Mentre per i media nazionali significa fare audience, per noi è un processo continuo di distruzione.
Ci chiediamo perché questa attenzione sulla nostra città e non su Firenze, dove lo scorso 26 gennaio una notizia Ansa riportava l’esistenza di graffiti che ritraevano il defunto boss Totò Riina con la scritta sotto "Santo subito".
Il Sindaco di Firenze ha solo dichiarato puliamo subito, ma forse non si rende conto che da pulire nella sua città non c'è solo il muro. La stampa nazionale e internazionale non ha dato risalto a questa notizia, perché non si deve dire che la mafia esiste anche in città non siciliane, Roma capitale insegna. Ciò ci porta a dedurre che qualcuno usa i problemi di questo territorio, che non sono da addebitare solo al fenomeno mafioso, per azzerarlo completamente. La trasmissione televisiva Quinta Colonna, ieri sera tra le interviste non ha dato voce ai commissari prefettizi, ma nemmeno alle forze politiche del territorio, visto che in molti non abbiamo ricevuto l'invito a parlare o a partecipare. La passerella di cinque secondi ieri sera in piazza non sarebbe servita a nessuno, una intervista con lo spazio per parlare forse si. Inoltre non hanno avuto nemmeno la sensibilità di sentire gli ex lavoratori della GRUPPO 6 GDO, che speravano di approfittare di una telecamera per gridare all'Italia la disperazione in cui versano da anni, dopo la confisca della loro azienda e il successivo fallimento dello STATO, e che ad oggi nessuno li aiuta. Già ieri sera, con la trasmissione in corso, abbiamo tentato di contattare la redazione, ma nulla. La nostra voce non la vogliono sentire. Ma l'amarezza viene alimentata dal fatto che in piazza mancavano in tanti, in troppi!!! Dove sono finiti tutti? La cittadinanza disgustata e arrabbiata? I candidati a sindaco con i loro libri dei sogni? I candidati al consiglio comunale che avevano messo la loro faccia per cambiare la città? Noi c'eravamo!
IL GRUPPO RIVA DESTRA CASTELVETRANO
Nicola D’Aguanno
Cristian Gattuso
Sara Giaramita
Angelo Tigri
Francesco Vivona
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venerdì 2 febbraio 2018
Basta la gogna mediatica! Castelvetrano non merita ciò !
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RIVA DESTRA SI RAFFORZA IN PROVINCIA DI TRAPANI.
Dopo che Castelvetrano, comune del trapanese, aveva già in precedenza espresso il coordinatore e commissario per la provincia Nicola D’Aguanno, il 27 gennaio a Roma durante i lavori di svolgimento della direzione nazionale del movimento, lo stesso D’Aguanno, con l’approvazione dell’assemblea e del segretario nazionale del movimento Fabio Sabbatani Schiuma, ha provveduto a nominare il coordinatore per la Città di Castelvetrano.
Angelo Tigri, 49 anni, imprenditore nel settore degli accessori per telefonia, sposato e padre di due figli, sarà il coordinatore per Castelvetrano del Movimento politico RIVA DESTRA, movimento nato dallo storico primo circolo di Alleanza Nazionale.
“Sono fiero di rappresentare RIVA DESTRA in un momento particolare per la mia Città, attualmente commissariata, dopo lo scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni mafiose, reduce da gestioni politiche che hanno distrutto l’economia cittadina e di un accanimento da parte dei media nei confronti di un territorio ricco di eccellenze storico-culturali di grande rilevanza ma che ha perso credibilità perché etichettato come patria della mafia, dove regna una disaffezione per la politica in generale, ma soprattutto a livello locale. Sarà importante provare a ricostruire un nuovo tessuto economico-sociale mettendo da parte la vecchia politica per creare una nuova classe dirigente, legata agli ideali della destra sociale, quella destra fatta di militanza e di appartenenza nella quale mi sono sempre identificato. Ringrazio - ha concluso Tigri - il coordinatore provinciale Nicola D’Aguanno, il portavoce nazionale Alfio Bosco e soprattutto il segretario nazionale del movimento Fabio Sabbatani Schiuma, di darmi la possibilità di mettere la faccia e poter lavorare a questo progetto, la cui finalità è quella di creare una valida alternativa per restituire lustro e dignità a questa comunita’”.
