seppellirà", dice il segretario di via Bellerio ricorrendo a una storica citazione anarchica. "Piazza del popolo a Roma non dico che deve esplodere, visti i tempi, ma ribollire di persone per bene: interverranno dal palco medici, poliziotti - prosegue Renzi - Abbiamo bisogno di persone per bene".
Autorevoli fonti parlamentari riferiscono che il 28 febbraio raggiungeranno la Capitale circa 250 pullman, circa 150 di quali dal Nord e un centinaio dal Mezzogiorno. Tantissimi militanti, invece, arriveranno a Roma in treno. L’allerta delle forze dell’ordine resta altissima. Sebbene la manifestazione di Salvini non sia un corteo, da giorni centri sociali e collettivi studenteschi di estrema sinistra promettono contromanifestazioni al grido di «Salvini Roma non ti vuole», come riportato da Il Tempo il 7 febbraio. Il timore è che possano verificarsi scontri durante l’afflusso in piazza del Popolo dei militanti di Salvini. Oggi collettivi e centri sociali si rivedranno all’università La Sapienza - come già fatto ai primi del mese - per organizzare la controffensiva: un corteo dall’ateneo fino in piazza del Popolo, anche se nessuna manifestazione sarebbe stata ancora autorizzata dalla Questura.
Di certo in piazza del Popolo ci saranno non solo gli elettori del leader leghista, ma anche i politici romani che hanno aderito alla lista "Noi con Salvini". Tra loro il consigliere comunale e capogruppo Ncs in Campidoglio Marco Pomarici. Ma anche tanti politici che ufficialmente ancora non hanno scelto formalmente l’altro Matteo e che militano in altri partiti, come la leader di Fratelli d’Italia-An Giorgia Meloni. Ci sarà ad esempio l’ex portavoce nazionale Ncd Barbara Saltamartini, ora passata al gruppo Misto. E a nessuno sono sfuggite le dimissioni da capogruppo Ncd in Regione Lazio di Pietro Di Paolo, marito della Saltamartini. Di Paolo ha spiegato ai colleghi l’intenzione di percorrere un percorso politico diverso da quello di Alfano, ma non se l’è sentita, per correttezza istituzionale, di andarsene da capogruppo in carica. Alla Pisana sono in tanti a guardare a Salvini. C’è ad esempio il giovane Fabrizio Santori e voci di corridoio parlano di una prossima formazione di un gruppo consiliare "Noi con Salvini" in Consiglio regionale.
Insomma, l’altro Matteo miete consensi. Ora toccherà a lui decidere come muoversi. In molti vogliono capire il progetto e fino a che punto la sua sarà una lista civica, quale possa essere l’agibilità per chi ricopre una carica elettiva. «Aspettiamo che la nebbia si diradi - spiega un consigliere regionale - Per la destra Salvini è la luce fuori dal tunnel, però manca ancora chiarezza. Il senatore Volpi all’inizio ha spinto molto sull’acceleratore e ora il progetto è stato frenato: in tanti fuori dalla porta aspettano ancora una risposta. Inoltre cosa farà il resto della destra, ad esempio la Meloni? È chiaro però che l’attenzione verso Salvini resta altissima». L’impressione è che dopo il 28 febbraio e con l’avvicinarsi delle regionali tutto possa essere più chiaro.
di Daniele Di Mario - IL TEMPO
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mercoledì 21 gennaio 2015
BISOGNA SCENDERE IN PIAZZA PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI !!!
Il progetto di Riva Destra è tanto semplice quanto arduo.
Ricostruire la destra 'da destra' con nuova classe dirigente.
La stiamo individuando sui territori.
Da Todi è partita la campagna 'la destra riparte'.
Stiamo organizzando in Lombardia, Calabria e Sicilia analoghi incontri.
La speranza è costruire un grande fronte sociale e nazionale.
Nel frattempo dialoghiamo con la destra pulita rimasta e con chi parla il nostro stesso linguaggio.
Pronti a sostenere e a scendere in piazza con chiunque alle chiacchiere faccia seguire i fatti!!!
Fabio Sabbatani Schiuma - Segretario Nazionale di Riva Destra
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Ricostruire la destra 'da destra' con nuova classe dirigente.
La stiamo individuando sui territori.
Da Todi è partita la campagna 'la destra riparte'.
Stiamo organizzando in Lombardia, Calabria e Sicilia analoghi incontri.
La speranza è costruire un grande fronte sociale e nazionale.
Nel frattempo dialoghiamo con la destra pulita rimasta e con chi parla il nostro stesso linguaggio.
