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lunedì 16 agosto 2021
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martedì 13 ottobre 2020
6 DOMANDE SUL NUOVO DECRETO !
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sabato 28 marzo 2020
Da una riflessione del nostro Christian Azzolin in Veneto che integriamo con un ricordo di Giordano Bruno e pubblichiamo.
La comunità scientifica brancola nel buio, va a tentoni, questo governo pure, anzi peggio. Non sappiamo nulla con certezza di questa peste: da dove arriva, come si diffonde, quali sono le cure ... e la libertà di pensiero e di parola dovrebbe essere limitata in nome di una informazione istituzionale deficitaria? Non è ammesso alcun pensiero non conforme al nulla? La morte di Giordano Bruno nel 1600 non ci ha insegnato nulla? Lui visse e pensò come un uomo libero, perché ciò che denota l’uomo nella realtà è essenzialmente la libertà della ricerca, dell’indagine, la libertà di filosofare, non si piegò neanche dinanzi a un potere che giunse ad annientarlo fisicamente. Non abiurò, non cancellò la sua filosofia in cambio della vita. Bruno resta un’icona del pensiero libero, un martire il cui insegnamento di libertà fende i cieli e si riverbera nei secoli con forza, senza perdere efficacia e lucentezza.
Ora invece siamo all'imposizione del pensiero unico del mainstream; obiettivo, da sempre perseguito dal potentato economico finanziario, che si sta erigendo a sovrano assoluto, approfittando di questa ecatombe di dimensioni mondiali, sputando sui vivi facendosi scudo dei morti. Un atto ignobile che va contrastato con ogni mezzo. Stiamo dando tutti il nostro contributo per non diffondere il contagio, accettando la compressione della nostra libertà di circolazione. Ma la circolazione del libero pensiero non è fonte di contagio, anzi.
Dobbiamo tenere le menti sveglie e libere, perché quando sarà passata l’emergenza sanitaria, qualcuno dovrà rendere conto di questo olocausto.
www.studiostampa.com

Dobbiamo tenere le menti sveglie e libere, perché quando sarà passata l’emergenza sanitaria, qualcuno dovrà rendere conto di questo olocausto.
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giovedì 27 giugno 2019
Abbiamo Politicanti che vanno a salutare i Pirati !
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giovedì 19 luglio 2018
19 luglio - ANNIVERSARIO DI UN EROE NAZIONALE, DI UN GIUDICE VERO, DI UN UOMO DI DESTRA.
Il 19 luglio del 1992 fu ucciso a Palermo il presidente ideale della seconda repubblica italiana. Era un magistrato, come colui che fu poi eletto presidente della repubblica (Scalfaro), ma lui all'Italia dette la vita e non la retorica.
Era un magistrato ma non era malato di protagonismo e di livore ideologico. Quarantasette parlamentari del MSI lo votarono Presidente di una Repubblica ideale. Quarantasette, morto che parla e dopo che avevano ucciso Falcone,
Paolo Borsellino era un morto che parlava. Sapeva ormai da due mesi che il prossimo sarebbe stato lui ma rimase al posto suo, a testa alta. Perché lui era davvero un uomo d'onore, nel senso che alla mafia di una volta incuteva timore e rispetto; meno alla nuova, più spregiudicata e cinica. Lui era un servitore dello Stato, credeva nell'autorità dello Stato e nella missione del magistrato. Non serviva solo la Repubblica e la Costituzione ma amava la sua patria, l'Italia, a partire dalla sua Sicilia.
Non a caso, da giovane aveva militato nelle organizzazioni del Msi. Pochi ricordano che fu tre giorni prima della strage di Capaci, avvenuta durante le votazioni per l'elezione del presidente della repubblica, che i 47 missini votarono Borsellino presidente. Peccato che furono così pochi, e altri non si accodarono: forse quel voto avrebbe salvato la vita a lui e la dignità alla repubblica. Lo diciamo col senno di poi, forse avremmo salvato un grande uomo.
Quanta gente campa ancora sulla morte di Paolo Borsellino. Quanti magistrati devono a eroi come lui se hanno avuto largo credito e pubblica fiducia. La magistratura italiana per anni ha vissuto sull'eredità di toghe insanguinate come la sua, godendo di un'autorevolezza assoluta. Nessuno poteva toccare il ruolo e il prestigio delle toghe dopo il sacrificio di Falcone e Borsellino. Quante anime belle hanno inzuppato la loro retorica nel sangue di quel magistrato.
C'è una vena di sciacalleria in tutto questo e di appropriazione indebita della memoria di un eroe, un martire e un galantuomo. Perché Borsellino non era un giudice d'assalto malato di protagonismo e di furore ideologico, come molti magistrati che abbiamo tristemente conosciuto negli ultimi anni.