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Angelo Tigri, 49 anni, imprenditore nel settore degli accessori per telefonia, sposato e padre di due figli, sarà il coordinatore per Castelvetrano del Movimento politico RIVA DESTRA, movimento nato dallo storico primo circolo di Alleanza Nazionale.
“Sono fiero di rappresentare RIVA DESTRA in un momento particolare per la mia Città, attualmente commissariata, dopo lo scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni mafiose, reduce da gestioni politiche che hanno distrutto l’economia cittadina e di un accanimento da parte dei media nei confronti di un territorio ricco di eccellenze storico-culturali di grande rilevanza ma che ha perso credibilità perché etichettato come patria della mafia, dove regna una disaffezione per la politica in generale, ma soprattutto a livello locale. Sarà importante provare a ricostruire un nuovo tessuto economico-sociale mettendo da parte la vecchia politica per creare una nuova classe dirigente, legata agli ideali della destra sociale, quella destra fatta di militanza e di appartenenza nella quale mi sono sempre identificato. Ringrazio - ha concluso Tigri - il coordinatore provinciale Nicola D’Aguanno, il portavoce nazionale Alfio Bosco e soprattutto il segretario nazionale del movimento Fabio Sabbatani Schiuma, di darmi la possibilità di mettere la faccia e poter lavorare a questo progetto, la cui finalità è quella di creare una valida alternativa per restituire lustro e dignità a questa comunita’”.
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IL RITRATTO - VINCENZO CARAVONA, NUOVO RESPONSABILE ENTI LOCALI RIVA DESTRA CALABRIA.
Vincenzo Caravona, 50 anni, Perito Agrario, coniugato, una figlia di 13 anni, così si presenta in Riva Destra.
"Sin da bambino respiravo un'aria missina a casa, mio padre era una fervido seguace di Almirante, poi da ragazzo cominciai a frequentare le sezioni missine cosentine. Quando nel 1995 si arrivo' alla svolta di Fiuggi, con relativo cambiamento di nome da MSI ad AN, restammo praticamente quasi orfani di un movimento che aveva forgiato la nostra tempra. Capimmo con il tempo che AN non era il MSI, lo capimmo di più quando ogni traccia di destra sociale fu annientata con l'ingresso nel PDL...un nodo alla gola ci soffocò !!! Personalmente da Fiuggi in poi preferii non avere più tessere di partito e seguire con occhio critico tutti quei satelliti che nacquero dal 1995, satelliti che spesso non riuscivano neanche a presentarsi alle elezioni e contavano come un due di coppe nel gioco della briscola. Personalmente tornai a fare politica come commissario territoriale di Marano Marchesato (CS) in un movimento d'area localistico regionale, Alleanza Calabrese; molte furono le battaglie sociali all'interno dei nostri territori d'appartenenza e portammo a nudo sperperi e quant'altro andasse a ledere il diritto del cittadino. Terminata la mia esperienza con AC, aderii alla Fiamma Tricolore, un periodo anche qui di proficue lotte e contestazioni, rivestendo il ruolo oltre che di coordinatore cittadino, anche quello di Provinciale di Cosenza Nel passato novembre ho deposto le armi, capendo che nei partiti delle tessere a governare erano sempre i soliti colonnelli e qualche egocentrico riciclato da chissà dove, con galloni di tenente maggiore. Naturalmente non posso che ringraziare chi ha avuto fiducia nel sottoscritto, ma ora e' giusto spiegare il perché di questa mia adesione a Riva Destra nel 2018. Come già ampiamente riferito, la politica corre veloce e se non la insegui rischi di restare ancorato a vecchie discussioni che allo stato attuale diventano anacronistiche, oggi parliamo d'altro e gli argomenti sono tanti, ma in molti si fossilizzano solo ed esclusivamente sull'immigrazione incontrollata, che resta senza ombra di dubbio un problema abnorme, il dominio dell'Euro sui paesi sudditi, la mala politica che ha partorito il Rosatellum, la legge Fornero ecc. Ecco i mali di vivere della nostra Italia! Ho scelto la stretta di mano di Riva Destra, cosi' come recita lo statuto perche' ho affinato le mie posizioni che sono e restano quelle di destra sociale, ma con una visione moderna e non anacronistica. In questo percorso mi hanno seguito un buon numero di compagni di comune cammino, e ciò non può che farmi enormemente piacere, anche perché con un buon lavoro capillare ed organizzativo il nostro movimento nella provincia cosentina non può che crescere. Il ringraziamento va al Segretario nazionale Fabio Schiuma ed al Segretario Regionale Francesco Stinà, che mi hanno concesso questa opportunità, altrimenti e con molta probabilità avrei smesso i panni d'attivista e indossato quelli di benpensante, ma ce ne sono già troppi in circolazione !"