Pronti a sostenere e a scendere in piazza con chiunque alle chiacchiere faccia seguire i fatti!!!
Fabio Sabbatani Schiuma - Segretario Nazionale di Riva Destra
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lunedì 20 ottobre 2014
LA DESTRA DI SCHIUMA: SERVE UN LEADER, NON CI SONO CAZZI !
FABIO SABBATANI SCHIUMA SCEGLIE NOIROMA PER PARLARE DELLA DESTRA ROMANA, DEI SUOI SBAGLI E DEL SUO FUTURO E SI PONE UN OBIETTIVO PRECISO: TROVARE UN LEADER CHE OGGI NON C’E’.
Scrivilo pure, scrivilo pure. Alla Destra serve un leader e su questo non ci sono cazzi. Se metti dieci persone di destra in una stanza escono dieci partiti. Quello ha in testa la destra identitaria, un altro quella nostalgica, un altro ancora quella più laica e poi spunta quella filo cattolica, anti americana e campa cavallo. Quindi serve un leader che tenga uniti tutti altrimenti poi arriva il Salvini di turno, che non è di desta, ma colma vuoti a destra, e noi ci becchiamo il leader straniero.
Chi è costui? Potrebbe benissimo chiedersi il lettore non avvezzo alla politica romana e ai suoi personaggi che lo caratterizzano di fronte a questa intervista. E allora, se una definizione va data a questo signore di quarantasette anni che da venticinque anni caratterizza la politica romana, è giusto che sia sintetica e precisa: Fabio Sabbatani Schiuma è uno che guarda a destra e non si è ancora stancato. Anzi.
Schiuma, allora Berlusconi è bello che andato?
Sostiene Renzi, Forza Italia è un partito che non c’è, ha accanto Luxuria e la Pascale. Fate Voi.
Ma almeno l’ha tenuta insieme per vent'anni
Ma Berlusconi non è un uomo di destra. E’ un imprenditore. Il problema sono stati Fini e i suoi colonnelli.
Vabbe’ fermiamoci qua se riparte la solita omelia anti Fini. La Destra senza un leader, te dieci giorni fa hai fatto un appello ad un quotidiano come Il Tempo per cercare di smuovere le acque e ora che accade?
Che tocca trovare una rosa di giovani amministratori locali ai quali dare visibilità e fiducia. In giro ce ne sono, se Il Tempo ci aiuta vorremmo presentare all’elettorato di Destra delle possibilità. Giovani potenziali leader negli enti locali ce ne stanno. Tocca farli conoscere
Con tutto il rispetto: tocca mandarli nella tv nazionale le pagine di un quotidiano, seppur autorevole, non bastano a fare un leader.
Passo dopo passo. Io e Riva Destra, il movimento politico che ho fatto nascere e cresere e che su facebook smuove più di 500 mila utenti a settimana, possiamo aiutare a fare il porta a porta per le città, poi l’altro di Porta a Porta verrà quando ci sarà una rosa di giovani leader da spendere a livello nazionale. I nostri riflettori sono puntati sui vari Galeazzo Bignami ( consigliere regionale dell’Emilia Romagna, detto il rottamatore di Bologna), Guido Castelli ( sindaco di Ascoli, ex Fronte della Gioventù), Fabrizio Santori (consigliere regionale del Lazio). Andrea Romizzi (sindaco di Perugia ndr).
Schiuma quello di cui parli te è un progetto che richiede tempo. Oggi la Destra c’è?
No, non c’è.
Cerchi un leader giovane e sostieni che la Destra non c’è. Ti sei proprio scordato della Meloni e di Fratelli d’Italia?
La Meloni è brava ma non è una Marine LePen. E’ stata vicepresidente della Camera, Ministro e mentre la Destra andava a fondo lei e quegli altri stavano con Fini, poi sono scappati a Arcore. Poi se ne so andati via pure da là.
Quindi Fratelli d’Italia, pur con il simbolo di An, non è destra?
Non ho nostalgia di An, un partito dove c’era un capo, Gianfranco Fini, che ha distrutto tutto. Mi cacciò nel 2007 e i lo mandai letteralmente affanculo. Ho ancora la lettera conservata.
Aridaje con Fini. Parlavamo di Fratelli d’Italia.
Il ruolo di guida della Destra che verrà non lo può avere un partito dove i leader sono La Russa e Alemanno. L’unico spendibile, che ha delle idee, è Fabio Rampelli, ma un partito non si gestisce come una corrente. E’ il loro più grande limite.
Capitolo Roma dove sei stato 13 anni in Consiglio Comunale. I tre più grossi sbagli di Alemanno.