Borsellino non era un giudice giacobino, non cercava popolarità attraverso clamorosi atti giudiziari, e tantomeno pensava di darsi alla politica, di portare all'incasso la sua fama di giudice antimafia. Borsellino era davvero un uomo d'onore, nel senso che alla mafia di una volta incuteva timore e rispetto; meno alla nuova, più spregiudicata e cinica della precedente. Borsellino era un servitore dello Stato, uno che credeva nell'autorità dello Stato e nella missione del magistrato. Non serviva solo la Repubblica e la Costituzione ma amava la sua patria, l'Italia, a partire dalla sua Sicilia.
Perché Borsellino era un uomo di destra, fin da ragazzo aveva militato nelle organizzazioni studentesche missine. Borsellino aveva diretto un giornale destrorso al liceo, Agorà, poi si era iscritto al Fuan nel 1959, entrò nell'esecutivo provinciale tre anni dopo e diventò vice. Borsellino rischiava per le proprie convinzioni perché come scriveva Pound se non rischi per le tue idee o non valgono niente le tue idee o non vali niente tu.
Sono stati tanti gli eroi e martiri di questa pur ingloriosa repubblica; e nella lotta alla criminalità siciliana o campana molti caduti furono siciliani, campani e di destra, anzi missini. Borsellino andò incontro alla morte con eroico fatalismo, sapendo che ormai una sentenza di morte era stata scritta contro di lui. Conosceva troppo bene la mafia e i mafiosi per non averlo capito. L'agonia di Paolo Borsellino non fu breve, come scrissero le cronache di quel venti luglio, ma durò ben cinquantotto giorni. Perché quando fu ucciso Falcone con la sua scorta, il 22 maggio a Capaci, Borsellino capì che il prossimo della lista era lui.
Lo sentiva, glielo facevano sentire e lo avvertivano anche coloro che gli stavano intorno e gli osservatori più attenti. Andò incontro all'ultimo appuntamento senza inscenare piazzate, conferenze stampa, movimenti di popolo e sceneggiate. Aveva la sua scorta ma sapeva, dopo il caso Falcone, che gli uomini della scorta più che scudi, rischiavano di diventare suoi consorti, legati al suo tragico destino, come poi accadde. Così trascorse quella mezza estate del '92 guardando in faccia il suo destino e i suoi carnefici, senza defilarsi o cambiar mestiere. Un'estate decisiva, che segnò poi la fine della prima repubblica, l'elezione di Scalfaro, lo sviluppo di Tangentopoli.
Beato un popolo che onora i suoi eroi di cui abbiamo bisogno più del pane. Eroi come Borsellino.
(liberamente tratto da Marcello Veneziani, Il Tempo 8 dicembre 2016)
Fabio Sabbatani Schiuma
www.studiostampa.com
Era un magistrato ma non era malato di protagonismo e di livore ideologico. Quarantasette parlamentari del MSI lo votarono Presidente di una Repubblica ideale. Quarantasette, morto che parla e dopo che avevano ucciso Falcone,
Paolo Borsellino era un morto che parlava. Sapeva ormai da due mesi che il prossimo sarebbe stato lui ma rimase al posto suo, a testa alta. Perché lui era davvero un uomo d'onore, nel senso che alla mafia di una volta incuteva timore e rispetto; meno alla nuova, più spregiudicata e cinica. Lui era un servitore dello Stato, credeva nell'autorità dello Stato e nella missione del magistrato. Non serviva solo la Repubblica e la Costituzione ma amava la sua patria, l'Italia, a partire dalla sua Sicilia.
Non a caso, da giovane aveva militato nelle organizzazioni del Msi. Pochi ricordano che fu tre giorni prima della strage di Capaci, avvenuta durante le votazioni per l'elezione del presidente della repubblica, che i 47 missini votarono Borsellino presidente. Peccato che furono così pochi, e altri non si accodarono: forse quel voto avrebbe salvato la vita a lui e la dignità alla repubblica. Lo diciamo col senno di poi, forse avremmo salvato un grande uomo.
Quanta gente campa ancora sulla morte di Paolo Borsellino. Quanti magistrati devono a eroi come lui se hanno avuto largo credito e pubblica fiducia. La magistratura italiana per anni ha vissuto sull'eredità di toghe insanguinate come la sua, godendo di un'autorevolezza assoluta. Nessuno poteva toccare il ruolo e il prestigio delle toghe dopo il sacrificio di Falcone e Borsellino. Quante anime belle hanno inzuppato la loro retorica nel sangue di quel magistrato.