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"Sin da bambino respiravo un'aria missina a casa, mio padre era una fervido seguace di Almirante, poi da ragazzo cominciai a frequentare le sezioni missine cosentine. Quando nel 1995 si arrivo' alla svolta di Fiuggi, con relativo cambiamento di nome da MSI ad AN, restammo praticamente quasi orfani di un movimento che aveva forgiato la nostra tempra. Capimmo con il tempo che AN non era il MSI, lo capimmo di più quando ogni traccia di destra sociale fu annientata con l'ingresso nel PDL...un nodo alla gola ci soffocò !!! Personalmente da Fiuggi in poi preferii non avere più tessere di partito e seguire con occhio critico tutti quei satelliti che nacquero dal 1995, satelliti che spesso non riuscivano neanche a presentarsi alle elezioni e contavano come un due di coppe nel gioco della briscola. Personalmente tornai a fare politica come commissario territoriale di Marano Marchesato (CS) in un movimento d'area localistico regionale, Alleanza Calabrese; molte furono le battaglie sociali all'interno dei nostri territori d'appartenenza e portammo a nudo sperperi e quant'altro andasse a ledere il diritto del cittadino. Terminata la mia esperienza con AC, aderii alla Fiamma Tricolore, un periodo anche qui di proficue lotte e contestazioni, rivestendo il ruolo oltre che di coordinatore cittadino, anche quello di Provinciale di Cosenza Nel passato novembre ho deposto le armi, capendo che nei partiti delle tessere a governare erano sempre i soliti colonnelli e qualche egocentrico riciclato da chissà dove, con galloni di tenente maggiore. Naturalmente non posso che ringraziare chi ha avuto fiducia nel sottoscritto, ma ora e' giusto spiegare il perché di questa mia adesione a Riva Destra nel 2018. Come già ampiamente riferito, la politica corre veloce e se non la insegui rischi di restare ancorato a vecchie discussioni che allo stato attuale diventano anacronistiche, oggi parliamo d'altro e gli argomenti sono tanti, ma in molti si fossilizzano solo ed esclusivamente sull'immigrazione incontrollata, che resta senza ombra di dubbio un problema abnorme, il dominio dell'Euro sui paesi sudditi, la mala politica che ha partorito il Rosatellum, la legge Fornero ecc. Ecco i mali di vivere della nostra Italia! Ho scelto la stretta di mano di Riva Destra, cosi' come recita lo statuto perche' ho affinato le mie posizioni che sono e restano quelle di destra sociale, ma con una visione moderna e non anacronistica. In questo percorso mi hanno seguito un buon numero di compagni di comune cammino, e ciò non può che farmi enormemente piacere, anche perché con un buon lavoro capillare ed organizzativo il nostro movimento nella provincia cosentina non può che crescere. Il ringraziamento va al Segretario nazionale Fabio Schiuma ed al Segretario Regionale Francesco Stinà, che mi hanno concesso questa opportunità, altrimenti e con molta probabilità avrei smesso i panni d'attivista e indossato quelli di benpensante, ma ce ne sono già troppi in circolazione !"