Non ha fatto nulla di destra, manco la via per Almirante è riuscito a fare. E’ stato pavido pure per quello. Non ha mandato via i rom da Roma riuscendo a spendere più soldi di Veltroni per la gestione delle politiche sugli zingari. Roba assurda. Ha sbagliato approccio, pensava di gestire Roma come un Ministero. Ma Roma impegna come dieci Ministeri messi insieme, alla fine ha scontentato tutti. Soprattutto l’elettorato di destra.
Schiuma, caspita, sei il primo che non punta il dito sulla lista dei personaggi improbabili che si sarebbe messo a fianco. Nulla da dire su questo?
Sulla comunicazione penso che ci sia stato il vero dramma. Anche se sono rientrato in consiglio comunale negli ultimi sette mesi e non li ho conosciuti personalemte. Un sindaco che si muove per fare l’ordinanza anti cornetti notturni rasenta la follia. Sugli altri personaggi noti e meno noti ci penserà, e ci sta pensando, la Procura. Che però è la stessa Procura che sta zitta sulle porcate fatte dalla sinistra romana.
Schiuma, ma è vero che Alemanno negli ultimi mesi voleva darti la delega alle politiche della notte?
La Delega gliel’ho chiesta nel 2008 in occasione del ballottaggio contro Rutelli, avevo, ed ho tutt’ora, un progetto che porterebbe il livello della vita notturna di Roma a livello della capitali europee. Quando parliamo della notte parliamo, tra diretti e indotto, di 300 mila persone che lavorano. Non sono solo discotecari.
Nel 2008 non te la da, nel 2013 te la vuole dare, secondo te perché?
A quel punto era una presa per il culo. Sperava in questo modo di avere il mio appoggio. Io poi, pur senza delega, l’ho appoggiato lo stesso perché Marino era peggio.
La sconfitta di Alemanno te l’aspettavi?
Era inevitabile. Ha scontentato tutti. Mi capitava di battagliare in aula fino alle 3 di notte per togliere i fondi ai nomadi e dargli agli italiani che da anni aspettavano una casa. Capito di che parliamo?
Perché molti ex missini o ex colonnelli di An hanno paura a fare le cose di destra?
E’ un mix tra complesso di inferiorità che li ha sempre attanagliati e delirio onnipotenza che li ha colti quando accomodati sulle poltrone.
Giudizio su Marino.
Pur essendo stato molto critico con Alemanno alla fine l’ho sostenuto perché sapevo che Marino sarebbe stato peggio. E così sta accadendo.
Intervista di Michele Ruschioni
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Scrivilo pure, scrivilo pure. Alla Destra serve un leader e su questo non ci sono cazzi. Se metti dieci persone di destra in una stanza escono dieci partiti. Quello ha in testa la destra identitaria, un altro quella nostalgica, un altro ancora quella più laica e poi spunta quella filo cattolica, anti americana e campa cavallo. Quindi serve un leader che tenga uniti tutti altrimenti poi arriva il Salvini di turno, che non è di desta, ma colma vuoti a destra, e noi ci becchiamo il leader straniero.
Chi è costui? Potrebbe benissimo chiedersi il lettore non avvezzo alla politica romana e ai suoi personaggi che lo caratterizzano di fronte a questa intervista. E allora, se una definizione va data a questo signore di quarantasette anni che da venticinque anni caratterizza la politica romana, è giusto che sia sintetica e precisa: Fabio Sabbatani Schiuma è uno che guarda a destra e non si è ancora stancato. Anzi.
Schiuma, allora Berlusconi è bello che andato?
Sostiene Renzi, Forza Italia è un partito che non c’è, ha accanto Luxuria e la Pascale. Fate Voi.
Ma almeno l’ha tenuta insieme per vent'anni
Ma Berlusconi non è un uomo di destra. E’ un imprenditore. Il problema sono stati Fini e i suoi colonnelli.
Vabbe’ fermiamoci qua se riparte la solita omelia anti Fini. La Destra senza un leader, te dieci giorni fa hai fatto un appello ad un quotidiano come Il Tempo per cercare di smuovere le acque e ora che accade?
Che tocca trovare una rosa di giovani amministratori locali ai quali dare visibilità e fiducia. In giro ce ne sono, se Il Tempo ci aiuta vorremmo presentare all’elettorato di Destra delle possibilità. Giovani potenziali leader negli enti locali ce ne stanno. Tocca farli conoscere
Con tutto il rispetto: tocca mandarli nella tv nazionale le pagine di un quotidiano, seppur autorevole, non bastano a fare un leader.