C'è una vena di sciacalleria in tutto questo e di appropriazione indebita della memoria di un eroe, un martire e un galantuomo. Perché Borsellino non era un giudice d'assalto malato di protagonismo e di furore ideologico, come molti magistrati che abbiamo tristemente conosciuto negli ultimi anni.
Borsellino non era un giudice giacobino, non cercava popolarità attraverso clamorosi atti giudiziari, e tantomeno pensava di darsi alla politica, di portare all'incasso la sua fama di giudice antimafia. Borsellino era davvero un uomo d'onore, nel senso che alla mafia di una volta incuteva timore e rispetto; meno alla nuova, più spregiudicata e cinica della precedente. Borsellino era un servitore dello Stato, uno che credeva nell'autorità dello Stato e nella missione del magistrato. Non serviva solo la Repubblica e la Costituzione ma amava la sua patria, l'Italia, a partire dalla sua Sicilia.
Perché Borsellino era un uomo di destra, fin da ragazzo aveva militato nelle organizzazioni studentesche missine. Borsellino aveva diretto un giornale destrorso al liceo, Agorà, poi si era iscritto al Fuan nel 1959, entrò nell'esecutivo provinciale tre anni dopo e diventò vice. Borsellino rischiava per le proprie convinzioni perché come scriveva Pound se non rischi per le tue idee o non valgono niente le tue idee o non vali niente tu.
Sono stati tanti gli eroi e martiri di questa pur ingloriosa repubblica; e nella lotta alla criminalità siciliana o campana molti caduti furono siciliani, campani e di destra, anzi missini. Borsellino andò incontro alla morte con eroico fatalismo, sapendo che ormai una sentenza di morte era stata scritta contro di lui. Conosceva troppo bene la mafia e i mafiosi per non averlo capito. L'agonia di Paolo Borsellino non fu breve, come scrissero le cronache di quel venti luglio, ma durò ben cinquantotto giorni. Perché quando fu ucciso Falcone con la sua scorta, il 22 maggio a Capaci, Borsellino capì che il prossimo della lista era lui.
Lo sentiva, glielo facevano sentire e lo avvertivano anche coloro che gli stavano intorno e gli osservatori più attenti. Andò incontro all'ultimo appuntamento senza inscenare piazzate, conferenze stampa, movimenti di popolo e sceneggiate. Aveva la sua scorta ma sapeva, dopo il caso Falcone, che gli uomini della scorta più che scudi, rischiavano di diventare suoi consorti, legati al suo tragico destino, come poi accadde. Così trascorse quella mezza estate del '92 guardando in faccia il suo destino e i suoi carnefici, senza defilarsi o cambiar mestiere. Un'estate decisiva, che segnò poi la fine della prima repubblica, l'elezione di Scalfaro, lo sviluppo di Tangentopoli.
Beato un popolo che onora i suoi eroi di cui abbiamo bisogno più del pane. Eroi come Borsellino.
(liberamente tratto da Marcello Veneziani, Il Tempo 8 dicembre 2016)
Fabio Sabbatani Schiuma
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venerdì 6 luglio 2018
GIUSTIZIA:CIRCOLARE del 14 GIUGNO 1926.
In una circolare fascista la tutela dei lavoratori somali che i sindacati di oggi dovrebbero leggere.
... Non mi fermo sulla questione del trattamento limitandomi a ricordare che in Somalia vige per legge il Codice penale italiano per bianchi e neri; che il Giudice della Colonia conosce molto bene il suo dovere e che io sono fermamente deciso a non ammettere da chicchessia la benché minima violazione della legge. Ma la precisa informazione che qui intendo dare perché tutti la conoscano, si è che non tarderanno molto tempo ad essere emanate altre chiare disposizioni di legge protettive del lavoro e quindi della mano d’opera anche agricola nella intera Colonia, e che la organizzazione e l’impiego dell’ascendente enorme del Governo e del Governatore sugli indigeni hanno lo scopo umanitario, disciplinare e fascista di un graduale avviamento al lavoro di queste popolazioni, e non mai di qualsiasi coazione che crei larvate schiavitù o servitù della gleba, e meno che mai a semplice uso od abuso e servizio di privati.”
Singolare come nessun libro di storia coloniale abbia mai ripreso questa circolare fascista, fascistissima, del 1926 del Governatore de Vecchi a tutela dei lavoratori somali, affinché non venissero sfruttati e maltrattati, che non si creasse una qualsivoglia forma di sfruttamento o di caporalato e che sottolineava come in Colonia vigesse il Codice Penale italiano e che era valido per bianchi e neri.