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giovedì 1 febbraio 2018
ELEZIONI 2018: AUTOESTINZIONE O PULIZIA ETNICA DELLA DESTRA? MA FORSE E’ MEGLIO COSI’…
Il 4 marzo, a ben guardare le liste dei candidati presentati dai partiti di centrodestra, tracce di destra ve ne saranno rimaste poche. Avremo nell'ordine, la destra ‘saltapartiti e riciclata doc’, infiltratasi furbescamente nelle liste salviniane. Professionisti del salto sul carro del vincitore e cresciuti all'ombra dei colonnelli finiani, complici della distruzione della destra italiana. Gente senza scrupoli, pronta a pugnalare alle spalle i propri padrini, di fronte alle loro inevitabili e meritate cadute, e ben allenata sin da piccola al famigerato salto della quaglia. Maschere di un triste carnevale, abituate a scodinzolare prima a Fini, poi a Berlusconi. Qualcuno tornato poi al Fini dell’era Tulliani e qualcun’altra passata all’Alfano ‘di governo’.
E infine ripulitisi con Salvini.
I risultati si vedranno presto. Non temete.
Si farà poco e male con chi ha sempre e solo campato pensando a come azzannare gli altri, per farsi largo e per nascondere la propria inconsistenza umana prima che elettorale. Poi c’e’ Fratelli d’Italia. Un partito che per continuità dovrebbe raccogliere quasi in toto il testimone ideale e il bagaglio elettorale della defunta Alleanza Nazionale. Una destra ‘famigliare’, se mettiamo al microscopio le scelte fatte. Che forse arriverà a superare di poco il 5%. Un partito nato infatti da una corrente, seppur laboriosa, ma sempre corrente dell’ex glorioso MSI del dopo Fiuggi. Di fatto, una destra che sopravvive a stenti. Una destrina, che può al massimo recitare il ruolo di comparsa in una coalizione, non di certo forte da influenzarne più di tanto le scelte di un eventuale governo. Poi, Noi per l’Italia. La quarta gamba, ove notiamo in lista anche qualche sparuto pioniere, alla ricerca di riprodurre in vitro un po’ di destra, tra tanti scudocrociati. Sembra di vedere un astronauta disperso nello spazio, alla ricerca di un pianeta, ove però bisognerà attendere il 4 marzo per verificarne le reali condizioni di vita, politica ovviamente. Infine Forza Italia. Ebbene, qui non servono neanche gli occhiali da riposo, per osservare da vicino l’estinzione quasi assoluta di quegli esponenti post finiani passati da tempo, armi e bagagli, sotto il cielo di Arcore. Tutti sistematicamente esclusi dalle liste. Domandarsi il perché è ovvio. Si vuole preparare una nuova pattuglia di parlamentari disposti senza problemi a una ‘grosse koalitionen’ con il Pd renziano?
I Fratelli d’Italia hanno preteso e ottenuto dal Cav di non candidare gente di destra, perché quello spazio lo devono coprire, e garantire, seppur al minimo, solo loro? Dentro Forza Italia, di fatto, non c’è più posto per gli orfani della destra finiana. Della serie ‘abbiamo già dato e foraggiato assai’? Il dato di fatto è che, tolto l’irriducibile Gasparri, la scure del biscione li ha colpiti uno ad uno. Compresi parlamentari uscenti che un peso sul territorio lo avevano a fatica mantenuto: il romano Aracri, l’abbruzzese Di Stefano e l’umbro Laffranco. Loro forse non lo meritavano davvero. Tutti insomma tagliati. Senza esclusione, eccezion fatta del sopracitato Maurizio e di tale Alessandra M. Ops, dimenticavamo. Mancava il (ri)tirato fuori dal cilindro duo sovranista, rieditato in salsa padana, ‘Alemanno-Storace’. A giudicare dagli stracci che volano di nuovo tra i due -nell'azzannare le briciole lanciate loro, sotto al tavolo ovviamente, da Salvini- sembrerebbe che la profezia dell’highlander (“ne rimarrà soltanto uno”), sara’ stravolta in “neanche uno”. Autoestinzione? Pulizia etnica? Chissà, ma forze non tutti i mali vengono per nuocere. Magari si avvicina davvero per la destra l’anno zero. Quel giorno in cui si potrà ricostruire. E non turarsi più il naso. O andare (inutilmente) al mare.
Il cavaliere nero...
P.S. Gianfranco Fini sarà forse l’unico che se la starà ridendo, sempre che abbia ancora il coraggio di ridere…lui, il vero ‘nulla assoluto’.