Passo dopo passo. Io e Riva Destra, il movimento politico che ho fatto nascere e cresere e che su facebook smuove più di 500 mila utenti a settimana, possiamo aiutare a fare il porta a porta per le città, poi l’altro di Porta a Porta verrà quando ci sarà una rosa di giovani leader da spendere a livello nazionale. I nostri riflettori sono puntati sui vari Galeazzo Bignami ( consigliere regionale dell’Emilia Romagna, detto il rottamatore di Bologna), Guido Castelli ( sindaco di Ascoli, ex Fronte della Gioventù), Fabrizio Santori (consigliere regionale del Lazio). Andrea Romizzi (sindaco di Perugia ndr).
Schiuma quello di cui parli te è un progetto che richiede tempo. Oggi la Destra c’è?
No, non c’è.
Cerchi un leader giovane e sostieni che la Destra non c’è. Ti sei proprio scordato della Meloni e di Fratelli d’Italia?
La Meloni è brava ma non è una Marine LePen. E’ stata vicepresidente della Camera, Ministro e mentre la Destra andava a fondo lei e quegli altri stavano con Fini, poi sono scappati a Arcore. Poi se ne so andati via pure da là.
Quindi Fratelli d’Italia, pur con il simbolo di An, non è destra?
Non ho nostalgia di An, un partito dove c’era un capo, Gianfranco Fini, che ha distrutto tutto. Mi cacciò nel 2007 e i lo mandai letteralmente affanculo. Ho ancora la lettera conservata.
Aridaje con Fini. Parlavamo di Fratelli d’Italia.
Il ruolo di guida della Destra che verrà non lo può avere un partito dove i leader sono La Russa e Alemanno. L’unico spendibile, che ha delle idee, è Fabio Rampelli, ma un partito non si gestisce come una corrente. E’ il loro più grande limite.
Capitolo Roma dove sei stato 13 anni in Consiglio Comunale. I tre più grossi sbagli di Alemanno.
Non ha fatto nulla di destra, manco la via per Almirante è riuscito a fare. E’ stato pavido pure per quello. Non ha mandato via i rom da Roma riuscendo a spendere più soldi di Veltroni per la gestione delle politiche sugli zingari. Roba assurda. Ha sbagliato approccio, pensava di gestire Roma come un Ministero. Ma Roma impegna come dieci Ministeri messi insieme, alla fine ha scontentato tutti. Soprattutto l’elettorato di destra.
Schiuma, caspita, sei il primo che non punta il dito sulla lista dei personaggi improbabili che si sarebbe messo a fianco. Nulla da dire su questo?
Sulla comunicazione penso che ci sia stato il vero dramma. Anche se sono rientrato in consiglio comunale negli ultimi sette mesi e non li ho conosciuti personalemte. Un sindaco che si muove per fare l’ordinanza anti cornetti notturni rasenta la follia. Sugli altri personaggi noti e meno noti ci penserà, e ci sta pensando, la Procura. Che però è la stessa Procura che sta zitta sulle porcate fatte dalla sinistra romana.
Schiuma, ma è vero che Alemanno negli ultimi mesi voleva darti la delega alle politiche della notte?
La Delega gliel’ho chiesta nel 2008 in occasione del ballottaggio contro Rutelli, avevo, ed ho tutt’ora, un progetto che porterebbe il livello della vita notturna di Roma a livello della capitali europee. Quando parliamo della notte parliamo, tra diretti e indotto, di 300 mila persone che lavorano. Non sono solo discotecari.
Nel 2008 non te la da, nel 2013 te la vuole dare, secondo te perché?
A quel punto era una presa per il culo. Sperava in questo modo di avere il mio appoggio. Io poi, pur senza delega, l’ho appoggiato lo stesso perché Marino era peggio.
La sconfitta di Alemanno te l’aspettavi?
Era inevitabile. Ha scontentato tutti. Mi capitava di battagliare in aula fino alle 3 di notte per togliere i fondi ai nomadi e dargli agli italiani che da anni aspettavano una casa. Capito di che parliamo?
Perché molti ex missini o ex colonnelli di An hanno paura a fare le cose di destra?
E’ un mix tra complesso di inferiorità che li ha sempre attanagliati e delirio onnipotenza che li ha colti quando accomodati sulle poltrone.
Giudizio su Marino.
Pur essendo stato molto critico con Alemanno alla fine l’ho sostenuto perché sapevo che Marino sarebbe stato peggio. E così sta accadendo.
Intervista di Michele Ruschioni
www.studiostampa.com
mercoledì 8 ottobre 2014
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