Fonte: Italia Coloniale
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... Non mi fermo sulla questione del trattamento limitandomi a ricordare che in Somalia vige per legge il Codice penale italiano per bianchi e neri; che il Giudice della Colonia conosce molto bene il suo dovere e che io sono fermamente deciso a non ammettere da chicchessia la benché minima violazione della legge. Ma la precisa informazione che qui intendo dare perché tutti la conoscano, si è che non tarderanno molto tempo ad essere emanate altre chiare disposizioni di legge protettive del lavoro e quindi della mano d’opera anche agricola nella intera Colonia, e che la organizzazione e l’impiego dell’ascendente enorme del Governo e del Governatore sugli indigeni hanno lo scopo umanitario, disciplinare e fascista di un graduale avviamento al lavoro di queste popolazioni, e non mai di qualsiasi coazione che crei larvate schiavitù o servitù della gleba, e meno che mai a semplice uso od abuso e servizio di privati.”
Singolare come nessun libro di storia coloniale abbia mai ripreso questa circolare fascista, fascistissima, del 1926 del Governatore de Vecchi a tutela dei lavoratori somali, affinché non venissero sfruttati e maltrattati, che non si creasse una qualsivoglia forma di sfruttamento o di caporalato e che sottolineava come in Colonia vigesse il Codice Penale italiano e che era valido per bianchi e neri.
Fonte: Italia Coloniale
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lunedì 30 aprile 2018
Operazione antimafia ANNO ZERO, intercettazioni per progettare altri atti intimidatori a danno dell’ex consigliere comunale Pasquale Calamia.
Castelvetrano, aprile 2018
“Il movimento politico RIVA DESTRA, alla luce delle intercettazioni ambientali emerse dall'ultima operazione antimafia “ANNO ZERO” che confermano che la mafia castelvetranese ha avuto nel mirino e continuava a progettare altri atti intimidatori nei confronti dell’ex consigliere comunale del PD Pasquale Calamia, vuole esprimere tutta la propria solidarietà e si schiera al suo fianco affinché la battaglia per liberare il territorio dal giogo della criminalità mafiosa continui e sia sempre combattuta insieme da tutti per il riscatto e lo sviluppo legale della nostra comunità.
All’ex consigliere Pasquale Calamia il sostegno e la solidarietà da parte del Segretario nazionale di RIVA DESTRA Fabio Sabbatani Schiuma, del Coordinatore per la provincia di Trapani, Nicola D’Aguanno e del Coordinatore per il comune di Castelvetrano, Angelo Tigri. ”
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“Il movimento politico RIVA DESTRA, alla luce delle intercettazioni ambientali emerse dall'ultima operazione antimafia “ANNO ZERO” che confermano che la mafia castelvetranese ha avuto nel mirino e continuava a progettare altri atti intimidatori nei confronti dell’ex consigliere comunale del PD Pasquale Calamia, vuole esprimere tutta la propria solidarietà e si schiera al suo fianco affinché la battaglia per liberare il territorio dal giogo della criminalità mafiosa continui e sia sempre combattuta insieme da tutti per il riscatto e lo sviluppo legale della nostra comunità.
All’ex consigliere Pasquale Calamia il sostegno e la solidarietà da parte del Segretario nazionale di RIVA DESTRA Fabio Sabbatani Schiuma, del Coordinatore per la provincia di Trapani, Nicola D’Aguanno e del Coordinatore per il comune di Castelvetrano, Angelo Tigri. ”
martedì 24 aprile 2018
Salviamo Alfie !
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martedì 17 aprile 2018
giovedì 22 marzo 2018
FACEBOOK:SCHIUMA-RIVA DESTRA, TRA GLI SPIONI ANCHE CHI HA CANCELLATO NOSTRA PAGINA CON 6 MILIONI DI PERSONE RAGGIUNTE?
"Ultimo nostro post per la castrazione chimica a pedofili e stupratori era stato condiviso da 55mila persone e letto da 3 milioni e mezzo di profili".
ROMA, 22 mar - "Ora che certe verità vengono a galla, ci domandiamo se tra gli spioni che girano intorno a questo colosso dei social, ci sia anche colui che a luglio scorso ha fatto scomparire senza dare spiegazioni la pagina ufficiale di Riva Destra su facebook? E con essa i profili personali dei suoi amministratori, disabilitati tutti insieme in una notte".
Lo dichiara in una nota il Consigliere Municipale di Roma Fabio Sabbatani Schiuma, fondatore del movimento Riva Destra, "nato nel 1994 dal primo circolo di Alleanza Nazionale".