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E infine ripulitisi con Salvini.
I risultati si vedranno presto. Non temete.
Si farà poco e male con chi ha sempre e solo campato pensando a come azzannare gli altri, per farsi largo e per nascondere la propria inconsistenza umana prima che elettorale. Poi c’e’ Fratelli d’Italia. Un partito che per continuità dovrebbe raccogliere quasi in toto il testimone ideale e il bagaglio elettorale della defunta Alleanza Nazionale. Una destra ‘famigliare’, se mettiamo al microscopio le scelte fatte. Che forse arriverà a superare di poco il 5%. Un partito nato infatti da una corrente, seppur laboriosa, ma sempre corrente dell’ex glorioso MSI del dopo Fiuggi. Di fatto, una destra che sopravvive a stenti. Una destrina, che può al massimo recitare il ruolo di comparsa in una coalizione, non di certo forte da influenzarne più di tanto le scelte di un eventuale governo. Poi, Noi per l’Italia. La quarta gamba, ove notiamo in lista anche qualche sparuto pioniere, alla ricerca di riprodurre in vitro un po’ di destra, tra tanti scudocrociati. Sembra di vedere un astronauta disperso nello spazio, alla ricerca di un pianeta, ove però bisognerà attendere il 4 marzo per verificarne le reali condizioni di vita, politica ovviamente. Infine Forza Italia. Ebbene, qui non servono neanche gli occhiali da riposo, per osservare da vicino l’estinzione quasi assoluta di quegli esponenti post finiani passati da tempo, armi e bagagli, sotto il cielo di Arcore. Tutti sistematicamente esclusi dalle liste. Domandarsi il perché è ovvio. Si vuole preparare una nuova pattuglia di parlamentari disposti senza problemi a una ‘grosse koalitionen’ con il Pd renziano?
I Fratelli d’Italia hanno preteso e ottenuto dal Cav di non candidare gente di destra, perché quello spazio lo devono coprire, e garantire, seppur al minimo, solo loro? Dentro Forza Italia, di fatto, non c’è più posto per gli orfani della destra finiana. Della serie ‘abbiamo già dato e foraggiato assai’? Il dato di fatto è che, tolto l’irriducibile Gasparri, la scure del biscione li ha colpiti uno ad uno. Compresi parlamentari uscenti che un peso sul territorio lo avevano a fatica mantenuto: il romano Aracri, l’abbruzzese Di Stefano e l’umbro Laffranco. Loro forse non lo meritavano davvero. Tutti insomma tagliati. Senza esclusione, eccezion fatta del sopracitato Maurizio e di tale Alessandra M. Ops, dimenticavamo. Mancava il (ri)tirato fuori dal cilindro duo sovranista, rieditato in salsa padana, ‘Alemanno-Storace’. A giudicare dagli stracci che volano di nuovo tra i due -nell'azzannare le briciole lanciate loro, sotto al tavolo ovviamente, da Salvini- sembrerebbe che la profezia dell’highlander (“ne rimarrà soltanto uno”), sara’ stravolta in “neanche uno”. Autoestinzione? Pulizia etnica? Chissà, ma forze non tutti i mali vengono per nuocere. Magari si avvicina davvero per la destra l’anno zero. Quel giorno in cui si potrà ricostruire. E non turarsi più il naso. O andare (inutilmente) al mare.
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P.S. Gianfranco Fini sarà forse l’unico che se la starà ridendo, sempre che abbia ancora il coraggio di ridere…lui, il vero ‘nulla assoluto’.
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lunedì 22 gennaio 2018
Atac, Raggi e M5s scimmiottano gli errori del passato. L'intervento !
Ma quali paladini del cambiamento e della trasparenza, con la proroga dell'affidamento “in house” di tutto quanto il trasporto pubblico romano all'Atac fino al 2021, la Raggi e il Movimento 5 stelle danno l'ennesima prova della loro incapacità e finiscono per “scimmiottare” gli errori del passato.
A pagare tanto saranno i romani, quelli che fanno il biglietto. Facciamo un passo indietro pero'.
A novembre 2012, in aula Giulio Cesare, fui l'unico consigliere comunale, "indipendente di destra" (con l'astensione di due colleghi dell'allora PdL in verità) a votare contro l'affidamento “in house” all'Atac di tutto il trasporto comunale, su gomma e su ferro, la gestione dei parcheggi e delle soste e il controllo dei titoli di viaggio fino al 2019. Una scellerata forzatura decisa dall'allora sindaco Alemanno. Mi scagliai contro i 90 super manager Atac che intascavano dai 150.000 ai 550.000 euro annui di stipendio, contro questo “pozzo di San Patrizio” ove i partiti avevano attinto per anni a piene mani, con consulenze e assunzioni, mentre gli autisti venivano spremuti, i precari mandati via e i fornitori non pagati.
Nel contempo sollecitai il parere dell'Antitrust che, nel febbraio del 2013, invio' al Campidoglio una segnalazione su questa delibera. L'Antitrust mi diede cosi' ragione contestando alla stessa di avere violato i principi a tutela della concorrenza, poiché l'affidamento era avvenuto senza gara, e concesse all'amministrazione 60 giorni di tempo per rimuovere le violazioni senza “aiuti di stato”, che sempre soldi pubblici sono. Ovviamente nessuno pose rimedio, tantomeno il successivo sindaco Ignazio Marino che perpetuo' questa scellerata decisione. E ora l'ennesimo capitolo vergognoso, con l'approvazione della proroga fino al 2021, con i soli radicali a protestare e a chiedere l'indizione del referendum, che il sindaco di Roma è tenuto a presentare entro il 31 gennaio.
Ora, basta leggere le continue dimissioni e i cambi dei vertici aziendali in questa consiliatura targata Raggi, per capire che non si e' all'altezza per porre fine a questi sperperi di soldi pubblici e rendere l'azienda competitiva sul mercato. La nostra città pero' da una vita rivendica un trasporto pubblico all'altezza delle altre capitali europee, ma l'Atac non e' in grado di garantirlo, ne' di migliorare la qualità del servizio offerto agli utenti. E non di certo per colpa dei suoi lavoratori, uniche vittime della politica arruffona. Insieme ai romani, ovviamente.
A novembre 2012, in aula Giulio Cesare, fui l'unico consigliere comunale, "indipendente di destra" (con l'astensione di due colleghi dell'allora PdL in verità) a votare contro l'affidamento “in house” all'Atac di tutto il trasporto comunale, su gomma e su ferro, la gestione dei parcheggi e delle soste e il controllo dei titoli di viaggio fino al 2019. Una scellerata forzatura decisa dall'allora sindaco Alemanno. Mi scagliai contro i 90 super manager Atac che intascavano dai 150.000 ai 550.000 euro annui di stipendio, contro questo “pozzo di San Patrizio” ove i partiti avevano attinto per anni a piene mani, con consulenze e assunzioni, mentre gli autisti venivano spremuti, i precari mandati via e i fornitori non pagati.
Nel contempo sollecitai il parere dell'Antitrust che, nel febbraio del 2013, invio' al Campidoglio una segnalazione su questa delibera. L'Antitrust mi diede cosi' ragione contestando alla stessa di avere violato i principi a tutela della concorrenza, poiché l'affidamento era avvenuto senza gara, e concesse all'amministrazione 60 giorni di tempo per rimuovere le violazioni senza “aiuti di stato”, che sempre soldi pubblici sono. Ovviamente nessuno pose rimedio, tantomeno il successivo sindaco Ignazio Marino che perpetuo' questa scellerata decisione. E ora l'ennesimo capitolo vergognoso, con l'approvazione della proroga fino al 2021, con i soli radicali a protestare e a chiedere l'indizione del referendum, che il sindaco di Roma è tenuto a presentare entro il 31 gennaio.
Ora, basta leggere le continue dimissioni e i cambi dei vertici aziendali in questa consiliatura targata Raggi, per capire che non si e' all'altezza per porre fine a questi sperperi di soldi pubblici e rendere l'azienda competitiva sul mercato. La nostra città pero' da una vita rivendica un trasporto pubblico all'altezza delle altre capitali europee, ma l'Atac non e' in grado di garantirlo, ne' di migliorare la qualità del servizio offerto agli utenti. E non di certo per colpa dei suoi lavoratori, uniche vittime della politica arruffona. Insieme ai romani, ovviamente.