"Ci hanno demolito -continua la nota- 7 anni di lavoro e di soldi investiti nella promozione di una Pagina di Destra, ma libera, che aveva 75mila simpatizzanti, raggiungeva oramai 6 milioni di profili a settimana e che ha avuto il suo ultimo post a favore della castrazione chimica per pedofili e strupratori visualizzato da 3 milioni e mezzo di profili e condiviso per 55mila volte, come hanno riportato anche alcuni noti organi di stampa.
Abbiamo chiesto spiegazioni -conclude la nota- ma nessuno ce l'ha mai date. Ora in tanti iniziano forse a capire che qualcosa non quadra in termini di trasparenza e di collusione con la politica".
Fonti :
Articolo su Affari Italiani !
Articolo su PPN Prima Pagina News !
Articolo/Comunicato sul Sito Riva Destra !
www.studiostampa.com
ROMA, 22 mar - "Ora che certe verità vengono a galla, ci domandiamo se tra gli spioni che girano intorno a questo colosso dei social, ci sia anche colui che a luglio scorso ha fatto scomparire senza dare spiegazioni la pagina ufficiale di Riva Destra su facebook? E con essa i profili personali dei suoi amministratori, disabilitati tutti insieme in una notte".
Lo dichiara in una nota il Consigliere Municipale di Roma Fabio Sabbatani Schiuma, fondatore del movimento Riva Destra, "nato nel 1994 dal primo circolo di Alleanza Nazionale".
"Ci hanno demolito -continua la nota- 7 anni di lavoro e di soldi investiti nella promozione di una Pagina di Destra, ma libera, che aveva 75mila simpatizzanti, raggiungeva oramai 6 milioni di profili a settimana e che ha avuto il suo ultimo post a favore della castrazione chimica per pedofili e strupratori visualizzato da 3 milioni e mezzo di profili e condiviso per 55mila volte, come hanno riportato anche alcuni noti organi di stampa.
Abbiamo chiesto spiegazioni -conclude la nota- ma nessuno ce l'ha mai date. Ora in tanti iniziano forse a capire che qualcosa non quadra in termini di trasparenza e di collusione con la politica".
Fonti :
Articolo su Affari Italiani !
Articolo su PPN Prima Pagina News !
Articolo/Comunicato sul Sito Riva Destra !
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domenica 18 marzo 2018
Concetto basilare ma molto poco applicato! Molti politici ed ideologie chiedono l'Uguaglianza, a partire dalla rivoluzione francese... Purtroppo sono in pochi a chiedere l'Equità !
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lunedì 2 ottobre 2017
IL SUPPORTO NAZIONALE DI RIVA DESTRA NON SI COMPRA, SI GUADAGNA COL RISPETTO E LA CORRETTEZZA !
Attenzione !
Come sapete, da Facebook, è improvvisamente è scomparsa la Pagina Ufficiale di Riva Destra:
https://www.facebook.com/RivaDestraPaginaUfficiale
- data l'importanza Politica della stessa abbiamo invitato Facebook a darci riscontro con estrema urgenza.
Visto il perdurare del silenzio, si stanno attivando tutte le possibili procedure !
Grazie per l'attenzione !
Con la chiusura della Pagina Ufficiale di Riva Destra hanno infranto la Costituzione nei Principi Fondamentali. Articolo 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Oltre ovviamente all'Articolo 21.
www.studiostampa.com
Come sapete, da Facebook, è improvvisamente è scomparsa la Pagina Ufficiale di Riva Destra:
https://www.facebook.com/RivaDestraPaginaUfficiale
- data l'importanza Politica della stessa abbiamo invitato Facebook a darci riscontro con estrema urgenza.
Visto il perdurare del silenzio, si stanno attivando tutte le possibili procedure !
Grazie per l'attenzione !
Con la chiusura della Pagina Ufficiale di Riva Destra hanno infranto la Costituzione nei Principi Fondamentali. Articolo 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Oltre ovviamente all'Articolo 21.
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mercoledì 19 luglio 2017
La Nuova Pagina di Fabio Sabbatani Schiuma.
Attenzione !!!
Promuoviamo la Nuova Pagina di Fabio Sabbatani Schiuma !
https://www.facebook.com/FabioSabbataniSchiuma/
fai girare in rete.
Dopo 7 anni Facebook ha disabilitato tutti i miei profili, quello personale
(Fabio Sabbatani Schiuma) e l'altro con cui ero anche amministratore di questa pagina (Fabio Schiuma Sabbatani).
Con me sono stati disabilitati anche quasi tutti gli altri admin di Riva Destra e/o i loro profili personali. Tutti insieme e tutti per aver violato gli standard della comunità di Facebook. Senza indicarci cosa avremmo pubblicato di sbagliato e senza uno straccio di prova. Vittime di hacker? Qualcuno ha pubblicato a nostra insaputa contenuti osceni o comunque contrari agli standard? Giudicate voi.