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martedì 9 gennaio 2018
Riva Destra alla coalizione: «Noi ci siamo. Per tornare a vincere insieme». Questa la posizione scaturita dall'ultima Assemblea.
Sono per «l’unità del centrodestra» e indicano nelle primarie «la strada migliore» per la scelta del leader e dei candidati, con un obiettivo dichiarato: «Vedere sopravvivere i valori della destra sociale, dopo la deflagrazione di quella politica». Gli esponenti di Riva Destra, il movimento che porta avanti le istanze dello «storico primo circolo di Alleanza nazionale», come spiegano loro stessi, intervengono nel dibattito sul futuro del centrodestra, con una mozione votata all’unanimità da delegazioni giunte a Roma da diverse parti d’Italia.
Un movimento, non un partito.
«Alle prossime elezioni sosterremo chi rispetterà il nostro ius sanguinis di destra e chi ci porterà così a sognare una grande vittoria, capace di portare le nostre istanze al governo dell’Italia per cambiarla e innovarla finalmente nel profondo», si legge nel testo uscito dalla riunione che si è tenuta il primo luglio e alla quale hanno partecipato «delegazioni dalla Sicilia, dalla Puglia, dall’Emilia Romagna, dalla Sardegna, dalla Calabria, dalla Campania, oltre che da Roma». «Non siamo mai stati e fino ad oggi abbiamo scelto di non essere un partito politico, rinunciando a burocrazie interne e tesseramenti», si legge ancora nel testo, con l’intenzione di fugare il dubbio che il movimento possa rappresentare «un partito nel partito».
Riva Destra per l’unità della coalizione.
Il movimento, che si definisce «una comunità politica», rivendica numeri importanti nella capacità di mobilitazione e sul web, parlando di una pagina Facebook con «oltre centomila persone che ci seguono e che viene letta mediamente da due ai tre milioni di profili a settimana». «Donne e uomini di destra, che si sono stretti l’uno con l’altro, in attesa di individuare una nuova casa comune, dove sia possibile affermare appunto il nostro “ius sanguinis” di destra, e poter continuare le nostre battaglie a difesa dell’identità, della meritocrazia e della giustizia sociale», spiega Riva Destra, chiarendo di essere per l’unità del centrodestra, anche se «preferiremmo parlare di un grande blocco sociale e nazionale contrapposto alle sinistre, una santa alleanza tra patrioti e identitari contro mondialisti e marionette».
Le primarie e le priorità programmatiche.
«Bisogna capire che il centrodestra così come lo abbiamo inteso per 20 anni – si legge ancora nel documento – non esiste più. Vanno registrati i nuovi equilibri tra Forza Italia e la Lega di Salvini, il ruolo di FdI, del Movimento nazionale per la sovranità e di altri schieramenti affini». Dunque, «occorre concordare un programma e le alleanze. E soprattutto va individuato il metodo di scelta del leader e dei candidati: a tal fine le primarie, per noi, costituiscono la strada migliore». Infine un passaggio sui programmi: «Gli italiani chiedono di essere tutelati dalle politiche discriminatorie, di cui stanno diventando vittime, a vantaggio degli stranieri e hanno bisogno soprattutto di lavoro, di un fisco equo, di un rapporto che non sia di strozzinaggio con le banche; insomma di quella crescita economica che le élite della sinistra di governo hanno finora riservato a pochi». «Il problema – conclude la mozione di Riva Destra – non è solo l’immigrazione, anzi, rischiamo di relegare il dibattito solo a questa o alla legge elettorale, mentre i nostri figli sono senza casa e lavoro e non avranno mai una pensione».
Fonte: IL SECOLO D'ITALIAwww.studiostampa.com
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venerdì 5 gennaio 2018
Memo per i nuovi simpatizzanti !
Riva Destra lascia “Noi con Salvini”: troppe meschinità e troppi ...
Il Secolo d'Italia-23 set 2017
“Riva Destra, movimento nato nel 1993 come storico primo circolo di Alleanza Nazionale, riprende la propria strada in piena autonomia. Siamo stufi di ... Dispiace che ciò abbia impedito a persone per bene e politicamente avvedute di lavorare e di accrescerne il fatturato politico”. “Per questi motivi ...