A nulla sono valse le prime proteste inoltrate e questa è l'ultima mail ricevuta:
"Il tuo account è stato disattivato in modo permanente a causa della violazione degli Standard della comunità di Facebook. Non lo riattiveremo per nessun motivo.
Questa è l'ultima e-mail che riceverai da noi relativamente al tuo account".
Insomma 7 anni buttati al vento. 7 anni di contatti, di rapporti, di ricordi, tutti tagliati senza neanche sapere il perché.
Ovviamente anche un danno per chi fa politica, pubblicizza la propria azione, partecipa nei gruppi, interagisce.
Tanta rabbia, credetemi.
E questa rabbia aumenta vedendo che siamo stati colpiti tutti insieme, con la stessa modalità, con le stesse risposte.
"Fatti un profilo nuovo no?", direbbero in molti. No, non prima di averle provate tutte per ottenere giustizia.
E poi per cosa? Per ritrovarmi il rischio che accada ancora?
Non lascerò nulla di intentato e se avete consigli sono graditissimi.
Non posso accettare questo sopruso contro una pagina che conta oltre centomila persone che la seguono e che viene letta mediamente da due ai tre milioni di profili a settimana.
I nostri post raggiungono e vengono condivisi da decine di migliaia di persone (una media di 400.000 a settimana). Siamo scomodi.
E poi anche la questione personale per la quale non mi arrendero'.
Sono in gioco la mia dignità e il mio onore e non permetto a Facebook di calpestarli.
Fabio Sabbatani Schiuma, consigliere di Noi con Salvini.
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mercoledì 31 maggio 2017
ITALIA: Situazione Debito Commentata !
Situazione Debito - Italia-Europa !
ITALIA: Situazione Debito Commentata !
Governo, sempre Forte con i Deboli e sempre Debole con i Forti !
I conti sono destinati a peggiorare sempre fino al nostro fallimento, anche dissanguando completamente il popolo (e lo stanno facendo). Se non siamo TITOLARI della Moneta non possiamo guidare ne inflazione, ne svalutazione. I SOLDI LI STIAMO COMPRANDO DA UN PRIVATO E NON POTREMO MAI PAGARLI PERCHÉ IL FORNITORE APPLICA UN TASSO CHE DOVREMMO PAGARE CON ALTRI SOLDI STAMPATI CON ALTRO TASSO ! Se poi si preferisce far finta di non capire, tentando di dare la colpa sempre all'avversario politico e mai al meccanismo perverso che ha una precisa DATA di inizio e delle chiare FIRME sugli accordi, possiamo solo augurarci di morire presto per abbreviare l'agonia !
Euro, Europa, Unione Europea e Stati Uniti d'Europa !
I conti sono destinati a peggiorare sempre fino al nostro fallimento, anche dissanguando completamente il popolo (e lo stanno facendo). Se non siamo TITOLARI della Moneta non possiamo guidare ne inflazione, ne svalutazione. I SOLDI LI STIAMO COMPRANDO DA UN PRIVATO E NON POTREMO MAI PAGARLI PERCHÉ IL FORNITORE APPLICA UN TASSO CHE DOVREMMO PAGARE CON ALTRI SOLDI STAMPATI CON ALTRO TASSO ! Se poi si preferisce far finta di non capire, tentando di dare la colpa sempre all'avversario politico e mai al meccanismo perverso che ha una precisa DATA di inizio e delle chiare FIRME sugli accordi, possiamo solo augurarci di morire presto per abbreviare l'agonia !
Euro, Europa, Unione Europea e Stati Uniti d'Europa !
Sistema Elettorale !
Attenzione !!!
Sistema Elettorale:
come diceva sempre la mia povera mamma "la medaglia con una sola faccia, ancora non l'hanno inventata". Le liste bloccate portano ad eleggere quelli scelti dal Partito ma le preferenze portano ad eleggere quelli che hanno speso di più per farsi conoscere e chi li avrà finanziati li terrà in pugno!
come diceva sempre la mia povera mamma "la medaglia con una sola faccia, ancora non l'hanno inventata". Le liste bloccate portano ad eleggere quelli scelti dal Partito ma le preferenze portano ad eleggere quelli che hanno speso di più per farsi conoscere e chi li avrà finanziati li terrà in pugno!
Prima di schierarsi con ardore, invito tutti a riflettere e coltivare il dubbio, ricordando che le persone sciocche sono piene di certezze mentre le persone intelligenti sono piene di dubbi ! GRAZIE !