Nasce un nuovo movimento politico a Ravenna: si tratta di Riva Destra
RavennaToday-25 giu 2016
Il Movimento Riva Destra ufficializza il nuovo Coordinamento Comunale a Ravenna: Franco Battafarano, 41 anni, operante nel settore automobilistico, sposato con un figlio, è stato eletto on-line, all'unanimità, dal Direttivo Nazionale del Movimento, nato dallo storico primo circolo di Alleanza Nazionale.
Sbarca a Foggia il movimento politico 'Riva Destra': la coordinatrice ...
FoggiaToday-7 ott 2015
Riva Destra è ufficialmente attivo anche in provincia di Foggia. Il direttivo nazionale ha eletto in rete il coordinatore provinciale per la Capitanata. Sarà Lucia Di Paola a guidare sul territorio della Daunia le azioni di un movimento politico che, negli ultimi mesi, sta radicando la sua presenza in tutta Italia.
Giardini Naxos: Adonia sulla “Riva Destra”
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Di Destra lo è sempre stato, ma solo adesso è approdato alla… Riva Destra. Come aveva recentemente preannunciato, infatti, il giardinese Massimo Adonia, dopo una lunga militanza tra Forza Nuova ed il movimento “Noi con Salvini”, ha ufficialmente aderito al soggetto politico nazionale fondato e ...
Ostia, la soddisfazione di Riva Destra: “Determinante il nostro ...
Il Secolo d'Italia-6 nov 2017
I 5 Stelle perdono 23mila voti rispetto alle comunali, un vero terremoto politico per la giunta Raggi“. Nel suo comunicato Riva Destra, movimento e non partito, nato nel 1993 dal primo circolo di Alleanza Nazionale, chiama gli elettori e i militanti di destra del litorale romano alla massima mobilitazione in ...
Giornale di latina
Il 90% non sa cos'è il sovranismo
Italia Oggi-13 gen 2017
Si può citare, poi, la nascita di un movimento o soggetto politico o «base della destra», come gli stessi promotori asseriscono, negando trattarsi di un partito. Si chiamerà Fronte identitario e sorgerà domenica 22, dalla confluenza di Riva destra, Patria e Mille patrie, tre raggruppamenti che non risulta ...
Il polo “sovranista” e il ritorno di Scopelliti: “Ricostruiremo una ...
Zoom24.it-11 feb 2017
Adesso stiamo rifacendo questo tentativo con l'obiettivo di fondare questo movimento politico che è la sintesi di Azione nazionale e de La Destra”. ... intervenuti una serie di ospiti e, tra questi, Iole Santelli e Sergio Abramo di Forza Italia, Domenico Furgiuele di Noi con Salvini, Franco Stinà di Riva Destra.
Sabato a Piedicastello Marcello Foa presenta «Altre voci dalla Siria»
la VOCE del TRENTINO-9 ott 2017
Riva Destra Trento in collaborazione con l'associazione Gardaspa organizza la conferenza «Altre voci dalla Siria». ... Riva Destra è un movimento politicoNazionale, non un partito, il cui scopo è quello di sostenere valori e principi della nostra cultura che stanno andando affievolendosi, cercando al ...
Noi con Salvini perde pezzi: lasciano i coordinatori di 8 municipi ...
Affaritaliani.it-25 set 2017
... più nel progetto politico di Noi con Salvini a Roma, aggiungiamo le nostre dimissioni a quelle già date sabato scorso dal capogruppo nel Municipio V di Roma, Fabio Sabbatani Schiuma, condividiamo le motivazioni della presa di distanza a livello nazionale da NcS da parte del movimento Riva Destra e ...
Fascisti in marcia su Milano, una galassia “militarizzata” che vale il 4%
Linkiesta.it-3 set 2015
I gruppi politici di ispirazione nazista e fascista spuntano un po' dappertutto. A Varese possono contare su un bacino elettorale di almeno il 10%, sostengono gli addetti ai lavori. E inffatti nel capoluogo varesino ci si sta già organizzando in vista delle elezioni comunali, con un'alleanza tra Riva Destra e ...
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