Giancarlo Bertollini
Giancarlo Bertollini
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lunedì 29 maggio 2017
Prima gli Italiani !
1) maggior controllo sulla qualità dei prodotti,
2) maggior lavoro per tutti i Certificatori in Italia.
Le importazioni sarebbero meglio controllate e molti prodotti tornerebbero al mittente, risultando non sdoganabili !
Giancarlo Bertollini
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mercoledì 6 luglio 2016
Paolo Barnard a "La Gabbia OPEN":«cosa succede se torniamo alla lira?»
Come dico da ormai molti anni.
Beh...a questo punto direi di uscire dall'Euro, ristampare le nostre vecchie Lire, fissare il Cambio alla Pari con l'attuale Euro, far Coniare dalla Zecca i necessari Centesimi di Lira ed attendere gli avvenimenti. La mia previsione è che dovremmo perdere circa il 20-25% con inflazione e conseguente svalutazione (parzialmente anche del nostro debito) ma le nostre Esportazioni diverrebbero Fantasticamente Competitive ed in breve si tornerebbe a crescere.
martedì 9 febbraio 2016
TRANI: RIVA DESTRA, SOLIDARIETA' AD AGGREDITI DOPO NOSTRA DENUNCIA
"Ma il sindaco non pensa di dimettersi dopo questa figuraccia?"
ROMA, 9 feb - "Esprimo a nome di tutto il movimento la nostra piena solidarietà al nostro coordinatore cittadino Antonio Loconte e al consigliere di Fratelli d'Italia Raimondo Lima, aggredito mentre sbandierava la nostra denuncia sull'increscioso scivolone del supermercato 'imparentato' con il sindaco: andate avanti nel difendere i cittadini dalla bassa politica".
Lo dichiara in una nota Fabio Sabbatani Schiuma, segretario nazionale del movimento Riva Destra e componente del coordinamento romano di Noi con Salvini.
"Arrivano - continua Schiuma - le reazioni più sbagliate sull'accaduto: se subisci un'aggressione la colpa è dell'aggredito e si tende a giustificare un episodio invece vergognoso, per il quale l'unica reazione utile sarebbero le dimissioni del sindaco, dopo quelle di due suoi assessori caduti nel mirino delle nostre denunce".
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Lo dichiara in una nota Fabio Sabbatani Schiuma, segretario nazionale del movimento Riva Destra e componente del coordinamento romano di Noi con Salvini.
"Arrivano - continua Schiuma - le reazioni più sbagliate sull'accaduto: se subisci un'aggressione la colpa è dell'aggredito e si tende a giustificare un episodio invece vergognoso, per il quale l'unica reazione utile sarebbero le dimissioni del sindaco, dopo quelle di due suoi assessori caduti nel mirino delle nostre denunce".
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martedì 15 dicembre 2015
SULLE BANCHE LE MANETTE NON SCATTANO. PERCHÉ I PM SONO DIVENTATI COSI' BUONI?
Nella storiaccia delle banche fallite dopo aver ingoiato i risparmi di migliaia di cittadini c’è un punto che non quadra.
Qualcuno ha truffato. Qualcuno ha estorto.
Tuttavia, ed è qui l’incredibile, nessuno è in galera.
Non ancora almeno. Fatto, a pensarci, che è clamoroso in se. Proprio perché siamo in Italia.
Perché da noi l’obbligatorietà dell’azione penale è un totem. E con essa, la carcerazione preventiva, ove i reati la prevedano. Una certezza assoluta. Che ha reso celebri e celebrati tanti Pm. In un’Italia in cui non c’è null'altro di certo. Neppure il risparmio, a meno che non lo si nasconda dentro al materasso. L’azione penale sì che è certa. E scatta alla sola notizia di reato. Così come scattano le manette. Da Bressanone a Lampedusa. Non si sfugge. Se un Pm o un sostituto, un aggiunto o un Procuratore propriamente detto viene a conoscenza di un’ipotesi di reato, scatta l’indagine. L’inchiesta prende il largo. Si apre un fascicolo. Ma, soprattutto, nel men che non si dica, per qualcuno si aprono le porte del carcere. Preventivamente. Perché l’indagato non possa inquinare, reiterare, scappare. Carcerazione preventiva. Un istituto che gli anglosassoni guardano con un misto di sospetto e orrore, ma che da noi ha i suoi esegeti, le sue motivazioni e persino i suoi perché. Ed è appunto un perché quello che ci frulla in mente da qualche giorno. Perché nessun dirigente di una di quelle Banche, nessun consigliere d’amministrazione, nessun presidente, nessun amministratore delegato degli istituti di Credito che hanno messo sul lastrico migliaia di risparmiatori italiani è finito in galera? Possiamo leggere sui giornali ricostruzioni di fatti e misfatti, di attività che nulla hanno a che fare con il credito e il risparmio, di vere e proprie truffe quando non di palesi estorsioni perpetrate ai danni di cittadini magari sempliciotti, ma pur sempre cittadini. Possiamo indignarci e persino preoccuparci, ma nessun Pm pare voglia, in questo caso, far scattare le manette. Nessuna Procura che, per intanto, ordini una raffica di arresti tra i responsabili delle suddette banche: con tanto di telecamere dispiegate, telegiornali e tutto il contorno. Giusto per evitare inquinamenti delle prove o fughe. No, in questo caso pare di no. Pare che i dirigenti degli istituti che hanno prodotto tali danni e tali sofferenze possano tranquillamente attendere a casa, con i propri cari, eventuali sviluppi delle inchieste in corso. Strano, eh? In Italia si va in galera con una semplice ipotesi accusatoria, per una telefonata trascritta, per aver segnalato qualcuno, per aver conosciuto qualcun altro. Ma stavolta, no. Stavolta per l’ipotesi di truffa bancaria ai danni di migliaia di cittadini che, tra l’altro, ha già comportato il suicidio di un pensionato, il carcere preventivo non c’è. Perché?
Fabio Sabbatani Schiuma
www.studiostampa.com
Qualcuno ha truffato. Qualcuno ha estorto.
Tuttavia, ed è qui l’incredibile, nessuno è in galera.
Non ancora almeno. Fatto, a pensarci, che è clamoroso in se. Proprio perché siamo in Italia.
Perché da noi l’obbligatorietà dell’azione penale è un totem. E con essa, la carcerazione preventiva, ove i reati la prevedano. Una certezza assoluta. Che ha reso celebri e celebrati tanti Pm. In un’Italia in cui non c’è null'altro di certo. Neppure il risparmio, a meno che non lo si nasconda dentro al materasso. L’azione penale sì che è certa. E scatta alla sola notizia di reato. Così come scattano le manette. Da Bressanone a Lampedusa. Non si sfugge. Se un Pm o un sostituto, un aggiunto o un Procuratore propriamente detto viene a conoscenza di un’ipotesi di reato, scatta l’indagine. L’inchiesta prende il largo. Si apre un fascicolo. Ma, soprattutto, nel men che non si dica, per qualcuno si aprono le porte del carcere. Preventivamente. Perché l’indagato non possa inquinare, reiterare, scappare. Carcerazione preventiva. Un istituto che gli anglosassoni guardano con un misto di sospetto e orrore, ma che da noi ha i suoi esegeti, le sue motivazioni e persino i suoi perché. Ed è appunto un perché quello che ci frulla in mente da qualche giorno. Perché nessun dirigente di una di quelle Banche, nessun consigliere d’amministrazione, nessun presidente, nessun amministratore delegato degli istituti di Credito che hanno messo sul lastrico migliaia di risparmiatori italiani è finito in galera? Possiamo leggere sui giornali ricostruzioni di fatti e misfatti, di attività che nulla hanno a che fare con il credito e il risparmio, di vere e proprie truffe quando non di palesi estorsioni perpetrate ai danni di cittadini magari sempliciotti, ma pur sempre cittadini. Possiamo indignarci e persino preoccuparci, ma nessun Pm pare voglia, in questo caso, far scattare le manette. Nessuna Procura che, per intanto, ordini una raffica di arresti tra i responsabili delle suddette banche: con tanto di telecamere dispiegate, telegiornali e tutto il contorno. Giusto per evitare inquinamenti delle prove o fughe. No, in questo caso pare di no. Pare che i dirigenti degli istituti che hanno prodotto tali danni e tali sofferenze possano tranquillamente attendere a casa, con i propri cari, eventuali sviluppi delle inchieste in corso. Strano, eh? In Italia si va in galera con una semplice ipotesi accusatoria, per una telefonata trascritta, per aver segnalato qualcuno, per aver conosciuto qualcun altro. Ma stavolta, no. Stavolta per l’ipotesi di truffa bancaria ai danni di migliaia di cittadini che, tra l’altro, ha già comportato il suicidio di un pensionato, il carcere preventivo non c’è. Perché?
Fabio Sabbatani Schiuma
www.studiostampa.com
mercoledì 9 dicembre 2015
I provvedimenti di Renzi hanno aiutato i GRANDI, peccato che oltre il 90% delle imprese italiane abbia meno di 10 dipendenti e 3 milioni di autonomi lavorino da soli.
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